L’Oratorio è una casa Famiglia a cielo aperto

In queste settimane ci sono arrivate delle domande da alcune coppie sparse per l’italia su come può un oratorio divenire un’oasi di pace per delle coppie di giovani sposi in cammino, che stanno affrontando il passaggio dalla fertilità alla fecondità. Noi due non abbiamo una ricetta magica, ma l’unica cosa che possiamo raccontarvi è ciò che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. Con lo stile di San Tommaso, non a caso uno dei miei preferiti. Indubbiamente toccare con mano è tutta un ‘altra storia che racchiude in sè una verità di cui fare esperienza.

Io, Simona, sono entrata in oratorio grazie al matrimonio. Da adolescente ci andavo ogni tanto, ma perchè ero in realtà attirata dallo scout di turno che mi piaceva. Non pensavo più di tanto all’effettiva importanza di un oratorio all’interno di una comunità, cosa che invece ha vissuto appieno mio marito. Andrea passava i pomeriggi tra il servizio come aiuto catechista, animatore e niente meno anche giocatore della squadra di calcio della parrocchia. Ecco la squadra di calcio della parrocchia è stato per me il punto di accesso all’oratorio. La squadra in cui gioca Andrea è composta da tanti papà, non a caso è conosciuta con il nome di Papà Pallonari del SMDG, anche se poi nei tornei ufficiali è indicata con il solo nome de I Pallonari. Grazie alla squadra io piano piano sono rientrata nella mura di una parrocchia. Erano bei momenti perchè era bello dire al mio futuro marito tu vai poi ti raggiungo cosi torniamo a casa insieme oppure senti ma perchè non andate a cena fuori dopo gli allenamenti? Più partite e allenamenti c’erano e più si creava un’amicizia tra di loro che ha permesso ad Andrea non solo di divertirsi dopo le giornate di lavoro, ma soprattutto ha trovato delle figure di riferimento. Dovete infatti sapere che la squadra dei Pallonari aveva un assistente spirituale come Presidente che, ovviamente, oltre a controllare i giri di campo si accertava anche dell’allenamento spirituale attraverso la preghiera. Un’abbinata vincente per muovere i primi passi verso il nostro matrimonio. La cosa ancora più bella era la presenza dei ragazzi che assistevano alle partite dopo i loro incontri di catechismo. Buona parte di quei ragazzi erano i figli dei Pallonari quindi si era formata veramente una Famiglia di Famiglie.

Entrare in una comunità parrocchiale non è sempre facile, non sempre si riesce a creare legami di amicizia, ma quei pochi che siamo riusciti a creare ce li siamo tenuti stretti. All’inizio del nostro matrimonio abbiamo vissuto una realtà magnifica fatta di tombolate, di cineforum, di uscite a spasso per Roma, di vacanze comunitarie. Una Mistica e Mastica continua. C’era la Gioia. C’era il Vino. Contare su un oratorio cosi era un aiuto fondamentale per cercare di vivere seguendo il Vangelo, in fondo Gesù per primo era un grande camminatore, aveva amici e gli piaceva sostare in qualche casa per condividere quel Pane che un giorno avrebbe spezzato per noi. Per me, che sono stata sempre un pochino allergica alle catechesi, vedere nella realtà quotidiana il Vangelo farsi vita è stato quell’Essenziale per tornare alla fede.

L’oratorio dal di fuori puo sembrare simile ad un circolo sportivo e può magari anche correre il rischio di diventarlo, ma non lo è. Per me è stato quel mezzo per alleviare il dolore e la frustrazione per un figlio che non arrivava. Qualche anno fa, nel bel mezzo della depressione e di moltissime incomprensioni con mio marito, un periodo in cui mi sembrava di vivere nel Regno di Frozen per quanto ghiaccio ormai vi era dentro casa, l’oratorio ha avuto un ruolo rivitalizzante. Non il nostro sotto casa, ma bensì quello dove era stato trasferito il nostro padre spirituale. Nel bel mezzo di una domenica di novembre, piovosa e anche freddolosa, arrivò la chiamata provvidenziale: andate da Decathlon, ho bisogno dei parastinchi per i bambini fate voi con le misure. Grazie a quella telefonata, noi che neanche ci guardavamo in faccia, ci siamo dovuti guardare negli occhi, parlare e affrontare quel io non riesco ad avere bambini perchè mi fai comprare proprio a me i parastinchi? Ecco, da quel momento è partito il nostro lavoro interiore di coppia per cercare di soggiornare non si sa quanto tempo nel nostro personale Giardino degli Ulivi.

Nella vita di fede non si butta mai niente e anche il dolore diventa acqua nel deserto come nella canzone il “Canto dell’amore”: non pensare alle cose di ieri cose nuove fioriscono già aprirò nel deserto sentieri ti darò acqua nell’aridità perchè tu sei prezioso ai miei occhi vali piu del piu grande dei tesori io saro con te dovunque andrai. Proprio l’oratorio per noi due è stato la salvezza, specialmente in questi ultimi due anni. Può sembrare strano perchè in questi ultimi anni abbiamo condiviso la nostra esistenza con la Pandemia, ma è proprio grazie anche alla Pandemia che mi sono resa conto di molte cose. Abbiamo affrontato il dolore di non avere figli proprio vivendolo in oratorio attraverso dei bambini. Sono stati loro la mia cura primaria che è diventata la nostra cura.

Non vi nascondo che quando ho scoperto di essere giunta alla consapevolezza che non avrei mai potuto avere un figlio naturale io ero decisa a non mettere più piede in oratorio, non volevo sapere più nulla neanche di catechismo. Mi sentivo tradita da un Dio che mandava Arcangeli Gabriele ovunque tranne che da noi. Ero arrivata a chiedermi ma “cristo è morto in croce solo per i gruppi giovanili oppure anche per me?” Dal faermi queste domande allo scegliere di non varcare più la soglia di una chiesa il passo è stato breve.

La scorsa estate decisi di non saperne più, era come se avessi creduto a un mondo che non esisteva, un po’ come varcare la porta dell’armadio di Narnia, tanto era il mio smarrimento nella fede. La mia salvezza nella fede è stata grazie ad un bambino dellì’oratorio che ha incarnato il passo evangelico e stette in mezzo a voi. Senza di lui io credo che non avrei mai piu messo piede non solo in oratorio, ma neanche in chiesa. perchè l’uno richiama l’altra. Non si entra in oratorio a giocare se prima non si passa in chiesa a salutare il Santissimo. Il cercarmi di questo ragazzino e suo chiedermi insistentemente torna in oratorio ci sono io stiamo insieme che fai mi lasci solo?Perchè non torni a fare la catechista cosi stiamo insieme – dove è Andrea? viene a vedermi a basket? – quando arriva Andrea cosi facciamo merenda insieme – prediti un caffè ti vedo stanca cosi mi compri anche i pop corn. Ecco se non ci fosse stato il mio piccolo San Tarcisio da accompagnare nel cammino della comunione prima e ora nel cammino della cresima io mi sarei persa tanti momenti bellissimi che solo un oratorio ti sa dare.

Vivere l’oratorio è qualcosa di unico perchè ti permette di condividere la tua storia con altri compagni di viaggio. E’ importante dividere i pesi della vita insieme, possono nascere amicizie, ci si può tranquillamente confessare un sono stanca dammi un idea per qualcosa da cucinare stasera oppure si possono ricevere richieste come ho bisogno di stare da sola con mio marito uscire una sera posso affidarti i miei figli? oppure ci mangiamo una pizza insieme? o andiamo in gita in quel santuario?

Così come può rivelarsi un punto ristoro per la nostra anima incontrare lo sguardo del sacerdote che ti ricorda che è lì anche per confessarti e non solo per fare da arbitro ai ragazzi. Fondamentalmente la nostra salvezza matrimoniale è stata lo scoprire la fecondità proprio in questo, scoprire che si puo essere genitori anche prendendosi cura dei bambini dell’oratorio, accompagnarli al rosario in giardino perchè la loro mamma è al lavoro, è vivere l’emozione di vederli saltare felici perchè hanno visto le piscine montate per il Grest, perchè Dio non va in vacanza d’estate, è vivere insieme a loro le loro prime volte, il primo ghiaccio sul ginocchio dopo una caduta, il primo servizio all’altare, la prima confessione, la gioia nell’ascoltare la loro gioia: ho aspettato 9 anni da quando sono nato per fare la prima comunione non vedevo l’ora.

Spero che la nostra esperienza vi possa essere d’aiuto , noi ci siamo passati, ma credetemi a piccoli passi cercate di riavvicinarvi al mondo della parrocchia. Magari prima in oratorio e poi in chiesa perchè ne vale la pena. Ciascuno di noi ha dei talenti da mettere a disposizione per servire Dio, puo essere benissimo anche suonare la chiatarra, la tastiera, anche solo scegliere i fiori insieme al sacerdote per l’altare è un servizio gradito a Dio. Ora che è estate andate a cercare il vostro tesoro nascosto nella sabbia e andate a bussare alla porta dell’oratorio, saranno felici di accogliervi perchè siamo persone da amare e non numeri da prefettura.

Simona

2 Pensieri su &Idquo;L’Oratorio è una casa Famiglia a cielo aperto

  1. Io ho vissuto tantissimo l’oratorio prima di sposarmi, poi con l’arrivo dei bambini e dei genitori disabili da assistere non mi è più stato possibile. Ma desidero tantissimo poter rientrare in oratorio e in parrocchia appena mi sarà possibile. L’oratorio mi ha dato tantissimo e mi manca come l’aria. È una realtà che solo chi ha vissuto può capire quanto può dare 🙏❤️

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