Date loro voi stessi da mangiare

Cari sposi,

l’immagine di questo articolo è presa dal celeberrimo inno eucaristico, Adoro Te devote, composto nientemeno che da San Tommaso D’Aquino, in occasione di una delle prime grandi processioni eucaristiche della storia, avvenuta a Orvieto nel 1264.

In un passo dell’Inno si dice: “Pie pellicáne, Jesu Dómine,Me immúndum munda tuo sánguine,Cujus una stilla salvum fácere,Totum mundum quit ab ómni scélere”, cioè, “O pio pellicano Signore Gesù, purifica me, peccatore, col tuo sangue, che, con una sola goccia, può rendere salvo tutto il mondo da ogni peccato”.

In passato si credeva che il pellicano femmina, avendo ancora i pulcini nel nido e in momenti di scarsità di cibo, si ferisse il petto per nutrire la prole con il suo stesso sangue. Perciò il pellicano è diventato un simbolo eucaristico. Ho scelto questa immagine ricorrente del Corpus Domini, e per l’appunto quasi sempre presente sulla porta del Tabernacolo, volendo fissare l’attenzione sulla frase odierna di Gesù: “Date loro voi stessi da mangiare”.

Se ci fate caso, gli apostoli, dinanzi alla massa da sfamare, erano ben pronti a fare una colletta per poi andare in giro a comprare cibo. Ma Gesù li stoppa, sarebbe stato più o meno facile fare quello; invece, chiede di essere loro la fonte del cibo, che il cibo provenga da loro. Evidente, era un’avvisaglia della loro imminente “ordinazione sacerdotale” che sarebbe accaduta nell’Ultima Cena.

Tutto ciò ha comunque un fortissimo riferimento anche al matrimonio essendo esso pure in profonda relazione all’Eucarestia. Perciò, cari sposi, sentite anche per voi l’invito di Gesù che vi dice: “C’è un mondo da sfamare, un mondo affamato di amore vero, non di surrogati: date loro da mangiare il vostro amore, ripieno del Mio”.

Difatti, se il mondo vi chiedesse: “cosa avete di particolare voi sposi cristiani?”. A tale domanda, che puntualmente rivolgo ai fidanzati nei corsi, la risposta, grosso modo, spazia sempre tra: l’avere figli, amarsi, educare bene… ma non sono cose comuni a TUTTI gli sposi? Dall’uomo di Neanderthal fino alle coppie che un domani colonizzeranno i satelliti di Giove.

Ciò che realmente vi caratterizza e che sfama il mondo è il vostro amore “Eucaristizzato”. Mi spiego meglio. Nell’Eucarestia Gesù forma con noi una sola carne (cfr. Catechismo, 1329), è come se Gesù volesse “far l’amore con noi”, unirsi al tal punto che la Sua carne diventa la nostra e la nostra è presa da Lui. Ecco perché la Messa è il talamo sia del sacerdote e soprattutto diventa il talamo nuziale degli sposi!

Il Concilio Vaticano II ha proclamato l’Eucarestia “fonte e culmine di tutta la vita cristiana” (Lumen Gentium 11), ma dicendo ciò si può anche affermare che Essa è il culmine e la fonte del matrimonio, ossia non esiste matrimonio meglio riuscito e più perfetto di quello che si celebra in ogni Messa tra una coppia e Gesù.

Perciò l’unione che sperimentate lì, diventa la fonte di un amore totalmente rinnovato e ingigantito. È quello che il mondo si aspetta da voi! Non appena uscite dalla Messa, il “mondo” è lì che aspetta che il vostro rapporto splenda di luce nuova, perché portate con voi Gesù. Noi preti Gesù lo portiamo fuori dalle chiese in modo straordinario con le processioni del Corpus, le quali ahimè sono sempre meno, oppure quando visitiamo gli ammalati. Ma voi invece Gesù lo portate fuori dalla parrocchia ogni volta che Lo ricevete nella Comunione. Ed è lì allora che Gesù vi ripete: “date loro voi stessi da mangiare”. Non dovete imitare i preti che predicano, dovete vivere nel vostro corpo e nelle vostre relazioni che Gesù ce l’avete dentro.

So bene il senso di inadeguatezza che può pervadere la vostra sensibilità al sentire queste parole, ma dobbiamo sempre contare sulla potenza dello Spirito che sta agendo in noi, e spesso, malgrado noi. Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica Ecclesia de Eucharistia dice:

Attraverso la comunione al suo corpo e al suo sangue, Cristo ci comunica anche il suo Spirito. Scrive sant’Efrem: «Chiamò il pane suo corpo vivente, lo riempì di sé stesso e del suo Spirito. […] E colui che lo mangia con fede, mangia Fuoco e Spirito. […] Prendetene, mangiatene tutti, e mangiate con esso lo Spirito Santo” (n° 17).

Siamo freschi di Pentecoste, care coppie. Non cedete alla tentazione di guardare ai vostri limiti ma pensate che Gesù è nel vostro amore e lo Spirito vi guida costantemente. Siate perciò un “matrimonio eucaristico”, una relazione di amore che vive consapevolmente unita a Lui affinché il mondo sia sfamato dai vostri gesti e dalla vostra vita ordinaria.

ANTONIO E LUISA

Dopo la riflessione di padre Luca così profonda, teologica e ricca di spunti meravigliosi, non vogliamo scrivere molto di più. Semplicemente vi rammentiamo una realtà che è specifica per noi sposi. Un modo speciale di comprendere l’Eucarestia. Quando ci doniamo in una intimità casta (per dono e non per possesso) l’uno all’altra possiamo fare esperienza concreta del significato dell’Eucarestia, del dono totale di Cristo. Fare l’amore è gesto liturgico e sacro proprio per questo. Impegniamoci a fondo nel prepararci alla nostra intimità. Prepariamo il cuore purificando il nostro sguardo e corteggiando l’amata/o. Non è fatica sprecata. Il nostro impegno sarà ripagato e la nostra intimità si trasformerà in un momento di vera comunione tra noi e con Dio.

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