(Nelle formule seguenti, le parole del Signore si pronuncino con voce chiara e distinta, come è richiesto dalla loro natura). La vigilia della sua passione, (prende il pane e, tenendolo leggermente sollevato sull’altare, prosegue) : egli prese il pane nelle sue mani sante e venerabili, (alza gli occhi), e alzando gli occhi al cielo a te, Dio Padre suo onnipotente, rese grazie con la preghiera di benedizione, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse: (si inchina leggermente), Prendete, e mangiatene tutti : questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi. (Presenta al popolo l’ostia consacrata, la depone sulla patena e genuflette in adorazione. Poi prosegue ): Allo stesso modo, dopo aver cenato, (prende il calice e, tenendolo leggermente sollevato sull’altare, prosegue): prese nelle sue mani sante e venerabili questo glorioso calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli e disse: (si inchina leggermente), Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me. (Presenta al popolo il calice, lo depone sul corporale e genuflette in adorazione).
Qui siamo al nucleo di ogni S. Messa, al vertice verso cui tende tutta la vita cristiana e il punto da cui riparte, è come se fosse l’asso nella manica di Dio. Nella Sua strategia di salvezza non Gli sono mancate fantasia e originalità, tanto da stupire i Suoi più vicini e confondere i Suoi avversari. Il Signore aveva già rassicurato i Suoi con la promessa dello Spirito Santo: <<Non vi lascerò soli…>>; ma questa del Sacramento dei Sacramenti è stata un’idea talmente geniale che solo Dio avrebbe potuto concepirla.
Sono stati scritti innumerevoli testi sulla Divina Eucarestia, il patrimonio dottrinale e magisteriale della Chiesa non ha e non teme rivali, ci sono pagine di una chiarezza disarmante… se le prediche dei nostri sacerdoti avessero come tema unico la Santissima Eucarestia non basterebbe una vita per esaurirne il contenuto, ed infatti non saremo certo noi ad apportare nuovi contributi al Magistero, vogliamo solo mettere in luce qualche piccolo frammento di un enorme puzzle, come se guardando al microscopio una goccia possiamo intravedere l’immensità e la magnificenza dell’oceano.
Vorremmo in questo primo articolo far notare quelle note inserite tra le parentesi (in realtà le parentesi le abbiamo aggiunte noi per motivi grafici ma nell’originale sono scritte in rosso e a caratteri più piccoli), esse sono così esplicite e semplici da seguire che non riusciamo a capire il motivo per cui molti sacerdoti si prendano delle licenze (per usare un eufemismo): forse alcuni le ritengono troppo banali e semplici… altri forse le ritengono non così vincolanti… probabilmente ci sarà anche chi le ritiene di poco conto avanzando la scusa (alquanto bambinesca) che Dio guarda i cuori… ci sono molti che pensano di essere più moderni e snobbano la bimillenaria saggezza della Chiesa… qualcun altro forse crede che queste regole incatenino la propria fede, come una zavorra che non la fa volare verso il cielo.
Cari sposi e carissimi sacerdoti, nel nostro cammino di fede abbiamo sperimentato (e continuiamo a farlo) ciò che i grandi santi (nostri modelli, esempi e maestri) ci hanno sempre insegnato, e cioè che la fede ricevuta nel Battesimo è come un seme, ma tocca a noi alimentarla e con la Grazia crescerà giorno dopo giorno. Come ?
Esattamente come il coltivatore cresce una piantina: con la stessa cura, paziente e perseverante di tutti i giorni. Ma anche come fa una mamma (e un papà) col proprio figlio : gli stessi gesti, le stesse parole, gli stessi orari, la stessa cura tutti i santi giorni, o meglio, ogni santo giorno. Non è forse vero che siamo cresciuti grazie alla perseveranza e alla cura paziente dei nostri genitori (nonostante i loro difetti)?
Il segreto quindi è ripetere ogni santo giorno le stesse parole, gli stessi gesti, perché <<chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvo (Mt 10,22)>>.
- Se un gesto liturgico è semplice significa che dice già tutto e non ha bisogno di spiegazioni ed inoltre la sua semplicità ci aiuta a ricordarlo senza studi particolari, quindi la semplicità non è banalità nonostante la rima… soprattutto nella Liturgia. Un bacio sulle guance paffute di un bimbo non è forse un gesto semplice? Eppure lo usiamo proprio perché col gesto diciamo tutto il nostro affetto/amore a quella creatura senza bisogno di spiegazioni.
- Un gesto liturgico è vincolante perché vincola la fede personale alla fede della Chiesa Cattolica: quando si ormeggia un’imbarcazione al porto bisogna assicurarla col vincolo della cima altrimenti si disperde in mare, similmente con i gesti liturgici vincoliamo la nostra fede personale alla fede della Chiesa che ci è stata data col Battesimo così che non si disperda.
- A volte riceviamo dai nostri cari gesti di amore che ci riempiono il cuore, ma agli occhi di una persona esterna alla relazione pare che sia un gesto di poco conto, quando invece per noi è stato un gesto importante perché simbolico e carico di amore/affetto/sentimento, in quel gesto noi abbiamo guardato il cuore. Similmente, Dio guarda il cuore con cui si compie un gesto liturgico, ma ciò non significa che non lo dobbiamo fare perché a nostra discrezione sembra essere di poco conto. Quando l’artigiano crea un oggetto nella sua bottega, sa che ogni piccolo gesto ha la propria importanza perché tramandato da secoli di esperienza, anche se agli occhi degli altri molti suoi gesti sembrano di poco conto e non sono moderni, ma grazie a quei gesti antichi e sempre attuali crea un oggetto d’arte che contiene secoli di saggezza. Similmente il sacerdote deve essere come quell’artigiano… stiamo attenti perché Dio guarda anche il cuore con cui io decido di non compiere quel gesto per mancanza di umiltà e per gretto orgoglio: se Dio guarda il cuore, lo guarda sempre, non solo quando decido io !
- Quando un papà insegna al bambino ad andare in bicicletta, dà delle regole e delle indicazioni affinché il bambino impari ad andare da solo. Queste regole e gesti non sono delle catene per tenere ancora il bambino vicino a sé, ma sono ciò che lo rendono autonomo, regole e gesti necessari affinché il bambino riesca ad andare lontano da solo con la bicicletta. Se vogliamo spiccare il volo con la mongolfiera dobbiamo certamente scaricare la zavorra ma poi dobbiamo osservare le regole che ci impone la fisica per poter volare lontano, queste regole non sono per zavorrare ma per liberare. Similmente dobbiamo liberarci della zavorra dei peccati ma per volare alto nella fede serve rispettare regole e gesti di bimillenaria sapienza e saggezza.
Cari sposi, insegnate ai vostri figli la ricchezza dentro i gesti più semplici della stare a Messa, in questo momento della liturgia dobbiamo stare in ginocchio anche se non c’è l’inginocchiatoio, sta accadendo il Miracolo della consacrazione sull’altare, sono in ginocchio anche gli angeli, chi siamo noi per non fare lo stesso? Coraggio, ogni gesto di fede aiuta la fede stessa, la alimenta e la sostiene: sia chi il gesto lo compie sia chi lo guarda.
Giorgio e Valentina.
Sono in ginocchio anche gli angeli? Ma dove o chi dice queste cose? E poi queste critiche e polemiche verso alcuni preti… ma chi scrive sa veramente quello che dice? Forse il suo credo la sua fede è fondata sul messale romano? Pensavo che per noi cristiani cattolici la fede poggiava sull’incontro con Gesù e poi veniva vissuta nella religione cattolica. Ma fede è religione non sono la stessa cosa.
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Ciao Angioletto, innanzitutto preferirei parlare con un nome e cognome. Poi ne parliamo. Chi scrive sa esattamente che è in linea col Magistero Cattolico e l’insegnamento dei santi.
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