Scrivo questo articolo il Lunedì successivo ad una settimana particolarmente intensa, non solo per i 40 gradi, ma per il calore vissuto in una Roma che non vedeva così tanti fedeli per le vie della città da molto tempo. Sabato in piazza San Pietro eravamo tantissimi, da ogni parte del mondo, per dire Grazie e per condividere la gioia e le difficoltà quotidiane di essere Famiglia. Sono proprio quelle difficoltà che rendono un matrimonio un viaggio unico e inimitabile.
Noi abbiamo vissuto la preparazione al Sinodo in una maniera particolare. Dio ci ha condotto per mano. Abbiamo iniziato dal Santuario delle Tre fontane un anno fa, per poi proseguire durante tutto l’anno mettendo radici nella nostra comunità parrocchiale, dove abbiamo seguito un corso per giovani coppie di sposi. Tutto questo è stato provvidenziale in quanto sabato pomeriggio ascoltando l’ omelia del Papa ho avuto modo di rivivere tutto il nostro percorso che ci ha portato ad essere lì in piazza San Pietro.
La Dioincidenza ha voluto che mi ritrovassi seduta accanto proprio alle suore del Santuario delle Tre fontane. Ascoltare le parole di Papa Francesco è stato come rivivere la nostra chiamata, è stato rivedere i volti che abbiamo incontrato durante questo anno di preparazione, è stato divertente sentire i suoi ammonimenti verso le mamme iperprotettive, credo che abbiamo tutti una suocera che è Miss Vaporella, ma ciò che mi è rimasto nel cuore e che ho condiviso come messaggio importante verso i nostri giovani, soprattutto in questo periodo di scelte pastorali per la nuova stagione, è indubbiamente il consiglio paterno di buttarsi, di prendere il largo di osare nuove vie di evangelizzazione per aiutare sempre più persone ad avvicinarsi a Dio a non rimanere chiusi nei circoli viziosi del “si è sempre fatto così“.
Io per prima avevo paura del matrimonio, mi metteva ansia la sensazione della “porta chiusa”, avevo paura del per sempre. Avevo paura di varcare la soglia della chiesa per il mio matrimonio, un po’ come al liceo quando non vuoi entrare a scuola. Ci sono riuscita perché all’altare avevo i ragazzi come ministranti e il mio sguardo era fisso su uno di loro. Il Sinodo è servito proprio a questo a rivivere tali gioie e paure, con la consapevolezza che siamo veramente una famiglia di famiglie e che solo facendo rete tra di noi si possono superare le difficolta’della vita matrimoniale e non solo.
Quando il Papa ha poi ricordato che non si deve mollare nelle difficoltà, che non si torna da mamma, li ho risentito nelle orecchie il mio padre spirituale quando mi urlò per telefono: “sono contrario a questo divorzio se volete fare come fanno gli altri che mollano alla prima difficoltà fatelo ma io sparisco perché in voi due c’è amore vi amate anche se ora non lo vedi“.
È veramente come ci esorta il Papa ad essere famiglie missionarie, a creare quei legami indissolubili che neanche un lockdown potrà mai separare. Dobbiamo essere le sentinelle del mattino per la nostra famiglia e per le persone che incontreremo nella nostra vita. Dobbiamo vivere prendendoci cura di ognuno di noi, come quando viviamo l’esperienza della vacanza comunitaria. Sinodo per noi è andare incontro all’altro, è tendere quella mano nei momenti bui della nostra vita, è quel eccomi pronunciato come il giorno del matrimonio, è andare a bussare alla porta di chi per dolore per incomprensioni non si vede più da tempo seduto in Chiesa, è cercare di andare incontro alle esigenze quotidiane delle famiglie numerose, anche semplicemente nel condividere la spesa, è Sinodo, è Famiglia. Sinodo è quello sguardo al Cielo, quando per troppo tempo si è guardato solo in basso e nella direzione sbagliata. Sinodo è quel nodo fatto in cordata mentre si scala una montagna, si cammina insieme a passo lento e costante. Buon cammino a tutte le Famiglie.
Simona Arcidiacono