Non so se ricordate le porte medievali di tante nostre città. Se le trasformazioni urbanistiche non hanno cambiato l’assetto originale, normalmente a fianco del portone vi era una piccola porta. Ad essa fa riferimento Gesù, prendendo quindi spunto da un elemento sotto gli occhi di tutti i suoi coetanei. La porta stretta di una città o di una dimora era non quella grande, il portone principale o il cancello, ma una più piccola, che veniva chiusa per ultima, la sera.
Il senso più immediato di questo Vangelo si applica a tutte quelle persone che ascoltavano Gesù, nella stragrande maggioranza ebrei, la cui mentalità – che Gesù vorrebbe appunto correggere – era quella secondo cui bastava ascoltare e compiere i precetti della Legge e si era a posto, ci si poteva considerare buone persone. Ma al di là di questo, ci sono altre perle preziose nelle parole di Gesù che valgono assolutamente per ciascuno di noi. Io vorrei soffermarmi sulla frase: “sforzatevi per entrare nella per la porta stretta”. La traduzione letterale dal testo greco sarebbe: “Continuate a lottare per entrare per la porta stretta perché molti cercano di entrare e non ne avranno forza”. Cioè, è chiaro che dobbiamo fare del nostro meglio per giungervi ma, occhio, entrarvi non si conquista con la forza perché è anzitutto un dono di Dio.
Qual è la porta stretta di voi sposi? È tanto varia quante sono le vostre circostanze personali. Io penso che anzitutto la prima grande porta stretta è la differenza uomo e donna. Il vostro continuo cercare l’unità nella distinzione, cosa che il mondo di oggi, sedotto dalla chimera del gender, non riesce a capire, è il riflesso di una Bellezza divina, trinitaria, ma che non cessa di costare, spesso sangue, sudore e lacrime. Questa sì che è una porta stretta! Da varcare e rivarcare di continuo e la cui strettezza cambia a seconda delle circostanze, delle fasi della vita. I numeri 50-57 di Amoris Laetitia fanno proprio riferimento a queste occasioni di crescita, rileggeteli perché contendono spunti preziosi per cogliere la grazia sottesa ad ogni situazione difficile.
La porta stretta, quindi, è sì un’esigenza ma che è sempre preceduta da un Dono. Ricordatevi sempre di possedere un Dono grande: l’essere figli amati di Dio e oltre ad esso, come coppia, la grazia di essere immagine, per quanto imperfetta, dell’amore di Dio.
L’invito di Gesù, quindi, è di essere aperti alle sfide che in tutta la vita Lui vi accorda. L’imperativo “sforzatevi” (dalla radice greca “agone” che rimanda al concetto di “lotta” e “fatica”) ordina di continuare un’azione già iniziata; come a dire: “continuate a lottare”, avendo avuto un così grande talento. Non diventate coppie sedute, che dopo gli anni della “romanza” mettono su la pancetta e scivolano nel grigiore della mediocrità.
Sarebbe proprio bello che in queste ferie possiate trovare un momento di sosta, per chiedervi: in quest’anno passato quanto siamo cresciuti come coppia? Quali sfide il Signore ci ha messo davanti? Siamo entrati un po’ di più per quella porta stretta? Quanto abbiamo accolto la grazia e messa a frutto?
Non devo dirvelo io che, nonostante state assieme e siete fedeli, il vostro amore può iniziare ad atrofizzarsi, nascondendo solo un certo egoismo e forme sottili di narcisismo. Sapete meglio di me che il convivere sotto uno stesso tetto non implica automaticamente donarsi a vicenda, ma si possono trovare mille scorciatoie per fare sempre i propri interessi e cercare di soddisfare alle aspettative personali. Cari sposi, per finire vorrei proprio usare una celeberrima frase di San Giovanni Paolo II, “Giovani, non «lasciatevi vivere», ma prendete nelle vostre mani la vostra vita e vogliate decidere di farne un autentico e personale capolavoro!” (Discorso ai giovani, 22 settembre 1985) ma applicarla a voi: “coniugi, sposi cristiani, in questo nuovo anno che sta per iniziare, prendete in mano con Gesù la vostra vita di coppia e con Lui varcate la vostra propria porta stretta per continuare a crescere nell’amore.
ANTONIO E LUISA
Per me il matrimonio è stata davvero la porta stretta. Una porta stretta ma che una volta varcata mi ha mostrato un panorama incredibile. Nel matrimonio ho compreso due verità, entrambe decisive che mi hanno permesso di combattere l’egoismo che avevo dentro e che un po’ ancora c’è. La prima verità che ho compreso è che non si cambia per forza, mai. Luisa si è scontrata con i miei limiti e i miei difetti. E io con i suoi. Quando abbiamo intrapreso un vero cambiamento per renderci più amabili l’uno con l’altro? Non certo quando ci siamo messi sotto esame e quando ci siamo scambiati critiche e ripicche. Questo ci rendeva solo più distanti e insofferenti. Ciò che ci ha cambiato è stato l’amore gratuito. Sapere di essere amati comunque. Questo ci ha spinto ad impegnarci a cambiare alcuni atteggiamenti e tratti del nostro carattere. Non per forza ma per amore e per riconoscenza. Seconda verità è che possiamo migliorare solo se ci impegniamo. L’amore non è spontaneo. almeno non sempre. E non è solo dono di Dio. Dio ci dà tutto ma anche noi dobbiamo mettere il nostro anche se poco. Solo con il nostro lavoro quotidiano fatto anche di fatica possiamo crescere nella relazione e nella capacità di amarci.