Stacce! Ovvero l’arte del riparare la mia casa.

Oggi abbiamo pensato di rispondere ad alcune domande, delle curiosità, che ci sono arrivate. Deve essere chiara una cosa: se pensate che io sia una Wonder woman della fede avete sbagliato trailer perché al massimo posso essere come Rey Skywalker, che ancora va a bussare alla porta di Luke Skywalker per farsi aiutare e onestamente neanche me ne vergogno. Riconoscere i propri limiti è già un enorme passo avanti. Attraversare la porta stretta del dolore, nel nostro caso del mancato arrivo di un figlio biologico, è un qualcosa che ti devasta è paragonabile ad un terremoto. Si, noi avevamo una casa terremotata. Noi eravamo quella casa. Come ne siamo usciti? Rimanendo tra le macerie del terremoto.

Una mattina d’estate mi sono fatta accompagnare da Andrea in visita all’Aquila perché in quel momento io mi sentivo proprio così. Ero a pezzi ed era a pezzi la mia relazione con Andrea. Dovevamo ricostruire. Avere una guida spirituale che ti sta accanto ovviamente ha avuto la sua importanza, ma è anche vero che la guida può fare poco se non si è disposti a “seguirla” perché funziona solo se diventa un lavoro di squadra. Come nel “Va e ripara la mia casa” di francescana memoria. Non a caso il nostro Don si chiama Francesco.

Per ricostruire la nostra unione matrimoniale, perché, lo ripetiamo, non avere figli spiazza la coppia. Non ci si pensa troppo perché si tende a dare un pochino per scontato che se ti sposi prima o poi un figlio deve arrivare. Io ho sempre mal sopportato le cene di famiglia dove tra una portata ed un altra ti arriva la classica domanda: “ma quando fate un figlio? Ma perché non lo fate? Che non lo volete? Ci stareste benissimo con un figlio!” In quei momenti le mie risposte soprattutto negli ultimi anni sono state ” stacce”.

Stacce è un termine che io ho imparato da don Fabio Rosini, perché in alcuni occasioni credetemi bisogna imparare ad ironizzare sulle nostre imperfezioni. Lo Stacce è l’arte di indossare la Croce ricordandosi che il dolore dura dalle ore 12 alle ore 15. Lo Stacce nel vivere il dolore con la consapevolezza che passerà. Lo Stacce anche nel presenziare a cene dove mangerai poco perché spesso e volentieri chi fa domande inopportune è poco incline alla sensibilità di chi ha davanti. Lo Stacce nell’affrontare anche il dolore del marito che cerca la sua via per tirare fuori la sua paternità pensata appositamente per lui. Lo Stacce nel dedicare del tempo per ricostruire insieme le fondamenta di casa. Lo Stacce nel scegliere il Noi sempre prima di ogni altra attività parrocchiale in cui impegnarsi. Lo Stacce ci ha aiutato a comprendere e ad entrare nel tempo di Dio. Io e Andrea siamo tali e quali a voi che ci state leggendo, magari abbiamo sì aggiustato la crepa nella stanza del dolore della fertilità, ma abbiamo visto che la stanza della fecondità è più grande e luminosa e forse anche più congeniale per la nostra vita matrimoniale.

Credo che Dio quando ci ha portati all’altare era perché ci voleva felici e gioiosi, ma come? Noi due ce lo chiediamo spesso davanti ad un caffè a colazione e lo abbiamo sempre chiesto nella preghiera: cosa ci stai chiedendo nel nostro matrimonio?

Vi aspettiamo se volete nella nostra pagina Facebook Abramo e Sara, nel nostro canale Telegram e WhatsApp. Per chi è di Roma se ci vuole incontrare ci trova alla Parrocchia di San Giuseppe al Trionfale. A presto

Simona e Andrea.

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