C’è da lavorare!

Dal libro del profeta Isaìa (Is 40,1-11) «Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato». […]

Alcuni capitoli di Isaia sono talmente commoventi per l’amore misericordioso che raccontano, tanto che ci è sembrato un delitto tagliarne buona parte rispetto a quello che la Chiesa ci fa leggere nella Liturgia di oggi, ma per motivi redazionali siamo stati costretti a farlo. Ci lasciamo allora coinvolgere dal capoverso scelto per fare un balzo in avanti nel cammino della vita sponsale. Chi ha vissuto l’esperienza del deserto sa bene che è un luogo dove non ci sono strade con confini ben definiti, dove i punti di riferimento sono ben pochi e dov’è difficile preparare una strada sapendo che forse il giorno dopo al suo posto potremmo vedere una nuova duna.

A Brescia, nel 1998 abbiamo avuto la gioia di avere la presenza di Papa Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di Giuseppe Tovini: naturalmente è stata una grande festa per tutta la città, la quale ha beneficato di questo evento con rifacimenti di mantelli stradali e varie opere di abbellimento civico. E’ questa l’opera a cui si riferisce il profeta Isaia, l’opera di preparare la strada per il passaggio del Signore; così come prepariamo le strade cittadine per un evento importante dobbiamo preparare la strada che è dentro il nostro cuore, dentro la nostra vita, dentro il nostro matrimonio.

Sembrerebbe un controsenso chiedere di preparare una strada nel deserto sapendo quanto è difficile ed inospitale quel luogo, eppure Isaia non ha dubbi. Molte volte il nostro matrimonio sembra quel deserto in cui l’orizzonte non cambia guardandosi attorno per 360 gradi, non c’è una strada, non c’è una direzione, ci si sente persi e sperduti. Eppure Isaia ci invita a preparare una strada al Signore proprio in quella situazione, proprio nel deserto in cui è finito il nostro matrimonio, affinché esso si trasformi in un luogo ospitale. Certo non è un lavoro di facile realizzazione, agli occhi di molti risulta un’idea folle, ma non per Isaia, il Signore non ha paura di passare in mezzo al nostro deserto anche se la strada è solo abbozzata, Lui non sembra uno di quei tipi troppo schizzinosi, basta cominciare e il resto del lavoro lo fa Lui con la Sua Grazia.

Quando la nostra relazione diventa un deserto è il momento di rimboccarsi le maniche e ricominciare a fare la corte al nostro coniuge, piangersi addosso non serve a nulla ed è controproducente. A volte il nostro matrimonio è una steppa da spianare perché le differenze tra noi ci hanno allontanato invece che essere una ricchezza l’uno per l’altra. Altre volte ci sono valli che ci siamo scavati da soli, picconata dopo picconata ci siamo rinchiusi nel nostro buco che pian piano è diventata una valle e forse abbiamo anche picconato il nostro coniuge creando una seconda valle anche nel suo cuore. Alcune coppie hanno permesso alle divergenze ed alle differenti vedute di diventare sempre più ostacoli all’interno della relazione di coppia, fino a che esse sono diventate alte come colli e, in taluni casi, come monti. Molte coppie hanno lasciato entrare nella loro relazione d’amore le fatiche e le ferite del passato sicché la relazione è diventata come un terreno accidentato.

Cari sposi, il cammino dell’Avvento può rivelarsi un tempo per riconquistare la nave del nostro matrimonio e consegnare il timone al migliore timoniere di sempre: il Signore. Ci sarà da impegnarsi per colmare quelle valli con il perdono reciproco ed imparare a riconoscere i pregi dell’altro/a abbandonando il piccone; ci sarà da abbassare i colli ed i monti dedicando del tempo all’ascolto del cuore dell’altro/a; ci sarà da curare le ferite del passato dell’altro/a con la comprensione, con la pazienza, con la tenerezza di chi accoglie senza giudicare. E poi cosa succederà ?

«[…] Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato».

Il nostro matrimonio diventerà finalmente la gloria del Signore, come quello sguardo fiero del papà e della mamma verso il proprio figliolo che diventa adulto. Coraggio sposi, è tempo di rimboccarsi le maniche!

Giorgio e Valentina.

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