Non so se condividerete questa mia riflessione. Mi è venuta così, rileggendo un mio vecchio articolo. Uno dei primi scritti su questo blog. Era il 2016, ancora non avevamo affrontato questi anni terribili. Eppure già notavo nelle nostre generazioni una diffusa mancanza di speranza. Questo è terribile perchè non avere speranza ci rende incapaci di amore vero. Ci rende sempre più egoisti. Sempre più soli.
Ci si sposa sempre meno, sempre meno i giovani si decidono per la vita consacrata. C’è sempre più paura perchè non siamo più capaci di scorgere l’opportunità delle scelte definitive. La crisi matrimoniale e sociale dei nostri tempi è anche una crisi di speranza. Se non abbiamo la speranza di una vita eterna e dell’abbraccio d’amore con il Dio Creatore nostro Padre, allora tutto perde senso. Diventa inevitabile arrendersi al carpe diem, al godere del momento presente e cercare il piacere e l’appagamento dei sensi prima di ogni altra cosa. Perchè abbiamo bisogno di non pensare e di anestetizzarci di piaceri e di emozioni.
Il sacramento del matrimonio, attraverso la Grazia, unisce le virtù della speranza degli sposi, aprendoli uniti alla vita eterna. La speranza si inserisce come fine nell’amore sponsale, ne diventa una parte inscindibile. Gli sposi si amano nel tempo, ma Dio, attraverso la speranza, apre loro gli orizzonti, non limita tutto a pochi anni ma regala l’eternità, l’eternità alla quale la nostra umanità anela, perchè la nostra umanità è stata creata per non morire mai ed è stata scandalizzata dalla morte introdotta dal peccato. Dio, con la sua misericordia infinita, ci dona la certezza di giungere alle nozze eterne con Lui. Senza questa speranza, nulla ha più senso. La vita matrimoniale senza speranza è come un cielo senza sole e occhi senza vista, come Padre Bardelli spesso diceva.
Anche lo stesso amplesso fisico, senza speranza, perderebbe il suo senso più profondo di riattualizzazione di un sacramento e sarebbe, per forza di cose, abbassato a una semplice esperienza sensibile incentrata sul piacere più o meno fine a se stesso. Senza speranza spogliamo il rapporto fisico dell’esperienza di Dio. Nell’estasi della carne, il rapporto fisico dovrebbe far sperimentare, seppur in modo limitato dalla nostra natura, il per sempre di Dio, l’abbraccio divino dell’oggi di Dio. L’amplesso deve diventare quel momento dove viviamo la terra e il Cielo contemporaneamente. L’intimità deve diventare quella comunione così profonda, così tanto profonda da farci capire cosa potrà essere il paradiso, anche se per pochi istanti.
Solo se il nostro sguardo sarà rivolto a Dio e alle nozze eterne con Lui, riusciremo a dare significato al presente e a tutto quello che incontreremo nella nostra vita di coppia di bello e di brutto. Siamo vicini al Natale. Abbiamo magari allestito il nostro presepe. I magi li abbiamo posti ancora lontano da Betlemme, in cammino. I magi sono re anche di speranza. I magi non si sono persi, perchè hanno avuto lo sguardo fisso sulla stella che li ha guidati lungo il cammino verso l’obiettivo che si erano posti: incontrare il Re. Noi sposi siamo come i magi. Solo guardando la stella del nostro matrimonio che è Gesù, potremo giungere da lui, insieme, per abbracciarlo eternamente. Senza stella saremmo come profughi in mezzo al mare, in balia delle onde e delle correnti che ci trascinano avanti ma senza una vera meta e un vero significato.
Gli sposi, anzi, noi sposi dobbiamo recuperare il senso della speranza cristiana, solo così saremo portatori e donatori gioiosi del vero significato della vita al mondo, che in gran parte lo ha perduto. Buon proseguo di questo tempo di Avvento, che sia fecondo nel vostro matrimonio. Voglio terminare citando don Renzo Bonetti che riguardo l’amore degli sposi ebbe a dire:
Crescere nel nostro amore diventa prezioso. Nella misura in cui la coppia scopre la bellezza di dire gloria, di dire amore, di cantare l’amore, inizia già la sua vita di paradiso
Antonio e Luisa
Per acquistare i nostri libri L’ecologia dell’amore – Sposi sacerdoti dell’amore – Sposi profeti dell’amore