Cari sposi,
finalmente oggi lasciamo ampio spazio a San Giuseppe, un gigante nella fede da cui tutti dobbiamo imparare sempre come comportarci ed essere autentici cristiani. È estremamente importante tutto ciò perché oggi capiamo che l’Incarnazione del Verbo, la venuta di Gesù al mondo è stata frutto di un vero e proprio consenso matrimoniale, condiviso tra Maria e il suo Sposo.
Ma come? Che dici? Gesù non è il figlio di Maria? Certo, verissimo. Gesù è solo figlio di Maria ma in un certo modo non sarebbe potuto nascere senza il concorso di Giuseppe, il suo padre putativo che ne ha curato l’educazione e di cui si è preso cura per tanti anni. Ora vi spiego perché è davvero così e quanto questo dica la bellezza del matrimonio cristiano, di cui la Sacra Famiglia, nonostante la sua peculiarità, è esempio e modello.
Abbiamo letto nel Vangelo che, durante una visione notturna, Giuseppe viene rassicurato che quel Bambino è frutto dello Spirito Santo. A tale riguardo è bene fare una piccola premessa: nel mondo ebraico di venti secoli fa, il concetto di Spirito Santo era alquanto diverso dal nostro odierno. È vero che letteralmente esiste l’espressione “Spirito Santo”, difatti è presente nella Tanakh il Ruach haQodesh. Tuttavia, secondo una massima rabbinica “la rúach haqódesh ha dieci sinonimi: il proverbio, la metafora, l’enigma, la parola, il detto, la gloria, il comando, l’invettiva profetica, la profezia e la visione” (Avòth da Rabb Nathàn (ed. Schechter, p. 102 vers. A).
Io mio chiedo: ma il povero Giuseppe cosa avrà capito quando l’angelo gli ha detto di essere incinta dello Spirito Santo? A quale delle 10 accezioni si stava riferendo…? Un po’ imbarazzante, non trovate? Di conseguenza, quale smarrimento non avrà sentito per giorni e giorni? Quanti sentimenti contrastanti non avrà provato in cuor suo: disistima, tristezza, sospetto, ira, gelosia…? Quanto ci è vicino Giuseppe in tale circostanza, quanto ci ritroviamo pure noi in situazioni che ci sconcertano, ci avviliscono, ci tolgono la speranza e la serenità nel domani! Ecco perché è patrono della Chiesa, perché ci può ben capire nei nostri tanti problemi e difficoltà per averli vissuti in prima persona.
Tuttavia, Lui è andato oltre. In che senso? Lui è non è rimasto impantanato in uno stato mentale ed emotivo avverso e negativo. È andato oltre perché si è fidato di Dio e anche lui, come Maria, ha detto “sì”, si è lanciato nelle braccia amorevoli del Padre e ha espresso il suo consenso a sua moglie, forse tra le lacrime e ancora con qualche titubanza. La bellezza del suo esempio è stato che quel “sì” di Giuseppe ha fatto da contraltare al “fiat” di Maria nell’Annunciazione e i due “sì” hanno dato vita, nella fede, a Gesù. Mi piace riportare un commento su questo vangelo del Servo di Dio, don Oreste Benzi:
“È la fedeltà radicale a Cristo che ci porta anche alle azioni più grandi, alle più clamorose; è il sì che abbiamo detto al Signore che produce la sua incarnazione!” (cfr. Pane Quotidiano, novembre-dicembre 2016, Edizioni Sempre).
Solo in questa fede si può comprendere la vera natura del matrimonio cristiano: è una vera e propria una ri-attualizzazione del Mistero dell’Incarnazione, come ben spiega San Giovanni Paolo II:
“Come ciascuno dei sette sacramenti, anche il matrimonio è un simbolo reale dell’evento della salvezza, ma a modo proprio. «Gli sposi vi partecipano in quanto sposi, in due, come coppia, a tal punto che l’effetto primo ed immediato del matrimonio non è la grazia soprannaturale stessa, ma il legame coniugale cristiano, una comunione a due tipicamente cristiana perché rappresenta il mistero dell’Incarnazione del Cristo e il suo mistero di Alleanza” (Familiaris Consortio, 13).
È qui che si coglie il profondo legame che sussiste tra il Natale e il sacramento del matrimonio. Questo significa che solo nella fede voi sposi vi renderete conto davvero di chi siete, cosa avete celebrato dinanzi all’altare e soprattutto quale realtà umano-divina condividete ogni giorno nella vostra vita ordinaria. I vostri piccoli o grandi gesti di fede, con cui condite la quotidianità, possono rendere presente l’amore di Cristo, la sua dolce Presenza tra di voi e attorno a voi.
ANTONIO E LUISA
Comprendere quanto ci ha così sapientemente scritto padre Luca nel suo commento è fondamentale nel matrimonio. Almeno per me e Luisa lo è stato. Spesso rischiamo di sentirci in un vortice dove abbiamo mille impegni da assolvere ogni giorno. Attenzione che si fa presto a trasformare la famiglia in doveri da assolvere e di conseguenza a sentirla come un peso. Se vogliamo assaporare la bellezza della famiglia anche nella fatica di ogni giorno è importante non solo fare ma fare per amore. Rendere cioè quel servizio o quella attività come modalità per amare le persone amate. Faccio un esempio stupido. Il sabato sera sono sempre stanco morto e non avrei voglia che di sdraiarmi in poltrona o sul letto. Invece è la serata in cui cucino sempre io e non mi pesa. Sapete perchè? Perchè godo nel vedere Luisa che anche lei dopo una settimana pesante si può fermare e guardarsi un film con mia figlia Maria. E’ il loro momento e io sono felice di servirle. Non per forza ma per amore. Il segreto è tutto qui: non per forza ma per amore.
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Il “SI” di Maria, il “SI” di Giuseppe, il Dio che parla alla Sua creatura e si fa carne. L’Emmanuele, il Dio con noi… il Mistero del Natale, le nostre vie e le vie del Signore, la Fede. La più semplice, vera, calda carezza Divina.
Il silenzio, l’ascolto, la chiamata e la risposta individuale di Maria e di Giuseppe, e poi della coppia. L’amore umano, l’amore divino, la Fede.
Quante domande. Quanto cammino individuale e di coppia!
Io credo al Mistero del Natale di Gesù.
Credo al Dio che ha sognato, ha accompagnato e accompagna la mia coppia, anche se vive separata. So che Lui continua a parlare a ciascuno ma in modo diverso. Lui parla anche attraverso il fuoco del dolore, del pianto e del peccato. Secondo il nostro bisogno. Lui è lì, nel nostro profondo, che pazientemente attende che prendiamo consapevolezza di Lui e ci fidiamo. Che facciamo esperienza del suo Perdono e della tenerezza infinita del Suo abbraccio.
“È la fedeltà radicale a Cristo che ci porta anche alle azioni più grandi, alle più clamorose; è il sì che abbiamo detto al Signore che produce la sua incarnazione!” (cfr. Pane Quotidiano, novembre-dicembre 2016, Edizioni Sempre).
Amore umano, amore divino.
Il “SI” di Maria è risposta ad un amore alto, altro, divino, misterioso, fedele. Maria, nel Signore, è disposta a lasciare i sogni umani sognati con Giuseppe. Si fida di Dio, crede in un di più, crede ad un Amore superiore, con Giuseppe.
Il “SI” di Giuseppe è prima di tutto risposta umana e poi divina. Vuole bene a Maria, non la vuole perdere, la vuole proteggere. Ad ogni costo desidera salvare il loro amore. Giuseppe ascolta il suo cuore ed è lì che incontra Dio che gli parla.
…”E’ il “sì” che abbiamo detto al Signore che produce la sua incarnazione”….
Quante volte abbiamo detto “sì”, dicendo “no” al Signore! Costa amare! Costa dire veramente “si” alle Sue “vie”. Costa avere Fede!
Ma è per questa Fede che… è stato ed possibile il Natale di Gesù, e la Gioia profonda e dolce del Mistero della Sua incarnazione.
Grazie!
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