… continuing … L’Eucarestia è comunque infinitamente di più di ciò che le nostre povere parole riescono ad esprimere, è un mistero di cui possiamo fare esperienza reale e concreta, è un mistero in cui immergersi per viverlo realmente e da cui lasciarsi plasmare volta dopo volta. Coraggio famiglie, Gesù ci aspetta e vuole fare di noi un tabernacolo vivente. Oggi rifletteremo proprio su questo termine latino tabernaculum che è stato usato nella Bibbia per tradurre la parola ebraica מִשְׁכָּן mishkàn, che significa dimora. Quindi la parola tabernacolo nella Bibbia è usata per intendere il luogo della casa di Dio presso gli uomini, la dimora di Dio in mezzo al Suo popolo.
Nell’Antico Testamento, quando Israele era ancora nomade, la tenda che conteneva l’Arca dell’Alleanza era trattata e considerata con il massimo del rispetto e dell’onore poiché essa era la dimora di Dio in mezzo al Suo popolo… un po’ come se adesso potessimo portarci in giro la nostra chiesa parrocchiale. Se uno voleva stare vicino a Dio doveva entrare nella tenda che conteneva l’Arca, questa tenda era la dimora di Dio presso il Suo popolo, significava la presenza di Dio, era quindi un tabernacolo. Certamente era una prefigura del vero tabernacolo che troviamo nelle chiese cattoliche oggi, poiché nel tabernacolo antico la presenza del Signore era spirituale grazie alla presenza delle Tavole della Legge consegnate a Mosè e scritte da Dio, ma nei nostri tabernacoli è tutta un’altra cosa poiché la presenza non è solo spirituale, la presenza di Gesù nelle ostie consacrate è reale, vera e sostanziale.
Naturalmente vengono conservate solo le ostie per motivi pratici/logistici, ciò non intacca in alcun modo il fatto che anche nella più piccola e singola briciola di ogni ostia consacrata ci sia lo stesso Gesù intero (corpo, sangue, anima e divinità) tanto quanto c’è nell’ostia intera e tanto quanto in ogni singola goccia di vino consacrato, anche se, ribadiamo, vengono conservate solo le ostie per motivi di praticità; infatti risulta più semplice trasportare e stoccare delle ostie di pane piuttosto che del vino, il quale necessiterebbe di contenitori ermetici per evitare eventuali dispersioni della sostanza ed anche il trasporto risulterebbe più laborioso e di non facile soluzione.
Ma tornando alla nostra riflessione, dobbiamo quindi considerare che in un ostia consacrata c’è la presenza vera, reale e sostanziale di Gesù Cristo il Figlio del Padre celeste, lo stesso che camminava per la Palestina 2000 anni fa, e la Sua presenza resta in tale ostia fino a che gli accidenti del pane sussistono. La scienza ci dice che un boccone di pane resta pane nel nostro organismo per circa 10/15 minuti prima che venga preso d’assalto e disgregato dai succhi gastrici, ciò significa che il pane resta tale per questi minuti, ne concludiamo che noi ci teniamo dentro Gesù per circa un quarto d’ora.
Se quindi noi mangiamo quell’ostia consacrata e poi torniamo al nostro posto, è come se il tabernacolo della chiesa si fosse replicato in noi e venisse con noi nel nostro banco. Praticamente, con la Santa comunione, noi diventiamo oggettivamente dei tabernacoli che camminano poiché abbiamo in bocca la stessa sostanza che è conservata nel tabernacolo.
Ora facciamo qualche piccolo ragionamento: spesso il momento della Santa Comunione viene “risolto” il più velocemente possibile dai preti, dei quali non capiamo i motivi della fretta che dimostrano, sicché ne consegue che la Messa finisce da lì a 5 minuti scarsi, se appena finita la Messa c’è il fuggi fuggi generale manco ci fosse una bomba ad orologeria in chiesa, che ne è di quel Gesù dentro a tutte quelle persone? Più di una volta ci è successo di ricevere l’Eucarestia per ultimi, tornare al nostro posto, inginocchiarci, non fare in tempo nemmeno a recitare un Padre Nostro che sul più bello arriva la preghiera finale con benedizione incorporata. Meglio una doccia gelata! Vi lasciamo spiegare meglio dalle parole di un santo cosa accade e cosa bisognerebbe fare:
Un episodio racconta di una nobildonna che andava spesso alla Messa celebrata da San Filippo Neri. Dopo aver preso la Comunione, ella se ne andava mancando di fare un adeguato ringraziamento. La cosa si verificava spesso. Un giorno, prima di iniziare la celebrazione della Messa, san Filippo disse a due chierichetti: “Ad un mio cenno seguite con le candele accese una donna che io vi indicherò”. Iniziò la Messa, dopo la Comunione, la solita nobildonna, ricevuta l’ostia, lasciò la Chiesa. San Filippo fece cenno ai due chierichetti e questi obbedirono all’istante. I due fanciulli, con due grosse candele accese, seguivano la donna. Questa ovviamente si girò e chiese loro il perché. I fanciulli dissero la verità e la donna, visibilmente innervosita, tornò in chiesa per chiedere spiegazioni al sacerdote. “Come vi siete permesso?” disse a san Filippo, ma questi di rimando: “Signora, mi sono permesso perché stava portando la Santissima Eucaristia in processione per le strade di Roma. Lo sa o non lo sa che ogni qualvolta riceviamo Gesù Sacramentato diventiamo per un po’ di tempo dei tabernacoli viventi?”. La nobildonna capì tutto e non osò replicare.
Giorgio e Valentina.