Vado a convivere? Significa che non mi fido fino in fondo di Dio

Mi capita spesso di incontrare coppie cristiane che convivono e che poi, forse, dopo anni, decidono anche di sposarsi in chiesa: il problema è che, se non si capisce davvero cosa è il Sacramento del Matrimonio, le cose non cambieranno.

“In fondo, cosa cambia? Meglio provare prima cosa vuol dire vivere sotto lo stesso tetto e vedere come va, se andiamo d’accordo oppure no, poi decideremo…..il lavoro non è sicuro, ci sono tanti problemi, tante incertezze, perché rischiare di commettere errori? Perché impegnarsi in una qualcosa così vincolante, voglio essere libero di poter andarmene quando voglio”.

Il discorso non fa una piega (umanamente) e a dire il vero anch’io un po’ la pensavo così, anche se non sono mai andato a convivere. Ovviamente la scelta di sposarsi deve essere maturata, meditata, pregata nel tempo e spero che i corsi per fidanzati preparino le coppie sempre meglio: la vera libertà è solo quando si fa una scelta definitiva, se rimani davanti a un bivio, vivrai sempre nell’incertezza e non nella pienezza.

Inoltre, lasciando perdere l’aspetto sessuale (e quindi la bellezza di unirsi fisicamente solo il giorno del matrimonio, dopo un fidanzamento casto e vero), credo che la motivazione di fondo dei pensieri riportati sopra, sia la mancanza di fede. Non mi fido di Dio, non credo che qualsiasi cosa succeda, Lui mi aiuterà, mi fido solo delle mie forze e di quello che riesco a fare. Eppure ogni giorno abbiamo fede, ci fidiamo di molte cose: mi fido che la mattina mi sveglierò in salute, mi fido di ritrovare l’auto dove l’ho parcheggiata, mi fido di ricevere lo stipendio questo mese, mi fido dei miei amici, mi fido del mio conto in banca.

Infine c’è una cosa che ho compreso vivendola: non serve a niente fare una “prova” di affinità andando a convivere, perché siamo persone, non oggetti che non cambiano e immutabili nel tempo. Io non sono la persona di ieri e domani non sarò la persona di oggi: ogni giorno facciamo esperienze, incontriamo persone, modifichiamo le nostre idee e convinzioni (anche il nostro corpo muta); non solo, avvenimenti importanti come la nascita di un figlio (o il cambio di un lavoro), alterano completamente gli equilibri e le dinamiche create. Andare a convivere non ha senso, ti dà solo un’istantanea del momento e non ti prepara invece alla sfida di una vita insieme, che si può superare solo crescendo nell’amore reciproco e contemporaneamente verso Dio: più gli sposi si avvicinano a Dio e più si avvicinano tra di sè. E’ necessario un cambio di prospettiva radicale dall’ ”Io” a “Dio”, mettendo da parte anche egoismi e paure: se do la precedenza a Lui, tutte le altre cose acquistano il giusto posto, come un numero formato da tanti “zero” acquista valore solo ci metto il numero “uno” davanti.

In fondo la mia vita non sta nelle mie mani, per quanto mi sforzi non posso controllare gli eventi, non prevedo il futuro e questo lo dico non con rassegnazione o senso d’impotenza, ma con abbandono, fiducia e speranza, come un bambino che si sente al sicuro tra le braccia dei suoi genitori e quando ha paura li stringe ancora più forte. Allora non spaventeranno più le difficoltà, le prove, i periodi bui e anche le separazioni, perché con Dio, comunque vada, sarà un successo!

Ettore Leandri (Presidente Fraternità Sposi per Sempre)

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