Apertura alla vita: dono totale!

Oggi vi proponiamo il testo della testimonianza che abbiamo proposto ieri sera ad un corso fidanzati di una parrocchia della nostra diocesi.

Purtroppo, conosciamo le numerose sfide che la famiglia deve affrontare in questo tempo, in cui è «minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita» (Papa Francesco)

Cosa significa essere aperti alla vita? La Chiesa se lo sta chiedendo da tanto tempo e sono in corso anche adesso tanti confronti e discussioni tra i teologi. L’enciclica Humanae vitae ci ha dato delle coordinate importanti che sono tutt’ora valide. Ecco non siamo qui per fare i teologi o per rubare il mestiere al vostro don. No vi diciamo semplicemente la nostra esperienza, un percorso che ci ha permesso di arrivare a 20 anni di matrimonio ad avere 4 figli e a desiderarci più che all’inizio. Non abbiamo molto tempo e saltiamo tutta la nostra storia fino al matrimonio. Ci siamo sposati nel 2002 vi diciamo solo che abbiamo avuto la grazia, noi la reputiamo tale, di arrivare all’inizio del nostro percorso matrimoniale casti (seppur con alcune cadute) e con la consapevolezza che l’incontro intimo non è solo un gesto fisico che permette di stare bene e di provare un certo piacere ma è soprattutto un gesto sacro con il quale riattualizziamo il nostro matrimonio. Abbiamo compreso poi nel tempo come l’amplesso sia un’opportunità grande attraverso cui possiamo davvero fare un’esperienza di Dio, con le debite proporzioni possiamo fare un’esperienza di comunione talmente forte che è immagine di quella della Trinità. Noi parliamo nei nostri libri di vera liturgia, è la nostra Messa. Il rapporto fisico non è disprezzato dalla chiesa ma al contrario ci chiede di viverlo al meglio per non banalizzarlo e non sprecare questa occasione bellissima di incontrare Dio. Farlo quindi bene e in pienezza. Ci sono tante cose che potremmo dire su come abbiamo lavorato su questo aspetto. So però che avete già avuto modo di ascoltare Emanuele e Luisa in un precedente incontro e quindi ci soffermeremo solo su due punti.

Il primo sono i metodi naturali.

Il primo punto è aprirsi alla vita attraverso la maternità e paternità responsabile, con i metodi naturali. Non siamo insegnanti di questi metodi per cui non entreremo nei dettagli. Vi consigliamo solo di avere una sana curiosità. Di informarvi davvero da chi li insegna, perché, se imparati seriamente, funzionano. Perché, nella nostra esperienza, l’anticoncezionale non ci ha permesso un’apertura alla vita autentica e completa, mentre i metodi naturali sì. Ci siamo chiesti perché la Chiesa ammetta questi metodi mentre gli anticoncezionali no (almeno in linea generale). Alla fine servono alla stessa cosa. Quindi farsi la domanda è lecito. Anzi doveroso. Non siamo più nel tempo in cui si accetta e si obbedisce a una regola solo perché lo dice la Chiesa.  Oggi fortunatamente o malauguratamente, decidete voi, dobbiamo capirne i motivi.  Io e Luisa ci siamo fatti queste domande e abbiamo cercato una risposta. L’abbiamo cercata nei libri, nelle guide spirituali, nel catechismo. Non abbiamo mai trovato una risposta soddisfacente. Abbiamo trovato la risposta facendone esperienza. Quale è questa differenza che nella nostra vita ha fatto tutta la differenza del mondo? La totalità!!!!! Io voglio fare l’amore con Luisa quando so di poterla accogliere completamente in me e lei può accogliermi completamente in lei, con anima corpo cuore. Tutto!!! Vivere bene il rapporto sessuale e migliorarlo significa accogliere il marito o la moglie nella sua totalità. Sapete che si dice consumare il matrimonio. Vi siete mai chiesti perché si usa questo modo di dire. Consumare sembra brutto. In realtà viene dal latino e significa portare a compimento. Diverso dall’altro significato di consumare che è logorare. Portare a compimento il dono totale di noi stessi attraverso il corpo. Questo è possibile attraverso ai metodi naturali La fertilità viene spesso vista come un problema, sia quando non funziona sia quando funziona. In realtà è un dono prezioso, un talento. Escludere questo dono prezioso dal rapporto sessuale, usando metodi contraccettivi, significa che marito e moglie si donano e si accolgono, ma non completamente, non integralmente. E questo si sente! Noi lo sappiamo per esperienza diretta. Quindi è giusto fare 200 figli, figliare come conigli usando un termine di papa Francesco? No, significa che sono pronto ad aspettare per avere tutta Luisa. Lei è sentita amata e si è abbandonata nell’amore a me quando ha compreso che io ero pronto ad aspettare pur di averla tutta. Abbiamo attraversato anche il nostro deserto. Quando è nato il nostro quarto figlio, il primo aveva cinque anni e mezzo e frequentava l’ultimo anno dell’asilo. Non era il momento di avere un quinto figlio, io non sono mai stata tanto brava leggere i segni della fertilità e Antonio soffriva un po’ per la mia eccessiva prudenza.

Diciamo pure che i metodi naturali mi sono sempre costati tanto. Anche prima. Però poi dopo Francesco il nostro quarto la situazione è peggiorata molto. Luisa non è mai stata molto sicura nel capire i messaggi che il suo corpo le inviava. Sapeva usare i metodi, ma non era sicura. Aveva paura. Come lo è in tante altre cose della vita. Talmente insicura che prima del picco, dell’ovulazione era quasi impossibile avere rapporti. Questa situazione mi ha fatto innervosire e ho iniziato ad accusarla e ad essere anche un po’ rancoroso verso di lei. Lei ne soffriva. In realtà avrei dovuto supportarla e invece la accusavo come fosse un problema suo e non nostro. Non l’avevo mai amata davvero. Sembra brutto da dirsi ma era così. L’amavo perché da lei avevo qualcosa. Lei riempiva i miei bisogni affettivi e sessuali. Il mio non era un amore gratuito e incondizionato ma altroché se era condizionato. Condizionato a ciò che potevo avere da lei. Amare così non è amore. Non è quello che promettiamo davanti a Dio almeno. Noi non promettiamo di amare fino a quando l’altro fa qualcosa e ci fa stare bene. No. Nessuna condizione. Pensateci bene. Lei non avrebbe mai voluto usare il preservativo ma ha accettato per me. Mi vedeva troppo arrabbiato. E io ci ho dovuto sbattere il muso. Ho sperimentato come davvero fosse arido il rapporto, come io non la rendessi felice. Sono cose che si percepiscono. Qui ci sarebbe da aprire tutto un capitolo sul dialogo ma non c’è tempo. Parlate di tutto, se qualcosa vi da fastidio tiratelo fuori sempre. Tenersi dentro un disagio, che poi diventa rancore, fa solo male. Possiamo forse fare finta ma sappiamo bene quando il rapporto è stato una vera unione (essere uno) e comunione, un incontro di anima e corpo. Li non c’era tutto questo, Il piacere c’era ma mancava molto del resto. Così anche io ho capito. Ho capito come lei si sentisse usata de non amata. Tutto il nostro percorso ci ha portato pian piano, un passo dopo l’altro verso una scelta sempre più consapevole e aderente alla verità dell’amore.

Abbiamo capito che il metodo naturale è completamente diverso da un anticoncezionale. Ho capito e abbracciato questa scelta perché mi ha fatto bene e non per una imposizione della Chiesa. Imparare un metodo naturale significa innanzitutto crescita personale per la donna che, conoscendo il proprio corpo, è in grado di governarlo. Dio ci ha reso amministratori del creato. Anche del nostro corpo. Ci chiede di governarlo rispettando la sua natura. Per farlo si deve, però, conoscere. La fertilità femminile non è più vista come un problema da risolvere, ma come un meraviglioso talento da governare. Non dimentichiamo che il metodo naturale è spesso utilizzato non solo per evitare una gravidanza ma anche per ricercarla. Solo così, conoscendo, accettando e governando la sua fertilità, sono riuscita ad abbandonarmi nella piena fiducia ad Antonio, senza sentirmi usata per questo ma amata. Ed io, Antonio, ho sperimentare un’unione che in nessun altro modo avrei potuto provare. Il metodo naturale aiuta gli sposi (l’uomo in particolare) a mettere il bene dell’altro/a prima del proprio. Mi ha educato al sacrificio e alla rinuncia per un bene più grande. Il metodo naturale è una scuola che educa al dono di sé e aiuta a combattere l’egoismo. Molto più semplice mettere un preservativo e avere un rapporto quando lo si desidera, piuttosto che avere la forza e l’amore di posticiparlo perché in quel momento non si può accogliere la donna in tutta la sua femminilità e quindi anche nella sua fecondità. Una situazione che sembra frustrante a volte. È vero. Per imparare ad amare e per smettere di usare l’altra persona. Ma il gioco vale la candela. Se io mi sono convertito ai metodi naturali non è per paura dell’inferno. L’ho fatto solo perché ho sperimentato come sia molto più bello un dono totale. Gli anticoncezionali dividono mentre i metodi naturali uniscono. La qualità differente di un amore così si percepisce con il tempo. Oggi, dopo diversi anni di matrimonio, l’amplesso tra me e la mia sposa è vero dono e vera accoglienza. Questo non sarebbe mai stato possibile, ne sono sicuro, se avessimo scelto un’altra modalità di vivere questo momento. E qui entriamo nel secondo punto. Difficile accettare i metodi naturali all’inizio, ma poi anche questi momenti di astinenza diventano occasioni per amare in modo gratuito.

IL secondo punto è la corte continua.

Molti di voi già convivono e credo abbiano anche rapporti visto che alcune coppie hanno figli. Quindi potete capire. Lasciamo perdere il momento del fidanzamento in cui c’è tanto tempo, siamo più giovani e abbiamo sempre voglia di fare l’amore (ricor. Nel matrimonio ma anche nella convivenza tutto questo non è più così facile. Non a caso si dice che il matrimonio è la tomba dell’amore. Non è solo colpa del pigiamone di flanella di Luisa. Lei ne ha uno da coniglio che è un anticoncezionale già quello. No, il matrimonio è responsabilità ed impegno. Tante cose a cui pensare: lavoro, casa, figli, conti da far quadrare, preoccupazioni,tasse ecc ecc.  Non abbiamo più la mente così libera e il cervello è il vero organo sessuale che tutti abbiamo. In realtà non partiamo proprio alla pari. Gli uomini hanno la biologia a favore. Noi pensiamo sempre al desiderio in riferimento alla pulsione sessuale. Qualcosa che è legato solo al nostro corpo. Il desiderio sessuale è in realtà generato da tre diverse dimensioni. C’è sicuramente l’aspetto biologico. Il desiderio è molto innescato dagli ormoni. In particolare dal testosterone. Per questo il desiderio prettamente fisico è nettamente maggiore negli uomini. I maschi hanno dieci volte il testosterone delle donne. Questo, care donne, non significa che voi vi dovete sentire meno capaci di amare e di desiderare un rapporto con vostro marito. Siamo differenti. La seconda è culturale ma non mi fermerei su questa. È la terza quella importante, quella che per noi ha fatto la differenza. La relazione di coppia.  È importante che il nostro amore cresca e che sia vissuto in un contesto di corte continua. E’ li che si gioca la partita della vostra intimità. I preliminari non si limitano ai minuti precedenti il rapporto ma durano sempre. E’ li che vi giocate la partita tra la gioia o il deserto sessuale.  Corte continua significa collocare l’intimità sessuale in uno stile di vita fondato sull’amore reciproco visibilmente manifestato. Corte continua significa preparare il terreno alla nostra pianta. Continui gesti di tenerezza, di servizio, e di cura l’uno per l’altra durante tutto l’arco della giornata.

La corte continua è fatica. Ci tocca far fatica, soprattutto a noi maschietti. Significa mettere l’altro al centro di una vita d’amore. Significa saper mettere l’amplesso come naturale conseguenza di una vita vissuta in preparazione di quel gesto culminante. C’è un vizio tipico dell’uomo, quello di essere per certi versi bipolare. Distaccato e incurante per ore se non per giorni. Preso dalle sue cose, dal suo lavoro e dai suoi interessi. Salvo diventare d’un tratto la persona più amorevole e tenera del mondo. Solitamente questo cambiamento avviene quando l’uomo ha in testa di avere un rapporto intimo con la moglie. Capite bene come questa modalità non sia la più corretta per approcciarsi all’amata. Lei non è cretina. Avverte tutta quella tenerezza come finta e finalizzata ad ottenere qualcosa. Non è tenerezza ma tenerume. Qualcosa che sa di finto. Un atteggiamento, quello dell’uomo, che non solo non è apprezzato dalla sposa, ma spesso è avvertito come irritante. La cura verso la propria sposa deve essere continua. Deve diventare uno stile di vita. Solo così può risultare autentica ed essere apprezzata. Solo così può provocare nella donna il desiderio di unirsi al proprio sposo. Dobbiamo corteggiare la nostra sposa! Sempre! Don Carlo Rocchetta spiega questa dinamica molto bene. Don Carlo Rocchetta dice, con molta saggezza e conoscenza della nostra umanità, che uomo e donna sono sfasati. L’uomo ha bisogno dell’incontro sessuale per trovare il desiderio di essere attento e amorevole verso la propria sposa, mentre la sposa, al contrario, ha bisogno di tenerezza e attenzione prima per avere il desiderio dell’incontro sessuale con il marito. Secondo don Carlo, difficile è iniziare, poi, si trasforma tutto in un circolo dell’amore, dove l’incontro sessuale diventa punto di partenza per l’uomo, che i giorni seguenti colmerà di attenzioni la propria sposa, e punto di arrivo per la donna che, essendo stata amata dal marito, si sentirà predisposta all’amplesso.  La corte continua è anche il nostro impegno nel renderci amabili. Cosa significa. Cercare di rendere all’altro facile amarci. Se determinati atteggiamenti le danno fastidio non li devo fare. Se riprenderlo sempre sugli stessi errori lo mortifica non devo farlo. Ciò non significa farci manipolare dall’altro ma scegliere di cambiare delle parti di noi per amore. Non esiste dire io sono fatto così. Serve pazienza e misericordia per i difetti dell’altro ma impegno e costanza per mitigare i nostri. Ora una precisazione fondamentale. I nostri gesti d’amore non debbono per forza essere spontanei. Possono anche costare fatica e magari ci dobbiamo impegnare per ricordarci di fare un complimento o un abbraccio. Ad esempio, a me personalmente dei complimenti non interessa nulla. Per Luisa sono importanti. Io non le dimostrerei mai il mio amore con i complimenti, non mi viene spontaneo. Però quando lei cucina il risotto mi impongo di dirle che è buono. Non perché sia cattivo ma perché istintivamente non ritengo sia importante dirlo. Sono falso? No! Mi sto impegnando, è diverso. Fa parte dei nostri doveri di sposi.

Faccio quello che mi sento, come massima espressione di libertà, è uno dei grandi inganni del nostro tempo. Può avere all’inizio un significato buono, ma poi questo concetto stressato diventa paradossale. È un paradosso perché noi non facciamo tutto quello che ci pare nella nostra vita. Se una persona ci sta antipatica non andiamo a dirglielo o se ci viene voglia di dare un pugno non lo facciamo. Almeno in una convivenza civile dovrebbe essere così. Grazie a Dio non facciamo tutto quello che vogliamo. Siamo capaci di mettere in atto una serie di filtri e di controlli alle nostre azioni e ai nostri comportamenti. Questo in negativo. Vale anche in positivo. Mettiamo in atto delle azioni perché sappiamo che sono giuste e sono coerenti con la vita che abbiamo scelto. Ci capita di parlare con coppie in crisi e quando si arriva a questo punto magari ti rispondono: eh ma se non me la sento? Ok non sentirsela, non ti verrà sempre spontaneo, ma certo che un complimento, una parola dolce, un gesto non fanno male a nessuno. Crediamo che su questo ci si debba comportare un po’ da adulti. La comparazione che a nostro avviso è più calzante si può fare con il lavoro. Noi non abbiamo sempre voglia di andare al lavoro, non lavoriamo sempre spontaneamente. Anche nel lavoro serve a volte sforzo e impegno. Anche nel lavoro capita la mattina che non abbiamo voglia di alzarci. Ci alziamo comunque e facciamo un sorriso ai nostri utenti, colleghi o clienti. Ciò non significa che siamo falsi, ma proprio il fatto di riuscire a farlo sempre determina la nostra qualità professionale. Se io voglio laurearmi non è che posso studiare solo quando ne ho voglia. Non sappiamo perché per questi ambiti siamo tutti d’accordo che sia così mentre per quanto riguarda l’amore no. Per l’amore è la stessa cosa: tu hai fatto una scelta. Se vuoi mantenere questa scelta devi mettere in atto delle azioni sia quando sono spontanee (grazie a Dio quando lo sono), ma le fai anche quando ti costano fatica. Ricordiamolo sempre, su questa cosa ci arrabbiamo anche un po’, che fare il bene fa sempre bene, anche a chi lo fa. Essere gentili addolcisce l’animo, fa bene anche alla circolazione. Anche quando non ce la sentiamo, se facciamo una cosa buona, facendola non perché ci sentiamo degli sfigati ma perché abbiamo scelto un cammino e cerchiamo di essere coerenti, questo ci farà sicuramente bene.

Antonio e Luisa

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