Perché il mondo assapori e veda la Comunione

Cari sposi,

nel mio percorso di sacerdote ho ricevuto la bellissima testimonianza di conversione di una donna in carriera, tanti soldi e successo professionale, finché il Signore portò a tutt’altra vita, al servizio dei poveri ed emarginati. Una frase della sua vicenda mi colpì in modo particolare: Quando non conoscevo Gesù, tutto quello che sperimentavo nella mia vita mi sembrava insipido, come non avessi olfatto e gusto. Dopo invece, le stesse cose avevano tutt’altro sapore!

Pensate ai tramonti o albe più impressionanti che ricordate. Quelle tonalità mozzafiato di luce rosea, rossastra, arancione, violacea… in pochi secondi si tramutano in grigiore e oscurità, senza alcuna attrattiva…ed è esattamente lo stesso cielo. Oggi Gesù ci provoca nuovamente. Palando ai destinatari delle beatitudini, il Vangelo della domenica scorsa, Gesù oggi rivolge nuove parole, il punto è la identità di discepoli, chiamati ad essere sale della terra e luce del mondo e sollecita due sensi molto usati: gusto e vista.

Faccio alcune premesse per capire le immagini usate da Gesù. Anzitutto il sale, un elemento assai prezioso nell’antichità, quando non esistevano conservanti né frigoriferi. Era infatti l’unico modo per mantenere i cibi intatti e per questo così ricercato tanto da diventare moneta di scambio, da cui il termine “salario”, ossia lo stipendio nell’antica Roma per i soldati. Ma nella Sacra Scrittura il sale ha anche un valore simbolico, era infatti un elemento di comunione tra alleati, e aggiungere sale all’offerta per i sacrifici significava ribadire il patto di alleanza con Dio come anche la comunione con Lui. Lo si vede chiaramente in due passaggi, Numeri 18,19 e il secondo libro delle Cronache 13,5 in cui si riferisce di una “alleanza di sale”, un patto inviolabile, stipulato davanti al Signore.

Inoltre, riguardo alla luce, essa, la luce simboleggia sia Dio, salvatore del suo popolo (Sal 27,1: 2 Il Signore è mia luce e mia salvezza), come la sua Legge (cf. Sal 119,105: Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino) e in modo particolare il Servo di Jahvé, chiamato proprio “luce del mondo” (cf. Is 42,6: Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni). Per tutti questi significati, Gesù oggi viene a dirci il sale e la luce si devono trovare soprattutto nella vita di chi crede in Lui. Significano la verità, il senso nuovo all’esistenza che i cristiani sono chiamati a donare a chi proprio non vi riesce a trovarlo. E come si applica questo alla vita di coppia?

Sia la luce che il sale sono beni “relazionali” perché sono mezzi e non fini. Noi non vediamo la luce ma tramite la luce e non mangiamo il sale ma lo dosiamo con cura per insaporire le pietanze. Allo stesso modo il matrimonio è un mezzo per raggiungere la comunione con Dio. In questo blog non siamo ossessionati dalle nozze ma abbiamo compreso dal Signore e dalla Chiesa che il sacramento degli sposi è una grazia immensa perché le famiglie, le società, il mondo viva l’unità di cui Gesù è venuto a darci il sommo esempio: perché tutti siano una cosa sola (Gv 17, 21).

Il matrimonio famigliarizza il mondo, cioè è chiamato a dare un tocco di casa, di fraternità, di comunione: “Dio ha affidato alla famiglia il progetto di rendere «domestico» il mondo” (Amoris Laetitia, 183)! Ecco il vostro essere sale e luce. Voi stessi ve ne accorgete: l’apporto e il contributo di un matrimonio unito e che ama i propri figli e irradia una vera testimonianza di amore ha un effetto reale e duraturo, anche a distanza di tanti anni.

ANTONIO E LUISA

Padre Bardelli, la nostra guida spirituale per tanti anni, diceva sempre durante i suoi corsi che una coppia di sposi era meglio non si impegnasse nella pastorale familiare senza aver almeno dieci anni di matrimonio. Il senso delle sue parole era chiaro. Noi sposi non evangelizziamo con quello che diciamo se non in minima parte. Certo è importante prepararsi, è importante essere consapevoli di cosa sia il nostro sacramento, ma quello che passa è soprattutto chi siamo. Noi sposi possiamo evangelizzare anche senza dire tante parole. Siamo chiamati a testimoniare ciò che siamo. Siamo una comunione di persone che cercano di amarsi e di perdonarsi ogni giorno. Ho in mente tante coppie della mia parrocchia, dell’associazione di cui facciamo parte e anche tante coppie amiche che sono potentemente evangelizzatrici. Lo fanno vivendo. C’è Ettore, uno sposo che resta fedele al sacramento seppur abbandonato, ci sono Simona e Andrea che sono usciti dalla sofferenza di non poter avere figli ed ora sono fecondi in mille modi, ci sono Giovanni e Caterina che si sono aperti alla vita con sette figli, ci sono Riccardo e Barbara che si donano completamente ai poveri e agli ultimi nella missione. Queste sono coppie che anche senza parlare possono portare luce e sale su questa terra. Fortunatamente ce ne sono tante altre. Coraggio cari sposi, mettiamo un po’ di sale in questo mondo con la nostra vita.

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