C’è del vero (non tutto) nel monologo di Chiara

Ho ascoltato con calma stamattina il monologo di Chiara Ferragni a Sanremo. Non ho guardato il festival. Però dopo aver letto alcuni commenti sono rimasto incuriosito e sono andato a cercarlo sul web. Devo dire che non mi è piaciuto tutto. Però ammetto che ho trovato alcuni passaggi che esprimono, a mio avviso, un sentimento autentico. Chiara ha fatto trasparire le vere paure e preoccupazioni di una mamma. Poco importa che sia privilegiata e con tante possibilità in più rispetto alla media. Ho visto la mamma. E mi è piaciuto. Quei due, i Ferragnez, non riesco ad inquadrarli bene. Nei loro messaggi c’è tanta retorica ed ideologia ma spesso ci leggo anche un genuino amore. Vedo certamente tanta contraddizione ma anche delle luci. Vengo ora a un passaggio che mi è piaciuto particolarmente. Dice Chiara:

Diventerai una madre anche tu e sarai sempre la stessa persona, con gli stessi dubbi e le insicurezze di sempre. Anche i tuoi genitori, che ti sembravano infallibili, hanno la consapevolezza a volte di sbagliare. Sarà semplice fare i genitori? Mai. Sarà il lavoro più duro di tutti e l’unica persona che potrà dare un giudizio finale sono i tuoi figli. Ti sentirai quasi sbagliata ad avere altri sogni al di fuori della famiglia. Se farai sempre del tuo meglio per i tuoi figli, togliti il dubbio, forse sei una brava madre, non perfetta, ma brava abbastanza. Un consiglio: celebra sempre i tuoi successi, non sminuirti mai di fronte a nessuno. 

Mi è piaciuta molto questa ammissione di fragilità e nel contempo di forza e di fierezza. E’ proprio così. Lo dico da uomo che è anche marito e papà. Io sono sposato con una donna che lavora. Quando i bambini sono piccoli hanno bisogno soprattutto della mamma. Io posso e devo esserci, devo impegnarmi a fondo per collaborare e dividere i compiti con lei, come è giusto che sia. Ma non sarà mai un impegno al cinquanta per cento La madre c’è dentro di più. C’è dentro tutta: in pensieri, corpo, emozioni, cuore. Tutto! Io ho sempre amato i miei figli ma non ho mai avuto la stessa visceralità di Luisa. Siamo differenti. Poi ci sono i momenti che sembra mollare, che sbrocca, a volte sembra un po’ matta ed è lì che è importante il mio sguardo. Basta poco. Basta un abbraccio, basta dirle quanto è bella. Basta starle vicino accogliendo la sua fragilità. Ha bisogno di essere sostenuta come ne ho bisogno io. Diciamocelo quanto siamo belli sopratutto quando facciamo fatica a vederla questa bellezza appesantiti da carichi che sembrano schiacciarci. Luisa per anni ha sofferto di questa sua incapacità a fare tutto bene. Ad essere moglie, madre ed insegnante al massimo delle sue potenzialità. A qualcosa si deve rinunciare e qualcosa si deve fare per come si può. Preparare le lezioni bene, mettere in ordine casa, cucinare, accudire i bambini e poi seguirli nello studio una volta cresciuti. Impossibile. Almeno per lei. Voi direte: e tu cosa hai fatto? Io ho collaborato ma non è bastato comunque. Ne ha sofferto per anni. Ora ha capito! No! Non ha capito come riuscire a fare tutto. Ha compreso che non è onnipotente e che deve avere delle priorità nella sua vita e nella sua famiglia. Ha capito che se anche i vetri hanno delle ditate e c’è un po’ di polvere sui mobili non è la fine del mondo. Ha capito che non può prendersi a scuola impegni che vanno oltre l’insegnamento, come corsi pomeridiani o commissioni scolastiche. Ha capito che non è una cattiva moglie se, a volte, cucina qualcosa di molto semplice e veloce o se mi trovo a dover cucinare io quando torno alla sera. Per lei è stato davvero liberante. Ed io? Io ho capito quanto sia importante mostrarle quanto lei sia bella nonostante non sia onnipotente. Ho capito come sia importante per lei essere rassicurata e quanto sia importante che io comprenda la fatica che le costa fare tutto quello che fa. Insomma lei ha capito che per me è meravigliosa così com’è, nella sua caducità e imperfezione perchè anche io so di essere imperfetto e non potrei sostenere il peso di stare con una moglie perfetta. E’ qualcosa che si impara. Con il tempo. Più si cresce nel matrimonio, più si diventa “bravi”, e più si impara ad accogliere la nostra impotenza in determinate circostanze.

Ho capito che la mia sposa è bellissima anche se non è perfetta. Lei è bellissima perchè si dona. Si dona a casa e si dona nel lavoro. E’ bellissima quando alla sera non riesce a stare in piedi perchè distrutta da una giornata di lavoro e ancora riesce a mantenere una dolcezza che mi lascia senza parole. Mi piace guardarla, perchè è davvero bella nonostante la stanchezza che le si legge in volto. Una bellezza che forse posso percepire solo io perchè conosco la fatica che le costa dover fare tutto ciò che fa. La bellezza più assoluta e autentica è questa. La bellezza è essere capaci di non perdere la tenerezza e la compassione anche nella fatica di ogni giorno, anche negli impegni che sono tanti. Questa bellezza non teme il tempo che passa, non teme le rughe o le smagliature. E’ bellissima una persona che si consuma d’amore, è affascinante e irradia qualcosa che non viene solo da lei, una luce particolare nello sguardo e nel viso che è riverbero della luce di Dio.

Un’ultima cosa cari sposi: uno dei complimenti più belli che possiamo fare a nostra moglie è dirle quanto ci sentiamo fortunati e felici ad averla come moglie. Anche con tutti i suoi difetti perchè fanno parte di lei che per noi è una meraviglia. Non smettiamo mai di dirglielo. Ce ne ha bisogno.

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