L’ipocrisia (e i danni) di una finta castità

Prendo spunto da un film non molto conosciuto di alcuni anni fa. Si tratta di Mustang. Un film crudo, che racconta la vicenda di cinque sorelle turche. Abitano in un piccolo paese a mille chilometri da Istanbul. Hanno perso i genitori e sono cresciute con lo zio e con la nonna. Una cultura islamica conservatrice impone loro uno stile di vita lontano dai loro desideri. Vivono in una società che impone matrimoni combinati, moderazione nel vestire e obbligo di verginità e castità prima del matrimonio. La donna deve essere pura, pudica e virtuosa. Solo la donna. Per l’uomo non vale. E cosa fanno queste ragazze? C’è una scena emblematica di tutta l’ipocrisia che c’è dietro una morale senza sostanza, fatta di regole non comprese e rispettate solo per paura o per dovere. In questa scena, una di loro si apparta con il fidanzato e pur di non perdere la verginità decide di avere un rapporto anale con lui. E’ questa la castità? Mi chiedo a cosa possa servire una scelta del genere. La castità non è quella che esibisce il lenzuolo macchiato di sangue dopo la prima notte. La castità non è quella delle visite per confermare la verginità. Queste cose, che accadono ancora in alcune parti della Turchia, erano normali anche in Italia fino a metà del secolo scorso. Ora da noi non lo sono più, però la mentalità è rimasta in alcuni di quei già pochi che si decidono per la castità. La castità come abbiamo cercato di raccontare in tante occasioni non è una realtà soltanto fisica, di facciata, ma abbraccia tutta la persona in anima, corpo e cuore. La castità diventa modalità di relazionarsi per essere sempre più dono per l’altro e sempre meno egoisti verso l’altro.

Oggi forse è meglio di sessant’anni fa. Perchè c’è più consapevolezza quando si sceglie la castità. Almeno dovrebbe esserci. E’ una scelta che comporta delle rinunce immediate e oltretutto è derisa da un mondo che non la capisce e che la vede come una inutile privazione. E invece? Non è sempre c’è una vera consapevolezza. Vi porto ad esempio due situazioni in cui vivere la castità nel fidanzamento male ha poi portato grossi problemi nel matrimonio. Sono situazioni reali. Non mi sto inventando niente. Situazioni in cui Luisa ed io ci siamo imbattuti più di una volta. E quando abbiamo accolto la sofferenza di questi giovani sposi la loro domanda era sempre la stessa: perchè nonostante ci siamo impegnati tanto a vivere la castità ora facciamo tanta fatica e non è tutto perfetto?

La castità non serve a coprire dei problemi.

Questa situazione non è per nulla infrequente. Succede soprattutto in quei gruppi anche cattolici che fanno della castità una medaglia. Che magari la ostentano. Sia chiaro non ho nulla contro questi gruppi e contro queste associazioni in cui i ragazzi possono trovare sostegno a vicenda. Dico solo di fare attenzione. Non fate della vostra debolezza e delle vostre ferite una medaglia. Affrontate le vostre difficoltà e non nascondetevi dietro una parvenza di santità. Perchè è solo tale. Non c’è santità in una castità usata come scudo perchè non si è capaci di donarsi attraverso il corpo. Questo accade per tanti motivi: per mancanza di autostima, perchè non c’è un bel rapporto con il proprio corpo, perchè si sono avute esperienze negative, per delle dinamiche anaffettive vissute nella famiglia di origine, per una idea sbagliata e un po’ bigotta della sessualità. I motivi possono essere molteplici e possono sommarsi tra loro. Cosa comporta questo? Vi racconto un’esperienza di una coppia così che ci ha contattato tempo fa. Una volta sposati non hanno più avuto la castità come scusa per rimandare il momento del rapporto e i due sono entrati in crisi. Basta uno dei due che abbia usato la castità come copertura. Difficilmente ci sono dentro entrambi. Ci ha chiamato lei, disperata e incredula, dicendoci che lui non la sfiorava, non la guardava, non la cercava. Lei provava a provocarlo, a mostrarsi attraente e svestita e lui restava al pc senza mostrare interesse. Quelle poche volte che facevano l’amore, o ci provavano, lui lo faceva quasi meccanicamente, veloce, senza preliminari. Sembrava che stesse svolgendo quasi un compito. E lei? Si sentiva smarrita, non desiderata, ignorata. Si sentiva non amata. Ci ha confidato che avrebbe avuto voglia di scappare, che non pensava che il matrimonio poteva essere così difficile. Si aspettava, dopo tutta quella attesa, un momento di unione meraviglioso e invece? Solo freddezza e lontananza. Capite che quella che hanno vissuto non è stata vera castità. E’ stato solo rimandare un problema a dopo il matrimonio. Dove tutto è più difficile poi. Come comprendere se siete dentro questa ipocrisia? E’ importante dire che il fidanzamento non è un periodo di sola conoscenza caratteriale e spirituale. Il fidanzamento implica il coinvolgimento di tutta la persona. Persona fatta di anima, sentimenti, desideri, valori, idee, fede ma anche fatta di corpo con tutte le sue doti espressive (dolcezza e tenerezza). In questo caso come si costruisce una relazione casta? La risposta non è nè nell’astinenza nè nell’avere rapporti sessuali (incompleti o completi fa poca differenza). Nessuna delle due soluzioni. La relazione casta presuppone la continenza. Solo così ci sarà verità. Cosa significa continenza? Semplicemente vivere tutte quelle espressioni corporee che non contemplino una eccitazione sessuale (il nostro padre spirituale ci diceva sempre dal collo in su), ma che si limitino alla tenerezza e alla dolcezza. Baci, abbracci, carezze sono fondamentali tra due fidanzati, perchè il contatto fisico non solo nutre l’amore ma permette una conoscenza sempre più profonda dell’altro, permette di abbassare le barriere e di accogliersi sempre di più. Permette di creare intimità e complicità. Tutti ingredienti necessari in una relazione affettiva. 

La castità portata al limite diventa frustrante

Questa è la castità che il nostro padre spirituale chiamava del cane rabbioso. In questa c’eravamo caduti un po’ anche io e Luisa (per colpa mia naturalmente) e poi i primi anni di matrimonio l’abbiamo pagata. Abbiamo dovuto recuperare l’abbandono reciproco. I due non comprendono la bellezza della castità ma ne subiscono le rinunce. Vedono la richiesta della morale cattolica come una legge assurda ma che per paura o per dovere cercano di rispettare. Vivere la castità così cosa comporta? Che la tentazione è forte, c’è desiderio di avere rapporti completi o incompleti, ma ci si controlla. Si arriva sempre al limite. Il limite si sposta sempre più in là. Arrivando fin quasi al rapporto completo e fin quasi all’orgasmo maschile. Che qualche volta arriva non riuscendo lui a controllarsi. Vivendo la castità in questo modo c’è una continua tensione verso l’appagamento sessuale e nel contempo un continuo controllo e frustrazione di questa pulsione. Più il corpo, con tutti i suoi ormoni, con la sua eccitazione e con le sue pulsioni istintive, ci spinge a raggiungere l’orgasmo e più il cervello cerca di controllare e di bloccare questi istinti naturali che si sono ormai innescati. E’ quello che è successo ad una coppia che ci ha scritto alcuni mesi fa. Arrivati al matrimonio i due sposi si sono poi trovati in grossissime difficoltà. Lui, abituato a controllarsi, non riusciva più a lasciarsi andare e a mantenere l’erezione durante la penetrazione. Capite come giocare con la nostra sessualità poi non è così innocuo? Può creare scompensi che poi è difficile riequilibrare. Ora quella coppia sta cercando faticosamente di venirne fuori. Altre volte ci hanno contattato spose che, abituate a trattenersi e a limitare le effusioni del fidanzato, poi nel matrimonio non erano capaci di abbandonarsi, con conseguente difficoltà a trarre piacere dall’intimità e nei casi più gravi a lasciarsi penetrare con irrigidimento dei muscoli della pelvi, insieme a quelli dell’addome e delle cosce (vaginismo). Il controllo mentale diventa così barriera fisica. Capite i danni che questo tipo di finta castità causa poi all’intimità matrimoniale e di conseguenza a tutto il matrimonio.

Quindi la castità va vissuta bene. Per viverla bene va compresa e va capito che questa scelta è migliore per noi, per l’altro e per la relazione. Va quindi vissuta nella continenza e nella volontà di non entrare mai in quello che Alessandra di 5P2P chiama imbuto. Arrivare a quel livello di effusione dove l’eccitazione è ormai partita e dopo fermarla comporta un forte controllo emotivo e psicologico e lascia comunque un senso di frustrazione e di incompiutezza. Tanta tenerezza, ma senza eccitazione sessuale. Semplice no? No non è semplice per nulla. Riuscirci però permette nel matrimonio di vivere una sessualità fantastica. Intimità che resta un percorso da perfezionare e migliorare nel tempo. Quindi non scoraggiatevi se non la vostra non è perfetta. Avete tutto il matrimonio per diventare sempre più bravi e per crescere in piacere e comunione.

Antonio e Luisa

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3 Pensieri su &Idquo;L’ipocrisia (e i danni) di una finta castità

  1. Un ottimo articolo.
    (Per completezza, diciamolo: è importante verificare che davvero l’irrigidimento muscolare sia causato da un blocco psicologico, e non sia una manifestazione di patologia fisica – endometriosi, vaginismo primario, allodinia… visto che queste problematiche sono molto sottovalutate dai medici stessi).

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  2. Pingback: Le coppie caste durano di più e sono più felici | Matrimonio Cristiano

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