Due vite. Qualcosa ti esplode dentro ma tu devi festeggiare

Sanremo è finito da poche ore. Ha vinto Mengoni con la sua bellissima Due vite. Siamo ancora in pieno clima sanremese e stavo pensando di scrivere un articolo proprio sulla canzone di Mengoni e invece tratterò di altro. Infatti non solo padre Luca Frontali ma anche altre persone che leggono il blog mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sul monologo di Chiara Francini.

Cosa dire? Io vi confesso che ero andata a dormire dopo il medley di Paola e Chiara quindi non l’ho ascoltata in diretta, ma l’ho su su Rai Play oggi, dopo che Andrea a colazione tutto entusiasta, visto che la conosce di persona, mi ha detto: la devi ascoltare ha detto cose magnifiche mi sono sentito compreso. Mi ha specificato che il monologo proposto a Sanremo è solo una parte di un suo spettacolo teatrale. L’abbiamo quindi ascoltata insieme diverse volte. Io ho l’abitudine di fare prima una visione complessiva, immagine e parlato, e poi una seconda volta concentrandomi solo sull’audio. Un po’ come si fa quando si è nel confessionale e si ha la grada davanti. Lì vi è l’ascolto vero e reciproco. Senza pregiudizio.

Mi sono ritrovata molto in questo passaggio; quando qualcuno ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata, qualcosa ti esplode dentro, si apre un buco in mezzo agli organi, ma tu devi festeggiare. Ora sicuramente, come è d’ abitudine, chi sale su quel palco il giorno dopo viene riempito di critiche, giudizi, condanne e, il più delle volte, proprio da chi Sanremo non lo guarda. Perché per alcuni non è da cristiani. Ecco io invece lo guardo perché mi piace ascoltare i testi delle canzoni, voglio conoscere ciò che ascoltano i nostri ragazzi per essere in grado di poter dare non solo un giudizio ma eventualmente una direzione. Chiara se avesse fatto il suo discorso in una classica sala parrocchiale, nei gruppi famiglia nel momento delle condivisioni, le sue parole non sarebbero state fuori luogo.

Secondo me ha risvegliato proprio questo: la mancanza di questo tipo di condivisioni nelle nostre parrocchie. Le parole di Chiara sono anche le mie. Io stessa le ho pensate e pronunciate. Credete che chi è che nel pieno del dolore per una mancata gravidanza, per un aborto spontaneo, o per il rimpianto di averci pensato troppo tardi a un figlio, credete che non le ha mai pensate e pronunciate? Io ogni volta che una amica si presentava trionfante con il suo grembo stravitoso ho sempre pensato: come ha fatto in così poco tempo? Si è sposata due mesi fa. Ebbene sì, sono pensieri che bene o male si provano. E’ umano che sia così. La differenza sta che Chiara li ha detti ad alta voce. È stata vera e schietta. Indubbiamente il suo percorso di vita è diverso da quello di ognuno di noi, è diverso da quello mio e di Andrea.

Andrea si è sentito accolto e capito quando Chiara ha ammesso di aver perso del tempo. Il tempo è stato un fattore chiave della nostra crisi matrimoniale. Andrea è cosciente e consapevole che abbiamo rimandato troppo la ricerca di un figlio biologico e ora si ritrova a vivere la pienezza di una paternità diversa. Ma è stato un percorso scoperto all’interno del matrimonio. Abbiamo attraversato l’amarezza e il dolore. La Perdonanza assisiana di qualche estate fa ci è servita proprio a questo: a rinascere a vita nuova . Ascoltando Chiara mi sono tornate alla mente le mie parole quando, nel bel mezzo del dolore, chiedevo a don Francesco: ma posso non averlo questo istinto materno? Talmente era forte il mio dolore non solo emotivo ma anche fisico, e lui mi rispondeva sempre: no non puoi non averlo. Ho faticato un pochino ma poi ho compreso le sue parole, indubbiamente il servizio in Croce Rossa mie è stato utilissimo per questo. Quando ho scoperto la mia chiamata alla Croce Rossa eravamo in piena pandemia.

Il servizio verso il prossimo è stato per me il mezzo per esercitare la mia maternità, è stato quel filo rosso che mi ha ricondotto in chiesa. Per anni, noi che siamo stati senza figli biologici, siamo stati etichettati ” Adulescenti”. E’ vero che vieni considerato di serie B, come quello che non capisce niente di nulla. Quante volte dei genitori ci hanno detto la frase mitica tu non puoi capire, come se avere figli corrispondesse ad avere vinto un premio. Anzi, come spesso dicevo io anni fa ad Andrea, un figlio cos’è il lasciapassare per le vacanze comunitarie della parrocchia?. Se non hai figli vieni quasi messo in attesa come accade al CUP della ASL perché la priorità sono le famiglie con figli.

Potremmo andare avanti ad oltranza su questo argomento, ma le polemiche a noi non interessano e preferiamo l’ascolto e la condivisione. Anzi semmai vi lascio una richiesta: voi che avete figli vi dovete impegnare a spargere speranza verso le coppie che sono ferme nel loro dolore. Noi per primi cerchiamo di seguire la scia luminosa della speranza. Io ho pochissime probabilità di poter dare alla luce un bambino. La gravidanza mi viene presentata al pari di una malattia invalidante e so benissimo che se, a Dio piacendo, dovessi rimanere incinta dovrei stare a letto ferma immobile per mesi, ma sono pronta e preparata per farlo. Qualsiasi cosa accada sono pronta, anche se durasse pochissimo tempo, perché ora so che Dio è custode della vita dal concepimento alla fine, e non dovrò sentirmi in colpa o tantomeno una fallita, se disgraziatamente dovessi perderlo. La vita è fatta di scelte e sentieri, noi come sempre abbiamo intrapreso il sentiero più difficile e, in alcuni momenti, doloroso, ma in fondo si vive per Cristo con Cristo e in Cristo.

Vi aspettiamo se volete nella nostra pagina Facebook Abramo e Sara, nel nostro canale Telegram e WhatsApp. Se passate da Roma ci trovate presso la parrocchia di San Giuseppe al Trionfale. E se volete continuare a sostenere il nostro progetto è disponibile online il nostro libro su Amazon.

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