Sembra che anche in Italia sia arrivato il matrimonio simbolico. Devo ammettere che non ero a conoscenza di questa nuova tendenza nata, come spesso accade per le nuove tendenze sociali, negli States. Un fenomeno ancora poco conosciuto, ma comunque in forte crescita nel nostro Paese visto che, secondo Liana Moca presidente di Federcelebranti, le richieste per questo tipo di “unione” sono cresciute nel 2022 di ben il 330%. Pensate che all’estero, almeno in alcuni Paesi, queste celebrazioni sembrano essere addirittura i due terzi del totale. Tra i personaggi illustri che in Italia hanno celebrato questa “unione” ci sono Silvio Berlusconi e Marta Fascina. Non un fenomeno trascurabile ma che probabilmente diventerà sempre più frequente anche da noi.
Di cosa si tratta? Un po’ si può comprendere dal nome. Non si tratta né di un matrimonio civile né di un’unione civile. Una celebrazione completamente privata ed informale e senza nessuna implicazione sociale o giuridica. Insomma per lo Stato nessun dovere e nessun diritto. Questo “matrimonio” è completamente simbolico. Non ha formule o riti particolari, ognuno può scegliere quella che preferisce per promettersi amore, non ha la necessità né di un sacerdote né di un rappresentante del comune, chiunque può celebrare questo rito. A cosa serve quindi? Semplicemente a dare voce alla nostra parte più emotiva ma senza impegno e responsabilità. Un rito che è perfetto per la nostra società caratterizzata da un forte narcisismo, da egocentrismo ed egoismo. Una società sempre più allergica all’impegno e al per sempre. Questa tendenza mi permette alcune riflessioni.
La socialità fa parte delle esigenze dell’amore. Perché non accontentarsi di convivere e decidere di celebrare il proprio amore con amici e parenti? Perché la socialità è parte integrante dell’amore. Noi abbiamo bisogno di condividere il nostro amore con le persone a cui vogliamo bene. Ne sentiamo proprio il desiderio. Due cuori ed una capanna va bene per i film romantici. Poi esiste la vita reale. Faccio un esempio stupido. Mi ero appena fidanzato con Luisa e passeggiando con lei per il centro cittadino ho incrociato degli amici. Istintivamente ho smesso di tenerla per mano. Lei se l’è presa tantissimo. Ho capito poi che il mio gesto l’aveva ferita. Era come se non volessi comunicare agli altri la nostra relazione e questo la faceva sentire meno amata. Ed è così. Quindi una cerimonia di questo tipo risponde alla fame di rendere pubblico l’amore dei due celebranti. Un altro esempio. Un’amica di Luisa ha intrattenuto una relazione con un uomo sposato. Fortunatamente ora si sono separati. La sofferenza che lamentava con Luisa non era solo dovuta al fatto di non averlo sempre con sé e di doverlo dividere con un’altra ma provava un malessere anche nel dover tenere nascosta la relazione. Le sembrava una relazione a metà. Ed era così infatti.
Il per sempre fa paura. Perché non sposarsi allora? Almeno civilmente tutti lo possono fare. Perché molti sono guidati dalla pancia e non dal cuore. Sono capaci di grandi promesse, di pronunciare parole strappalacrime dove descrivono un amore immenso, un amore capace di spostare le montagne ma poi non hanno nessuna intenzione di impegnarsi per la vita. Perché fa loro paura e perché non lo vogliono davvero. Quindi questa cerimonia è perfetta. Non porta nessun impegno concreto ma permette dei grandi discorsi e dei grandi pianti. Insomma tutta fuffa? No per nulla. I due che celebrano probabilmente ci credono pure a quello che stanno dicendo, perché provano davvero quella passione fortissima l’uno per l’altra. Il problema è che il centro sono loro. Quello che chiamano amore non è altro che un’emozione che li fa stare bene. Vogliono stare con l’altro per quello che provano e che hanno, non per donarsi davvero. Se i presupposti sono questi è normale che non si voglia prendere impegni ma solo prendere l’uno dall’altra. Poi è normale che le relazioni finiscano perché l’altro non dà più abbastanza o perché si trova chi dà di più.
Questo matrimonio simbolico poi ci fa davvero sentire amati?
Un matrimonio che lascia vie di fuga quando l’altro non è più come lo vorremmo magari è più facile e meno impegnativo, ma non permette di amare davvero e soprattutto di sentirsi davvero amati. L’indissolubilità l’abbiamo scritta dentro. Desideriamo con tutto il cuore una persona che ci voglia bene perché siamo noi. Non perché facciamo qualcosa o ci comportiamo in un determinato modo. Sentire di doversi meritare l’amore dell’altro è terribile. Non lo percepiamo come amore. Dentro abbiamo questo desiderio grande di essere amati perché siamo noi e per sempre.
Antonio e Luisa
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“L’indissolubilità l’abbiamo scritta dentro. Desideriamo con tutto il cuore una persona che ci voglia bene perché siamo noi. Non perché facciamo qualcosa o ci comportiamo in un determinato modo. Sentire di doversi meritare l’amore dell’altro è terribile. Non lo percepiamo come amore. Dentro abbiamo questo desiderio grande di essere amati perché siamo noi e per sempre.”
Vero. Queste parole mi fanno rifllettere : anche noi sposati “per scelta” non dobbiamo mai dare per scontato nulla, attenti a non considerare come dovute le attenzioni e le cure dell’altro altrimenti pur senza volerlo facciamo sentire il nostro comiuge come se dovesse in qualche modo meritarsi il nostro amore. Con il tempo si può cadere in questa incomprensione. Occorre sempre guardare ai primi tempi in cui “ci siamo scelti”
Margherita
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