Italiani in via di estinzione?

Cari sposi,

            proprio oggi si sta svolgendo a Roma il terzo incontro sugli “Stati generali della natalità”, una riunione che interpella leaders di diverse provenienze per trattare il problema del declino delle nascite in Italia. Dobbiamo essere grati a Gigi e Anna Chiara De Palo che hanno avuto questa iniziativa, del tutto controcorrente, di mettere al centro dell’attenzione politica la denatalità del Bel Paese.

Che qualcuno finalmente mettesse il dito nella piaga ci voleva! Come se fosse una questione di taglio morale o un fatto privato. Il nostro tasso di crescita è del 1,24 nascite per donna, quasi la metà di quanto si richiede affinché le nascite superino le morti e ci possa essere il cosiddetto ricambio generazionale (che richiederebbe avere minimo il 2,1 figli per donna). E difatti, non c’era da meravigliarsi se, con questo andazzo, dal 2022 siamo in decrescita; l’ultimo dato, risalente ai primi di aprile scorso, afferma che nel 2022 sono nati 392.598 bambini, contro i più di 700.000 decessi, evidenziando così un dato sociale mai avvenuto dal secondo dopoguerra.

Che succede? Come mai? A farla da economista, le cause sono di tipo monetario (bassi stipendi e il costo della vita), organizzativo (carenza di servizi per le famiglie), sociale (sposi più grandi e conseguente minor fertilità). Ma siamo proprio sicuri che i cervelloni della finanza abbiamo definitivamente colto il nocciolo della questione? Senza nulla togliere al realismo delle cause elencate, direi che il punto è piuttosto culturale, per meglio dire, spirituale. Mi risulta che le famiglie dei nostri trisavoli, bisnonni e nonni, pur vivendo in un mondo con molte meno comodità e facilità, erano comunque più numerose delle nostre oggi. Per carità, ci devono essere risposte politiche ben precise, come altri paesi europei hanno adottato con buoni risultati.

Papa Francesco, con il suo abituale stile diretto e colorito, qualche tempo addietro, ha fatto un accenno al motivo di tale desertificazione popolare: “L’altro giorno, parlavo sull’inverno demografico che c’è oggi: la gente non vuole avere figli, o soltanto uno e niente di più. E tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno soltanto uno perché non ne vogliono altri, ma hanno due cani, due gatti … Eh sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Sì, fa ridere, capisco, ma è la realtà. E questo rinnegare la paternità e la maternità ci sminuisce, ci toglie umanità. E così la civiltà diviene più vecchia e senza umanità, perché si perde la ricchezza della paternità e della maternità. E soffre la Patria, che non ha figli e – come diceva uno un po’ umoristicamente – “e adesso chi pagherà le tasse per la mia pensione, che non ci sono figli? Chi si farà carico di me?”: rideva, ma è la verità. Io chiedo a San Giuseppe la grazia di svegliare le coscienze e pensare a questo: ad avere figli. La paternità e la maternità sono la pienezza della vita di una persona” (Udienza, 5 gennaio 2022). 

La causa è una profonda paura di assumersi responsabilità e perdere la propria autonomia (cfr. Amoris Laetitia, 40). Paura, in un certo senso, giustificata perché dare la vita ed educare è quanto di più sublime e impegnativo possa compiere un essere umano. Non si tratta affatto di essere prolifici come conigli, il Magistero della Chiesa su questo punto è chiarissimo: “In rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita” (Paolo VI, Humanae Vitae 10). 

Che possiamo fare, cari sposi, perché ci sia un futuro? Soprattutto voi avete la risposta. Credo che chi è fidanzato o nei primi anni di vita matrimoniale debba aprirsi fiduciosamente allo Spirito Santo, che con il Suo assoluto realismo e concretezza, può davvero guidarli a procreare generosamente una famiglia. Per chi è più maturo e grandicello o per chi non ha vissuto la difficoltà dell’infertilità, l’attenzione e il focus vanno sulla meravigliosa vocazione che ogni coppia, giovane e meno giovane, alla fecondità.

Voi coppie avete la missione nativa, cioè insita nel proprio DNA, non appioppata da noi preti in parrocchia, di “custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio 17).

Siete voi i santuari, gli oracoli del vero amore, quello che discende dal Cielo e si fa carne, non questo surrogato che gira nel mainstream. Dinanzi a un mondo occidentale che si sta spopolando, voi coppie credenti siete protagoniste della medesima scena che vide coinvolto il profeta Ezechiele (Ez 37, 1-14): «Mi disse: “Figlio d’uomo, queste ossa potrebbero rivivere?”, e io risposi: “Signore, Eterno, tu lo sai”. Egli mi disse: “Profetizza su queste ossa, e di’ loro: ‘Ossa secche, ascoltate la parola dell’Eterno!’». Le ossa di un’umanità in via di estinzione sono sparse attorno a noi ma lo Spirito vi sollecita a divenire profeti di un’umanità nuova, protagonisti della Civiltà dell’amore con l’apertura generosa alla vita e il volervi assumere seriamente la missione propria di sposi.

padre Luca Frontali

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