“Ricordati chi sei, ricordati da dove vieni, ricorda il tuo passato senza subirlo mai”

Cari sposi, sarà anche una canzone di Max Pezzali, ma soprattutto il concetto proviene dalla Sacra Scrittura. Difatti, al popolo eletto, una volta giunto nella Terra Promessa Dio, tramite Mosè, disse: “Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore, il tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente” (Deuteronomio 5, 15). Dopo un favore così grande, il rischio di considerare “normale e dovuto” è molto grande. Al resto poi ci pensa l’onnipresente routine e lo stress e così il gioco è fatto: ci sentiamo i padroni della nostra vita.

La premessa era dovuta perché oggi vediamo un Gesù burbero e caustico. Avrà forse digerito male la cena? Magari il materasso era duro? Pietro ne ha sparata un’altra delle sue? Niente di tutto ciò. Gesù non perde mai il filo del discorso ed è sempre sul pezzo. Ma allora cosa avrà voluto trasmettere a questa mamma disperata e in definitiva a ciascuno di noi anche con tal contegno?

Difficile accettare il messaggio per la nostra (mi ci includo) mentalità buonista e pacioccona incapace ogni tanto di dir di “no”! Come sempre è il contesto che ci schiude il significato. Gesù si è rivolto anzitutto al suo popolo, alla sua stirpe e sarà successivamente lo Spirito che, tramite Paolo, aprirà la Chiesa anche ai non ebrei. Ma quello che è imprescindibile, per gli uni e per gli altri, rimane il fatto che Gesù ci porta un dono che non meritiamo. Lo si può chiedere, lo si può sperare ma non è mai un automatismo.

Gesù ci insegna che la salvezza, la redenzione, il Cielo, la vita eterna, la Grazia… è sempre un regalo da implorare umilmente. Eh lo so che è duro, abituati come siamo ad avere oramai tutto a portata di un “clic”: dalla banca, alla spesa, al lavoro, alla scuola, agli acquisti. Se da un lato “volere è potere”, quando siamo davanti a Dio non funziona più così e subentra la dolce legge della Grazia.

In definitiva il Vangelo di oggi ha un sapore battesimale. Ci ricorda che nella nostra vita c’è stato un prima e un dopo il Battesimo, l’incontro con Cristo, anche se nella maggioranza dei casi l’abbiamo ricevuto da infanti. In definitiva, il Vangelo ci ricorda l’immensa realtà del Battesimo con il quale siamo entrati fisicamente in contatto con Cristo e ne sia divenuti fratelli, figli nel Figlio. Ricevere la grazia della guarigione per la sua bambina, supponeva per questa donna entrare in un rapporto di fede con Gesù, voleva dire quindi cambiare vita, mollare i propri idoli, svuotarsi dell’amor proprio. Ecco perché Gesù si rivela esigente, un tale cambiamento presuppone una volontà decisa e risoluta e Lui non vuole essere trattato come un McDrive ma richiede una conversione continua affinché la Sua Grazia divenga davvero efficace e fruttuosa. Però, quando la sirofenicia dà il minimo segno di umiltà e apertura del cuore, Gesù non si risparmia e le dona ben di più di quanto Gli ha domandato, difatti non solo riceve la guarigione della figlia ma anche la fede stessa. Sei grande Signore!

E voi sposi? Dove vi situate qui? Direi che è giusto che meditiate sulla grandezza del Battesimo ricevuto. Sebbene la stragrande maggioranza di noi sia divenuta cristiana da infanti, ciò non toglie che siamo stati liberati dal male, dalle insidie del maligno, da idoli nefasti. Nel Battesimo, sia dei bambini che degli adulti, è contenuto un esorcismo, anzi per questi ultimi è ancora più forte:

Carissimi candidati, poiché per la vocazione e la grazia di Dio siete decisi ad onorare e adorare lui solo e il suo Cristo e a lui solo volete servire, è questo il momento di rinunziare pubblicamente a quelle potenze che sono avverse a Dio e ai culti con i quali non si onora il vero Dio. Mai, dunque, vi accada di abbandonare Dio e il suo Cristo e di servire ad altre potenze” (Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, 80).

Poi, dal vostro essere rinati in Cristo, dal Battesimo, è sgorgato da un Matrimonio Unico e Irripetibile, l’unione ipostatica tra Cristo e la Chiesa, tra la sua carne e quella di ciascuno di noi, come ha scritto molto bene un grande teologo antico: “Negli ultimi tempi Cristo prese da Maria l’anima e la carne. […] Queste sono le nozze del Signore, contratte con una sola carne, perché Cristo e la Chiesa, secondo quel grande mistero, fossero due in una sola carne. Da queste nozze nasce il popolo cristiano, mentre dall’alto discende lo Spirito del Signore” (S. Paciano, Discorso sul Battesimo).

Dal Battesimo infine sgorga un’altra grazia che è il matrimonio sacramentale. Possiate quindi sempre ricordare da dove venite, il vostro retroterra, le vostre catene spezzate, il vostro fango. Non è un invito alla depressione ma un canto di lode alla Misericordia di Dio. Poiché Gesù ha usato tutto questo, non l’ha scartato, l’ha solo lavato con il suo sangue per fare di voi una meraviglia, un prodigio, cioè dare vita, generare e rigenerare continuamente vita attorno a voi.

ANTONIO E LUISA

Quanto ha ragione padre Luca. La nostra fragilità, i nostri errori, la nostra consapevolezza di come eravamo messi quando ci siamo incontrati, non sono stati un freno a sposarci ma al contrario ci hanno aiutato ad avere fede e fiducia. Eravamo due persone cariche di ferite e di idee sbagliate eppure ci siamo sentiti amati da Dio. Ecco! Fare esperienza dell’amore di Dio per te, quando ti senti di non aver nulla da dare se non la tua miseria, cambia la vita. Se ci siamo sposati con fiducia, se ci siamo aperti alla vita con generosità (potevamo averne anche di più) è perchè non contavamo solo sulle nostre forze ma eravamo sicuri della presenza di Dio nel nostro matrimonio.

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