La Sad a Sanremo: il malessere della generazione Z

Questo articolo tratta di Sanremo. Non del santo ma proprio del festival della canzone. Sono pronto ad affrontare sdegno e critiche dei tanti puritani e intransigenti. Va bene, nessun problema. Credo però che noi cristiani dobbiamo cogliere le occasioni più popolari – virali come si dice oggi – per far passare Gesù attraverso qualcosa che cattura l’interesse di tanta gente.

Mi soffermo su un brano che a mio avviso offre diversi spunti. Si tratta di Autodistruttivo dei La Sad. Io non conoscevo questo trio che sembra la caricatura dei punk degli anni 70. Certo a Sanremo si porta tutto all’eccesso ma loro non passano inosservati.

Intervistati da Cattelan i La Sad hanno spiegato la scelta del nome. Vogliono ricollegarsi ai problemi che hanno avuto di depressione, tristezza e che riguardano spesso tanti giovani. “Sad” in inglese significa “triste”, inoltre è anche l’acronimo di “Seasonal Affective Disorder”, la depressione. Proprio questa loro attenzione al tema della depressione e dell’ansia si ritrova nei loro testi, così come anche riferimenti a droga e sesso.

Ma non è di loro che voglio scrivere ma della loro canzone. Mette in luce il malessere di una generazione di giovani. Giovani che possono fare tutto ma che spesso non sono felici proprio perchè nella troppa libertà non trovano più la strada e il senso.

Mi fermo su tre strofe che sono emblematiche. Nessuno resta per sempre tranne i tattoo sulla pelle. […] E prendo a pugni lo specchio io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso […] E sono solo uno dei tanti. Possiamo prendere questa canzone superficialmente come l’urlata di tre tipi fuori di testa oppure, forse, dietro quelle creste ci sono tre ragazzi che esprimono attraverso la musica un malessere che va ascoltato.

Queste tre strofe esprimono perfettamente la mancanza di Qualcuno. Nessuno per sempre. Solo Dio resterà per sempre, ma devi riconoscerlo in una relazione d’amore. Non mi piaccio! Solo guardandosi riflessi in Dio possiamo davvero sentirci preziosi. Ma dobbiamo alzare lo sguardo da orizzontale verso lo specchio a verticale verso Dio. Sono uno dei tanti. Incominci a sentirti l’unico e il solo quando ti senti amato da Dio. Solo Lui è capace di guardarci tutti come fossimo gli unici. Sarebbe morto anche solo per me, per te.

Franco Nembrini, nel suo libro Di Padre in Figlio, raccontava di un confronto avuto in classe – lui è stato insegnante – con degli alunni. Ragazzi di 15 anni. Chiese agli studenti quale fosse il senso della vita. Uno di questi gli rispose: non c’è un senso. Sono al mondo per una scopata. Lui rimase completamente spiazzato e non rispose nulla. Rimase amareggiato profondamente pensando alla sofferenza che quel giovane doveva aver dentro di sé. Capite come tutto torna. Se i ragazzi credono che non ci sia un progetto d’amore su di loro come possono essere felici? Possono solo anestetizzare la loro tristezza con droga e sesso. Ed è quello che succede in tanti giovani. Giovani che non sono cattivi ma tristi e abbandonati anche dai genitori che non sanno raccontare loro di Dio. Magari danno tanto ma non sanno dare quello che davvero serve. Perché anche tanti genitori ormai non credono più.

Riconoscersi dentro una storia d’amore è il primo passo per amare se stessi e quindi anche per essere capaci di amare e per dare senso a tutta la vita.

Io come padre ho un compito fondamentale, uno di quelli che può davvero fare la differenza. È importante che io faccia comprendere ai miei figli che c’è un altro Padre che li ama molto più di quello che riuscirò mai a fare io. Come si può spiegare questo a dei bambini? Da ragazzi poi è già molto più difficile. Non si può. Si può solo mostrare cosa significhi e come si concretizza l’amore paterno di Dio.

Mi rivolgo ai La sad, che per età potrebbero essere figli miei. Loro affermano che il loro messaggio vuole aiutare i ragazzi a superare i periodi difficili e trasformare la rabbia in rivalsa e rivoluzione. Cari ragazzi fate la rivoluzione, quella vera, tornate a Cristo e tutto andrà al posto giusto. Lui vi ama infinitamente così come siete, anche con quelle creste e quella rabbia che avete dentro.

Antonio e Luisa