Siamo in pieno Carnevale e quanti bei ricordi penso tutti abbiamo delle feste di questo periodo, sia da bambini che da giovani!
Non sappiamo con esattezza l’origine della parola ‘carnevale’. Forse proviene da car navalis, che alluderebbe al rito della nave sacra portata in processione su un carro; oppure magari deriva da carnes levare (“togliere la carne”) o anche carne vale (“addio carni”) con il riferimento al successivo inizio del digiuno quaresimale.
Io propenderei per correlare “Carnevale” alla ‘carne’ intesa come la nostra tendenza al piacere corporeo. Difatti in questo tempo l’amore fisico è espresso e celebrato, anche visibilmente, specie in alcuni paesi. Tant’è che, quando ero novizio e arrivava il Carnevale, da domenica a martedì-grasso, si usava fare un tempo speciale di adorazione eucaristica con l’intenzione precisa di riparare gli eccessi morali.
I suddetti eccessi poi, nei tempi che furono, si giustificavano di proposito per l’imminenza della Quaresima e la sua sequela di penitenza e vita più rigida con l’esito di finire per contrapporre i due momenti, quasi fossero il diavolo e l’acqua santa.
Ma, andando più in profondità, si vede come anche tutto ciò si collega a un insegnamento cristiano: Quaresima e Carnevale sono le due facce di una stessa moneta ossia la corporeità e spiritualità di cui è formata la persona umana. Non possiamo vivere uno e fare a meno dell’altro, non solo nel senso, come direbbe il libro del Qoèlet, che c’è un tempo per tutto ma che non potremmo vivere bene spiritualmente la Quaresima senza che il nostro corpo sia trattato adeguatamente, senza che la “carne”, la nostra fisicità, riceva la sua parte dovuta. Evidentemente non mi riferisco alle esagerazioni ma ora voglio spiegarmi meglio.
Dico cose ovvie e venali? Per qualcuno sì probabilmente ma in realtà la cultura post-moderna che viviamo è solo in apparenza amante di tutto ciò che è sensibile e fisico, sembra idolatrare la materialità quando in realtà ha messo le emozioni e i sentimenti al centro di tutto, slegandoli dal resto della persona. E il corpo vale non più in sé e per sé ma nella misura in cui è sentito e percepito emotivamente. Il nostro baricentro oggigiorno non è né la ragione e nemmeno il fisico ma l’emotività. Tra le altre cose questo è il nocciolo della gender theory per cui si proietta sul proprio corpo ciò che si sente, in modo fluttuante e volubile.
Il filosofo Charles Taylor (1931), uno dei più grandi pensatori cattolici attuali, nella sua opera “L’età secolare” (2007) introduce il concetto, caro anche a Charles Péguy (1873-1914), per spiegare uno dei prodotti del secolarismo e lo chiama “excarnation” o “disincarnazione”.
Taylor vuole mostrare come la “disincarnazione” ha prodotto l’esatto contrario dell’Incarnazione. Cioè, se Gesù, assumendo in tutto e per tutto la nostra natura umana, la nostra carne, ha dato al corpo umano una dignità assoluta e di conseguenza anche il modo giusto ed equilibrato di trattarlo, invece la secolarizzazione, negando ogni valore a ciò che è trascendente, ha di fatto ha “disincarnato” lo spirito, l’anima, la mente, Dio, ecc. dal corpo. Risultato? Una forma di “schizofrenia” in cui apparentemente si esalta il corpo ma dove a governare adesso, come già sottolineato, è la nostra sfera emotiva, che funziona più o meno come la banderuola nelle case di una volta.
Il sacramento del matrimonio segue invece, pari pari, la stessa logica dell’Incarnazione. Unisce le sfere distinte della persona umana (lo spirito, la razionalità, la dimensione psico-somatica dell’affettività e il corpo) e porta la persona a relazionarsi in modo armonico, grazie allo Spirito Santo, in primis con il proprio coniuge. La grazia matrimoniale onora il corpo perché è il segno visibile con cui si manifesta l’amore divino!
Perciò quanto è importante per una coppia che la parte fisica sia integrata armonicamente con la sfera razionale, affettiva e spirituale. Come diceva S. Agostino, “la pace è la tranquillità dell’ordine” (La Città di Dio, 19, 13: PL 41, 640), se nella nostra persona regna tale armonia e non ci sono “schizofrenie” in corso, allora sperimenteremo una profonda pace e gioia. Celebriamo bene quindi il Carnevale, divertiamoci un sacco, beviamo, mangiamo e ridiamo a crepapelle per essere poi pronti a impegnarci ad una Quaresima meravigliosa. E come diceva un mio caro confratello, in questo Carnevale, “divertitevi e credete al Vangelo”.
Padre Luca Frontali
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