Passe-partout per il regno di Dio?

Ecco una piccola parte della prima lettura proposta oggi nella liturgia:

Dagli Atti degli Apostoli (At 14,19-28) […] [Paolo e Barnaba] Dopo aver annunciato il Vangelo a quella città e aver fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia […] .

Prosegue il ciclo di letture dal libro degli Atti degli Apostoli, il quale libro è un resoconto preciso quasi come fosse un manuale del perfetto evangelizzatore e discepolo del Maestro, ecco perché troviamo così tanti riferimenti geografici e altri particolari, proprio a testimonianza di come il Vangelo sia stato proclamato al mondo intero (fino ad allora conosciuto).

In questo contesto troviamo molte descrizioni di cosa comporti l’evangelizzazione e la testimonianza del Vangelo, nonché i racconti delle prove alle quali sono stati sottoposti i discepoli per difendere la propria fede in Gesù Cristo. Ed è proprio a queste prove che volgeremo la nostra riflessione, non tanto per considerarle una ad una nei loro aspetti esteriori, quanto per fare nostra la frase centrale “dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni“.

Apparentemente sembra una frase che Paolo e Barnaba usano indirizzate a se stessi quasi a rassicurare i discepoli probabilmente un poco smarriti di fronte alle molte difficoltà incontrate dai loro evangelizzatori di fiducia, infatti ne troviamo conferma nella parole introduttorie: “confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede“. Ma forse la Parola di Dio ci vuole dire ancora di più, infatti come primo significato ci vuole sicuramente testimoniare con quanto zelo e difficoltà il Vangelo si sia diffuso fino ad arrivare a noi, ma dall’altra ci chiede conto di questa ricchezza che ci troviamo tra le mani.

E’ un po’ come se ci dicesse che se vogliamo stare dalla parte di Cristo dobbiamo essere disposti a soffrire, nessuno si illuda di andare in Paradiso senza passare dalla Croce. Sembrano far eco le parole del Maestro quando a più riprese ha messo in guardia chi lo volesse seguire con tanto entusiasmo affinché non diventasse il discepolo entusiastico ma non perseverante… un po’ come il fuoco di paglia.

Cari sposi, a Gesù non dispiace affatto l’entusiasmo nella fede, ma non vuole che il nostro matrimonio sia come quel fuoco di paglia che dura poco nonostante le fiamme iniziali siano molto belle e alte. Il nostro matrimonio deve avere quella caratteristica che Paolo e Barnaba hanno evidenziato nella lettura, e cioè che le tribolazioni che passiamo non ci scoraggino, ma possiamo vederle come il passe-partout del regno di Dio, come una chiave di accesso attraverso la quale sperimentare già in questa vita la bellezza del regno di Dio in mezzo a noi.

Spesso abbiamo molte domande su questo “regno di Dio”: cosa sia esso, che tipo di regno sia, chi sia il Re e chi siano i sudditi, dove trovarlo e come viverlo, ecc… ma quasi mai ci chiediamo come si faccia ad entrarvi. Se uno volesse andare a casa di un amico, bisogna che conosca l’indirizzo e come potervici entrare, deve sapere se sia sufficiente presentarsi al citofono oppure se l’amico gli faccia avere un paio di chiavi della porta d’entrata… similmente per entrare in questo regno c’è una porta con una chiave di accesso, il nostro pass-partout sono le nostre tribolazioni.

Tranquilli, non siamo estimatori del pessimismo né tantomeno masochisti, semplicemente dobbiamo considerare che se diciamo di essere discepoli del Maestro significa che la nostra vita deve tendere alla Sua imitazione; perciò se il Padre ha scelto la via della sofferenza anche per il Figlio che non aveva colpa alcuna, significa che quella è la via maestra, appunto, e non è un gioco di parole. Questo ci autorizza al vittimismo, al masochismo? Nient’affatto, però ci mette in guardia di fronte alle difficoltà che nella vita incontriamo a causa del Vangelo, come a dire che esse fanno parte del gioco.

Cari sposi, siamo disposti a questo? In linea teorica siamo sicuri che molti risponderanno di sì, ma poi quando ci tocca la vita? facciamo qualche esempio…….Siamo disposti a tacere in una discussione accettando le critiche del nostro coniuge? Siamo disposti a contare fino a mille prima di rispondere con un insulto o prima di sbattere la porta in faccia a lei/lui? Siamo disposti a mettere al primo posto il TU e il NOI piuttosto che il nostro IO? Siamo disposti ad essere sbeffeggiati (magari anche dal nostro coniuge) solo perché la Domenica non perdiamo MAI la S. Messa?

Carissimi sposi, la vita matrimoniale è un dono prezioso che il Signore ha messo nelle nostre mani affinché ci potessimo aiutare l’un l’altra nell’avvincente cammino della santità. Non sapete come diventare santi? Cominciate ad imitare il sacrificio di Gesù nella vostra casa e nella vostra relazione matrimoniale. Impossibile? No, con Dio anche l’impossibile diventa possibile.

Entrare nel regno di Dio significa anche vivere un matrimonio santo, bello, sereno e felice, non perché vada sempre tutto bene e non ci siano mai malattie, dolori, incomprensioni, difficoltà, persecuzioni, ecc… no, ma perché anche nelle tribolazioni abbiamo un Re che non ha esitato a dare la Sua vita per noi e non ci molla neanche per un attimo con la Sua Grazia che è fonte di Pace, ma non la pace che dà il mondo. Qual è il regno di Dio per gli sposi? Il loro matrimonio.

Coraggio, adesso sappiamo qual è il passe-partout.

Giorgio e Valentina.

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