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Toccato il punto più basso, Dio finalmente si è mostrato a me in modo chiaro e deciso. E lo ha fatto, come spesso fa, partendo da un dolore. Un mese dopo la nascita della nostra terza figlia, mentre ero nel pieno del mio momento buio, mia moglie mi ha scoperto. Far venire a galla la mia miseria è stato lacerante. Vedevo in mia moglie il dolore che le avevo provocato, e improvvisamente è stato come se mi fossi destato da un torpore. Come ogni azione malvagia, finché rimane nell’ombra riesce a camuffarsi e a ingannare, ma appena viene portata alla luce si mostra per quello che è e l’inganno scompare. E lì, in quel dolore, Dio ha parlato e lo ha fatto utilizzando il canale che io gli avevo suggerito: il matrimonio.
Già, perché quando ci siamo sposati, per quanto ancora immaturi e un po’ inconsapevoli, Dio ci ha preso sul serio. E pronunciando quei voti davanti a Lui è come se gli avessimo detto “Signore, scelgo la mia vocazione: il matrimonio. Da adesso in poi, è attraverso questo sacramento che Tu ci parlerai”. E così, quando Lui ha voluto mostrarmi il Suo amore e la Sua vicinanza, lo ha fatto con una cosa che mi ha lasciato di sasso: il perdono e la vicinanza di mia moglie. Ovviamente, questo non vuol dire che fin da subito le cose siano andate bene. Ha sofferto tanto, soffre ancora. Tutt’ora fa fatica a fidarsi pienamente di me, e sono sicuro che spesso si domandi se e quando ci ricadrò. Ma non mi ha lasciato solo neanche per un momento. Ha scoperto a sue spese che quando sposiamo qualcuno, stiamo sposando anche tutti gli errori e gli sbagli che questa persona potrà commettere, anche quelli più impensabili e che non si saremmo sognati. Questa consapevolezza lei ce l’aveva bene in testa, e non ha esitato a metterla in pratica appena ce n’è stata l’occasione.
Mi sono sentito amato da lei di un amore sovrumano, nel senso che supera le sole forze dell’uomo. E in quel momento mi sono reso conto che io invece fino a quel momento l’avevo amata di un amore umano. E, come detto all’inizio, dove non c’è Dio c’è solo egoismo e sofferenza. Ho capito che, come prima cosa, dovevo far tornare Dio protagonista del nostro matrimonio. Altrimenti non sarei riuscito a risolvere un bel niente. Perché il mio problema era su due livelli. Il primo era il problema pornografia in sé, per combattere il quale mi sono messo in mano a un bravo psicologo sessuologo che tutt’ora mi sta aiutando. E il secondo, era la pornografia come sfogo da una realtà che mi ero costruito in modo sbagliato. Se anche avessi risolto il problema pornografia, il rischio era, semplicemente, di indirizzare ad altro il mio desiderio di evasione. E le possibilità si sprecano: alcol, gioco d’azzardo, e qualsiasi altro comportamento vizioso che l’uomo è sempre tanto bravo a tirare in ballo quando cerca con le proprie sole forze di riempire un vuoto o di anestetizzare un malessere.
Persino cose in sé buone, come la palestra o un hobby, possono diventare degli idoli che distruggono la nostra vita, se non diamo loro la giusta collocazione e le giuste priorità. Così, è cominciata la mia risalita. Che è tutt’ora in corso. Ma non c’è nulla di più bello dello scoprire che la realtà è infinitamente più grande e bella di come ce l’eravamo immaginata. Ero convinto di essere bravo. Lavoravo tanto, aiutavo mia moglie in casa, facevo mille cose per la mia famiglia. Ero sicuro di star facendo tutto bene al cento per cento. E nonostante tutto questo, sentivo una mancanza dentro, un malessere che mi spingeva all’evasione. È la cosa più brutta: star male pur nella convinzione di star facendo tutto perfettamente. È quindi questo, il massimo della vita? Mi aspettavo di più… e invece, scoprire che stavo sbagliando tutto, scoprire che c’era un altro modo di condurre la mia vita, un altro sguardo da avere sulle cose, un altro modo di amare mia moglie, è stata una liberazione! Perché mi ha fatto capire che sì, il cammino era ancora lungo e faticoso, ma c’era una direzione. C’era una strada.
Con l’aiuto e la vicinanza di mia moglie, ho pian piano imparato a non vergognarmi dei miei limiti e delle mie debolezze. Ogni cosa negativa che abbiamo dentro di noi, se cerchiamo di soffocarla si ingigantisce e finisce per esplodere provocando ancora più danni. Invece le miserie vanno messe sul piatto, smascherate, tirate fuori. Ci penso spesso durante l’offertorio, quando partecipo alla Santa Messa. Ogni volta che vedo quei bambini percorrere la navata centrale portando all’altare il pane e il vino, penso a quello che sto portando io. Porto sofferenza, senso di inadeguatezza, vizi, egoismo. E li lascio sull’altare. Se Dio riesce a trasformare un disco di pane nel Santissimo Corpo di Suo Figlio, sono sicuro che potrà fare qualcosa anche a ciò che gli porto io. Come le persone che, nel Vangelo, andavano da Gesù. Non gli portavano doni, una bottiglia di vino e un vaso di fiori. Gli portavano le loro malattie. Dicendo “Ti prego, fai qualcosa”.
La persona che abbiamo sposato, fragile, fallibile, misera come noi, è però investita di una straordinaria potenza: è il tramite della grazia di Dio per me. È la luna che, di notte, riflette la luce del sole e illumina il cammino. L’amore di mia moglie, il suo sostegno, il suo perdono, mi hanno per la prima volta fatto comprendere che l’amore non devo comprarlo, né meritarlo: devo solo accoglierlo. Il suo, come quello di Dio. Faccio ancora fatica, con questa cosa. Dopo un’ora di Adorazione Eucaristica in chiesa spesso mi sale il pensiero “ecco, adesso forse Dio è contento di me…”. È un cammino, ma adesso, per la prima volta, comprendo appieno quella frase di Chiara Corbella: “L’importante nella vita non è fare qualcosa, ma nascere e lasciarsi amare”. Sembra poco, ma è la cosa più difficile del mondo. Per fortuna, abbiamo accanto a noi Colui che ha vinto il mondo.
Francesco e Marina
Grazie di queste parole e della testimonianza che può fare e farà sicuramente tanto bene.
Anche io faccio fatica a lasciarmi amare. Quando prego lo faccio per avere un dialogo con il Signore, per farlo entrare nella mia vita ma in fondo in fondo penso che in questo modo Lui è contento di me e viceversa se non prego mi assale il senso di colpa. Quanta strada ho da fare!! Mi piacerebbe sapere il punto di vista di tua moglie su questa storia, soprattutto come si fa ad amare gratuitamente? Si sta amando anche quando ci si arrabbia con l’altro? Come si può essere immagine dell’amore di Dio?
Grazie
Daniela
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Questa non è la mia storia seppur simile in alcuni tratti. È una testimonianza di una coppia che ha voluto condividerla sul blog. Comunque hai ragione in quello che dici. È difficilissimo uscire dalla logica del meritarsi l’amore
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“E lì, in quel dolore, Dio ha parlato e lo ha fatto utilizzando il canale che io gli avevo suggerito: il matrimonio.”
Grazie a Francesco e Marina per la bellissima testimonianza di amore coniugale, primario e più forte di ogni vizio e sofferenza. L’amore genuino, onesto e gratuito è frutto della grazia di Dio…che benedice il sogno della coppia.
Siete fantastici ragazzi, che la gioia di Dio sia la vostra gioia e la vostra forza. Buona vita insieme”
Nives
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