A immagine della Trinità: peso o talento?

Cari sposi,

            domani celebriamo la Solennità della Santissima Trinità. Una festa collocata proprio appena dopo il tempo di Pasqua per significare che la risurrezione e il dono dello Spirito ci vogliono portare nel fondo alla piena Comunione divina, quando prenderemo parte alla nostra vera casa e Famiglia, cioè appunto la Trinità.

Perciò è il Mistero per eccellenza (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica 234) davanti al quale offriamo tutta la riverenza della nostra fede. Ma d’altra parte il Signore vuole che lo conosciamo, vuole che entriamo in un rapporto vere e personale con Lui. Quindi la Trinità vuole svelarsi a noi! Come possiamo “capirLa”? In che modo farne esperienza?

Il Signore ha voluto creare un legame particolarissimo con la Trinità e noi tramite il matrimonio e la famiglia. Il Magistero su questo aspetto è molto chiaro:

Alla luce del Nuovo Testamento è possibile intravedere come il modello originario della famiglia vada ricercato in Dio stesso, nel mistero trinitario della sua vita. Il «Noi» divino costituisce il modello eterno del «noi» umano; di quel «noi» innanzitutto che è formato dall’uomo e dalla donna, creati ad immagine e somiglianza divina.” (Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie, 6).

Ed anche Papa Francesco si inserisce su questa scia quando dice: “Il Dio Trinità è comunione d’amore, e la famiglia è il suo riflesso vivente” (Amoris Laetitia 11).

Quindi, carissime coppie, ciascuna di voi, per il solo fatto di essere sposi e di avere il dono del Sacramento nuziale, è un riflesso della Trinità. Vi invito di cuore a meditarlo spesso, ad approfondirlo assieme, a chiedere luce allo Spirito perché vi faccia andare sempre più a fondo in questa meraviglia.

Detto questo potrebbe accadere in più di uno di voi di sentirvi schiacciati da una così grande responsabilità. Se poi subentra lo scoraggiamento di cadute e ferite, anche solo il ricordo di tale verità diventa motivo di fastidio: “non fa per noi due, poveri buzzurri”. Papa Francesco, molto saggiamente, ben sapendo che codesti individui e coppie sì esistono ha appunto parlato di evitare di imporre pesi e piuttosto illuminare le coscienze (cfr. Amoris Laetitia 37).

Ecco, quindi, che vorrei invitarvi a guardare alla vostra vocazione di essere immagine e somiglianza come un vero e proprio talento. Sappiamo bene dalla parabola dei talenti (cfr. Mt 25, 14-30) che il dono ricevuto non è da tenere inerte ma da far fruttificare.

Come mettere in atto allora la vostra “divina somiglianza”, prendendo spunto da un libro del Card. Marc Ouellet proprio su questo punto? Come essere concretamente noi due sempre più somiglianti alla Trinità? Sembra quasi blasfemo dirlo così ma è la Volontà di Dio! È il Signore che vi ha dato questo talento perché diventiate un riflesso dell’Amore tra il Padre e il Figlio nello Spirito!

Anzitutto, questo avverrà nella misura in cui camminate umilmente e semplicemente nella via della santità di coppia, mettendo Cristo al centro della vostra vita e relazione. Sempre Papa Francesco fa un riferimento proprio a questo in Gaudete et Exultate: “La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due…ci sono molte coppie di sposi sante, in cui ognuno dei coniugi è stato strumento per la santificazione dell’altro” (n° 141). Che bello che il Papa parli al presente, cioè, come dire: è alla vostra portata, forza!

Inoltre, come conseguenza, l’essere immagine divina per voi coppie passa dal vostro amore fecondo. È ancora Francesco a dircelo: “la relazione feconda della coppia diventa un’immagine per scoprire e descrivere il mistero di Dio, fondamentale nella visione cristiana della Trinità che contempla in Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito d’amore” (Amoris Laetitia 11)

Come tante altre volte si è scritto in questo blog la fecondità va ben oltre la fertilità. La coppia feconda è colei che genera vita divina in sé stessa, negli altri attorno a sé, che è fonte di comunione, che sa mantenere relazioni sane e sante. Per cui care coppie, vi auguro di vedervi sempre con quel talento stupendo e, lungi dal volerlo sotterrare, lo sappiate far fruttare nella vita ordinaria.

padre Luca Frontali

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