Domenica e famiglia : un connubio possibile / 38

(Nelle formule seguenti, le parole del Signore si pronuncino con voce chiara e distinta, come è richiesto dalla loro natura). La vigilia della sua passione, (prende il pane e, tenendolo leggermente sollevato sull’altare, prosegue) : egli prese il pane nelle sue mani sante e venerabili, (alza gli occhi), e alzando gli occhi al cielo a te, Dio Padre suo onnipotente, rese grazie con la preghiera di benedizione, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse: (si inchina leggermente), Prendete, e mangiatene tutti : questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi. (Presenta al popolo l’ostia consacrata, la depone sulla patena e genuflette in adorazione. Poi prosegue ): Allo stesso modo, dopo aver cenato, (prende il calice e, tenendolo leggermente sollevato sull’altare, prosegue): prese nelle sue mani sante e venerabili questo glorioso calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli e disse: (si inchina leggermente), Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me. (Presenta al popolo il calice, lo depone sul corporale e genuflette in adorazione).

Continuiamo ad approfondire il momento della consacrazione e proseguiamo il percorso iniziato con l’articolo precedente nel quale abbiamo un poco analizzato le indicazioni inserite tra parentesi; ora spostiamo la nostra attenzione sulle parole che il sacerdote pronuncia.

Queste parole le ha pronunciate Gesù stesso durante la famosa Ultima Cena, ed hanno fin da subito assunto la natura di testamento spirituale, poiché questa cena l’ha fortemente voluta Lui stesso poco prima della sua morte (cfr Lc 22, 15 : <<Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione.. >>), come a dare il LA a tutta la Passione… un po’ come quando il direttore, all’inizio delle prove spiega ai suoi orchestrali come interpretare il brano cosicché si cominci il lavoro col piede giusto… come quando il comandante della nave decide quale rotta seguire e lo comunica a tutti quelli a bordo.

Fin dai suoi inizi, la Chiesa ha considerato l’Ultima Cena come un evento prototipo, dal quale e nel quale avrebbe capito il proprio futuro; soprattutto lo si nota nel Vangelo di Giovanni, il quale rilegge tutta la vita di Gesù come fosse una storia teatrale nella quale le scene si susseguono l’una dopo l’altra legate da un filo conduttore e da una trama ben definita, probabilmente grazie al fatto che era il “discepolo che Gesù amava” ma forse complice anche la tarda età che gli dà il tempo di ritornare con la memoria sugli eventi e darne una lettura sapienziale e saggia.

E qual è la “rotta” che il comandante Gesù dà alla Sua Passione?

E’ la rotta del sacrificio, sulla scia dei sacrifici rituali già esistenti nell’ebraismo Lui si pone però ad un altro livello, dà una nuova connotazione che lo contraddistingue dai sacerdoti del suo popolo, poiché essi ricevevano un animale da sacrificare da parte dell’offerente, officiavano in sua vece e per conto suo, ma una volta finiti i rituali erano pronti per compierne un altro senza che quello appena compiuto li coinvolgesse più di tanto nella vita; anche Gesù si pone come offerente al Padre, ma la vittima da sacrificare non la compra fuori dal tempio portandola ad una altro sacerdote, poiché la vittima è Egli stesso, inoltre non c’è nessun sacerdote a cui dare il compito di officiare perché il sommo sacerdote è ancora Lui stesso: ecco perché lo abbiamo definito “comandante”, proprio per il fatto che è Gesù ad officiare al proprio sacrificio, è Lui che decide tutto in modo liberale e spontaneo, infatti molte altre volte avevano tentato di catturarlo ma non ce l’avevano fatta, solo questa volta Gesù si lascia catturare per essere sacrificato sull’altare della croce.

La chiesa mette sulla bocca del sacerdote un misto di Parola di Dio, parole di fede e devozione, e parole che pronunciò Gesù in persona; in queste parole solenni si mescolano devozione, fede, commozione, stupore, affetto, meraviglia, adorazione e lode. Sono un concentrato di fede e dottrina sul sacrificio di Gesù, sulla Sua missione salvifica.

Di questa preghiera di consacrazione ci colpisce sempre la parte che parla delle mani di Gesù definendole giustamente sante e venerabili… sembra proprio di vederle… è come se il sacerdote in quel momento prestasse le proprie mani a Gesù, ma anche di più… come se le mani del sacerdote fossero in qualche modo sostituite dalle mani di Gesù… quasi che le mani di Gesù ricoprano le mani del sacerdote come un guanto perfettamente aderente : che meraviglia!

E’ un potere grandissimo, unico ed esclusivo che è stato riservato ai soli sacerdoti, non solo a quelli santi ma anche a quelli che purtroppo si rivelano indegni di tale potestà; il Signore ha talmente fiducia nell’uomo che ha riservato questo potere a questi suoi figli specialissimi nonostante gli angeli, ma anche la Madre del Signore, ne fossero più degni. Gli angeli sono superiori per natura agli uomini nell’ordine della creazione, ciononostante loro non hanno questo potere di consacrare il pane ed il vino in Corpo e Sangue del Signore.

Se i nostri amati sacerdoti pensassero sempre a questa grande realtà ad ogni Messa che celebrano, probabilmente non riuscirebbero a finire le frasi dalla commozione. Carissimi sacerdoti, avete ricevuto da Dio un potere che neanche gli angeli e la Madonna hanno ricevuto, quale grande fiducia ripone in voi il Padre celeste!

A noi sposi è dato il compito di aiutare i nostri sacerdoti in questo momento di Grazia attraverso la nostra compostezza nello stare in ginocchio, il nostro rigoroso silenzio orante, la nostra fervorosa preghiera, la nostra devozione… anche i sacerdoti hanno bisogno di sostegno e lo trovano in un’assemblea ordinata, silenziosa, attenta, puntuale, devota… come fare con i bambini? Cercate di dare l’esempio, E’ importante che guardino i genitori ed imparino che questo è il momento dei momenti, quello in cui il Cielo scende in Terra, quello in cui Satana viene sconfitto ancora una volta, quello in cui i diavoli se la danno a gambe levate, il momento in cui la Storia giunge al suo compimento perché Dio è qui con noi.

Alle nostre figlie, quand’erano piccine abbiamo sempre spiegato (fuori dalla Messa) con parole semplici e comprensibili per loro, ad esempio : <<In quel momento il pane ed il vino diventano Gesù, questo è il motivo per cui mamma e papà stanno in ginocchio: Dio si fa presente, quel Dio che ti ha pensata ed amata da sempre e che ti ha mandata nella pancia della mamma per farci un regalo meraviglioso. Siccome Gesù è proprio lì davanti a noi, bisogna stare in ginocchio per adorarLo, perché è Dio>>

Coraggio sposi, stare in ginocchio vale più di tante prediche !

Giorgio e Valentina.

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