Cari sposi,
proprio ieri abbiamo celebrato la memoria liturgica dei Santi Aquila e Priscilla. Lui ebreo e lei romana, sposi cristiani e compagni di evangelizzazione di San Paolo. Una coppia sposata del tutto speciale nella Chiesa perché agli albori della diffusione della fede, a metà del I secolo. Vorrei tratteggiarli brevemente per mostrare quanto il loro esempio sia attuale e importante per voi. Pensate che hanno avuto il merito di aver accolto nella propria famiglia San Paolo e di essere rimasti con lui in varie occasioni, sia a Corinto che a Roma, per evangelizzare.
Essendo del medesimo mestiere, fabbricanti di tende, hanno avuto modo di collaborare non solo per il lavoro ma soprattutto per accogliere e istruire tutte le persone che si avvicinavano al Vangelo. Dove? Nella loro casa che divenne da subito una “piccola chiesa”, una “chiesa domestica”, tanto che ad oggi ancora esiste, in cima al colle Aventino a Roma, la Basilica di Santa Prisca edificata proprio sulla loro abitazione di un tempo.
Dice per questo Papa Benedetto: “Veniamo così a sapere del ruolo importantissimo che questa coppia svolse nell’ambito della Chiesa primitiva: quello cioè di accogliere nella propria casa il gruppo dei cristiani locali, quando essi si radunavano per ascoltare la Parola di Dio e per celebrare l’Eucaristia. È proprio quel tipo di adunanza che è detto in greco “ekklesìa” – la parola latina è “ecclesia”, quella italiana “chiesa” – che vuol dire convocazione, assemblea, adunanza” (Benedetto XVI, Udienza, 7 febbraio 2007).
Parliamoci chiaro: stare a fianco di San Paolo non era per nulla facile, da uomo volitivo e deciso qual era. Chiedetelo a San Marco che nel primo viaggio apostolico venne rimandato a casa proprio da lui (cfr. At 12, 25ss), o a San Pietro – il vicario di Cristo – che fu redarguito pubblicamente dall’Apostolo delle genti per una condotta poco cristiana (cfr. Gal 2, 14). Da prete so bene che lo starci vicino non è facile, il rischio di venire schiacciati o ignorati è sempre reale. Per questo, ci vogliono anche oggi nuovi Aquila e Priscilla, sposi pieni di pazienza e benevolenza verso i loro pastori, capaci di stare a loro fianco, sopportando i segni della loro stanchezza, a volte inerzia, oppure scarsa capacità di collaborare. Con la forza di chi sta vicino senza voler manipolare ma nemmeno essere sovrastato. È proprio urgente che voi coppie assomigliate a questi santi sposi nella docilità allo Spirito Santo e nella creatività apostolica di elaborare nuove vive per rendere la vostra coppia, famiglia e casa uno strumento di diffusione del Vangelo.
Mi piace riportare qui due passaggi molto belli di due Papi che, in tono distinto, valorizzano la loro figura: “Per radicarsi nella terra del popolo, per svilupparsi vivamente, era necessario l’impegno di queste famiglie, di questi sposi, di queste comunità cristiane, di fedeli laici che hanno offerto l’“humus” alla crescita della fede. E sempre, solo così cresce la Chiesa” (Benedetto XVI, Udienza, 7 febbraio 2007).
E ancora: “La Chiesa necessita ubicunque terrarum di coppie di sposi come Aquila e Priscilla, che parlino e vivano con l’autorità del Battesimo, che «non consiste nel comandare e farsi sentire, ma nell’essere coerenti, essere testimoni e per questo essere compagni di strada nella via del Signore»” (Francesco, Discorso alla rota romana, 25 gennaio 2020).
Proprio il Dicastero Laici, Famiglia e Vita ci ha regalato, nemmeno un mese fa, uno strumento nuovo e quanto mai necessario: gli itinerari catecumenali per la vita matrimoniale. Vi invito a leggelo perché costituisce un terreno in cui sarà di vitale importanza la piena (e non clericale) collaborazione tra sposi e sacerdoti per accompagnare le nuove coppie alle nozze. Che il luminoso esempio di Aquila e Priscilla vi guidi e ispiri nell’edificare assieme ai vostri sacerdoti il Corpo di Cristo.
padre Luca Frontali