Cari sposi,
oggi è la festa della Trasfigurazione di Gesù, una ricorrenza liturgica che forse non vi è particolarmente familiare cadendo così vicino a Ferragosto, in pieno tempo di ferie.
È un evento cruciale per la vita di Gesù e degli apostoli. Perché è così? Stava andando a gonfie vele, tra miracoli e folle osannanti. Gesù, con la fama alle stelle, ecco che un bel giorno ti viene fuori con uno strano discorso sulla sua ormai prossima morte in croce… I poveri apostoli, basiti fino all’osso, se la facevano sotto al solo pensiero di chiederGli spiegazioni. Gesù lo sa benissimo e allora prende l’iniziativa portandoseli in cima a un monte, il Tabor. Lì in cui interviene per la seconda volta la Trinità (la voce del Padre, la nube dello Spirito) e la scena è accreditata e avvalorata da Elia e Mosè come testimoni dell’Antico Testamento. Quindi si tratta proprio di un momento solenne, di una sacralità unica mai vista in precedenza.
E tutto questo per cosa? A che pro? Gesù voleva far vedere ai suoi apostoli, far toccare loro con mano, portarli a un’esperienza indubitabile che dopo la morte sarebbe venuta la risurrezione. Questo è il nocciolo della Trasfigurazione: far pregustare ai discepoli, e a tutti noi inclusi, il dopo, la vita vera, quella eterna. Ma allora che c’entra la Trasfigurazione con gli sposi? Non eravamo rimasti d’accordo che “finché morte non ci separi”? In effetti la proporzione non è del tutto esatta se accostiamo la Trasfigurazione di Cristo e quella, in teoria, degli sposi.
Come mai mi sono inventato un titolo del genere? Non è in verità farina del mio sacco perché questa espressione è usata dal Rito del matrimonio nella Quarta formula della benedizione nuziale che si esprime così:
“Ora, Padre, guarda N. e N.,
che si affidano a te:
trasfigura quest’opera che hai iniziato in loro
e rendila segno della tua carità.
Scenda la tua benedizione su questi sposi,
perché, segnati col fuoco dello Spirito,
diventino Vangelo vivo tra gli uomini” (Rito del matrimonio, 88).
Di conseguenza è vero, esiste una vera e propria trasfigurazione di voi sposi: ma in cosa consiste? Qual è il suo contenuto? Il testo del rituale è assai ricco di significato e vorrei enucleare per voi questi due grandi insegnamenti:
1) la trasfigurazione nuziale, ordinariamente, è un cammino di tutta l’esistenza. Inizia con il dono del sacramento e perdura vita natural durante. Ci possono essere momenti speciali (una grazia durante un ritiro, un fatto drammatico che vi fa maturare, una direzione spirituale che vi fa capire a fondo un aspetto di voi…) ma si colloca normalmente nell’ordinario di voi sposi. È confortante questo, Gesù ha pazienza con voi, vi accompagna, vi prende per mano a patto che siate sul sentiero con il bastone in mano e gli scarponi ai piedi. Fondamentale è la docilità allo Spirito Santo, vero artefice di questa vostra elevazione spirituale, mentale, caratteriale e comportamentale.
2) Poi, il contenuto della trasfigurazione per voi sposi non è tanto nell’aldilà ma deve avvenire qui ed ora. Consiste nel rendere manifesto, nel vostro amore, che Gesù sta amando la Sua Chiesa. A questo si riferisce con l’essere “segno della tua carità”. Quanto amore di Cristo dicono ed esprimono i nostri sguardi, le nostre parole, la nostra intimità, i nostri perdoni, i gesti di servizio disinteressato? È Lui che vuole emergere tra voi, è Lui che scalpita perché Lo rendiate presente!
Non importa che siate sotto i riflettori dell’Isola dei Famosi perché questo avvenga. Gesù vede nel segreto e vi ricompenserà per ogni volta che cercate e vi sforzate di vivere così. Anche quando non ne avete voglia o le cose non vengano fatte spontaneamente.
E allora, cari sposi, possiate anche voi dire con San Pietro: “è bello per noi essere qui”, cioè, è bello Signore sapere che ci abiti, che vivi con noi le nostre giornate belle o brutte esse siano. Vogliamo come sposi anche noi essere un riflesso di quella tua luce di amore e donazione incondizionata.
padre Luca Frontali