Ritengo che le due motivazioni principali che spingano le persone separate a “rifarsi una vita” (è un’espressione che non mi piace, perché la vita è una sola), siano la solitudine e l’attrazione sessuale. Quando mi sono separato, ho sperimentato quanto sia brutta la solitudine, in particolare mi ricordo degli episodi (non so perché spesso mentre facevo la doccia) di paura del futuro, quasi di panico: “Chi si occuperà di me quando sarò vecchio e le figlie magari saranno lontane? E se mi ammalo gravemente?”.
Certo sono pensieri che possono fare tutti, ma quando esci dalla famiglia e ti trovi solo e abbandonato da parenti e amici, vengono amplificati enormemente. Nel recente documento “Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale” al punto 94 si parla dei separati fedeli: “…..La loro particolare situazione, alimentata dal dono della fedeltà al sacramento del matrimonio, invece, può essere di testimonianza e di esempio per le giovani coppie, ma anche per i sacerdoti, che possono scoprire e “vedere” nelle vite di queste persone la presenza costante di Cristo Sposo, fedele anche nella solitudine e nell’abbandono: una solitudine “abitata”, segnata dall’intimità con il Signore e dal legame con la Chiesa e la comunità, che si fa presente e compagna di strada.”
Ma cosa vuol dire solitudine “abitata”? Vuol dire che se noi crediamo davvero che Gesù è vivo in mezzo a noi, dobbiamo imparare a sentire la Sua presenza in ogni cosa che facciamo, non solo quando preghiamo o andiamo a messa; ad esempio qualcuno aggiunge un posto in più a tavola per ricordare che Lui c’è o accende una candela. Io Lo saluto appena sveglio: “Buongiorno Gesù, grazie per questa nuova giornata”; poi magari apro la finestra e Lo ringrazio per il sole oppure Lo ringrazio perché è avanzato un pezzo di dolce dalla sera prima per fare colazione…e così via…anche al lavoro Lo ringrazio perché mi ha fatto accorgere che stavo facendo una cavolata, oppure basta pensare qualche giaculatoria, tipo “Gesù ti voglio bene”, “Gesù aiutami”, “Gesù proteggimi”, “Gesù confido in te”.
All’inizio sicuramente è necessario un piccolo sforzo per iniziare a sentire la Sua presenza, ma poi diventa naturale. Noi sposati non siamo come i sacerdoti la cui missione è relegata a dei momenti temporali specifici durante la giornata (messa, benedizione, preghiera, annuncio…), ma la nostra missione è 24 ore al giorno, anche mentre dormiamo, perché se riposiamo bene, saremo anche in grado di essere più vigili e attenti ai fratelli. Allora, se permetteremo a Gesù di abitare la nostra solitudine, tutto apparirà più leggero, non ci sentiremo più soli e anche sul futuro saremo fiduciosi che il Nostro più grande Amico e Sposo si prenderà cura di noi; un po’ quello che abbiamo provato nell’innamoramento quando l’altro/a viveva dentro di noi, anche quando eravamo soli. Mi viene in mente il testo di una bellissima canzone degli 883, “Ti sento vivere” che dice “In tutto quello che faccio e non faccio ci sei, Mi sembra che tu sia qui, sempre. Vorrei dirti, vorrei, Ti sento vivere, Dovunque guardo ci sei tu. Ogni discorso, sempre tu. Ogni momento io ti sento sempre più.”
Ettore Leandri (Fraternità Sposi per sempre)
Da quando mio marito mi ha comunicato che voleva interrompere la relazione con me e ha iniziato a escludermi dalla sua vita e comportarsi con me con indifferenza ed un atteggiamento di rifiuto, ho subito sentito il bisogno di appellarmi al Sacramento. Come ho sempre fatto nelle tante crisi che in 16 anni di matrimonio abbiamo poi superato. Il Signore con la sua Parola mi ha sostenuto e incoraggiato in molti modi (anche per mezzo degli articoli di questo blog, del Vangelo del giorno, delle omelie delle Messe, dei versetti casuali che mi arrivano ogni mattina, delle catechesi di sacerdoti che seguo,…..) ho sentito la speranza e la fortezza abitare in me per tutti i mesi in cui lui, pur comportandosi in quel modo, è rimasto in casa. Ho pregato tanto e soprattutto durante la settimana santa mi sono sentita partecipe della passione di Gesù… ho lavato i piedi di mio marito, ero con Gesù sul monte degli ulivi a pregare x il mio matrimonio, a condividere il pane con il mio traditore, a sentirmi abbandonato, a ricevere le sferzate del rifiuto, sotto il peso della croce di una famiglia che reggevo solo io, nel pianto insieme a Lui. Poi mio marito è uscito di casa e sto con i discepoli e Maria nello smarrimento del vuoto e del non-senso. Ho desiderato e ancora tutt’ora, la resurrezione che avverrà in un modo che io non so, forse ci sono già dentro ma non la riconosco avendo ancora gli occhi offuscati dal pianto. Sono ferita nella fidicia e nella verità e ancora mi rivolgo a Lui e a Maria per non chiudere il cuore. Maria adesso è pure una madre che mi sta accompagnando. Mi rendo conto che la vicinanza di Gesù e Maria e il loro aiuto sono possibili solo con la preghiera costante e quotidiana. Non importa se è spontanea o un rosario o un’adozione o un atto di consacrazione o un pensiero. Se preghi loro si fanno sentire. Dev’essere la forza del Sacramento che comunque ancora c’è. Allora Gesù è diventato il mio sposo, quello vero, quello che non mi abbandona, quello che mi dà valore, che non vuole perdermi, che per avermi ha dato la Sua vita, Lui sì che ha dato tutto x me, Lui è rimasto, Lui adesso è con me nella lotta per la mia affermazione, in quel che resta della mia famiglia che ancora vive con me, Gesù e i nostri figli. Il mio desiderio adesso è imparare ad amarLo per non perderLo, la mia speranza orientata verso i figli e la santità (la strada è ancora lunga!).
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Con Gesù sempre! Prima, durante, dopo il matrimonio. Con Gesù anche quando sono stata arrabbiata e non sentivo la sua Presenza. Con Gesù nel Mistero della vita e della morte. Con Cristo Sposo a pregare struggentemente per la conversione di noi peccatori. Lui ama e piange più di me. Lui ha donato tutto se stesso sulla Croce per noi. Lui salverà anche i lontani che…”non sanno quello che fanno”.
Non preparo la tavola per due, secondo me non ha senso perché “il nostro più grande Amico e Sposo” è con me e con la mia metà lontana che ha tradito”. Vive con me nel luogo che mi ha preparato…tra “pascoli erbosi ed acque tranquille”. Insieme preghiamo, speriamo tanto, sogniamo l’incontro felice nel Suo Cielo, dove i cuori esultano di gioia e pace senza fine.
Rita Pizzato
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Pingback: Separato sì ma fedele e casto | Matrimonio Cristiano
Io mi trovo in difficoltà.
Sola io e solo da tanto lui… perche non possiamo farci compagnia? Troppo rischioso? Siamo entrambi cristiani e sappiamo che dobbiamo essere solo amici.
Restare x forza soli mi pare una forzatura
Ciò che ci frena sono i figli che non capirebbero il nostro stare insieme casto…
Aiutatemi.
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Non so le vostre storie e non posso dare un consiglio. In teoria si può fare ciò che dici ma serve un accompagnamento da parte di qualche sacerdote che vi aiuti a comprendere cosa fare e come
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