Tempo di vacanze per noi significa tempo di vacanza comunitaria. Che sia mare, montagna, lago, collina ma in comunità. Oggi abbiamo deciso di raccontarvi la nostra esperienza personale di vacanza comunitaria. La nostra prima esperienza risale a quando eravamo ancora novelli sposi, era il 2017 e festeggiavamo il nostro primo anniversario. Come regalo abbiamo deciso di provare questa esperienza. Andrea mentalmente era già più preparato di me, perché aveva partecipato a dei campi estivi da ragazzo. Per me era invece tutta una novità, compresa la scelta di andare in montagna. La località prescelta è stata il Trentino, in un paesino vicino Pinzolo dove ci siamo sistemati in una baita che, vedendola per la prima volta, mi ha fatto pensare ad Heidi. C’era addirittura una cappella privata al suo interno.
Quell’anno è stata l’occasione di conoscere ed entrare in relazione con famiglie che non conoscevamo ma che erano state sapientemente riunite, come in un puzzle, dal nostro padre spirituale, in modo che ogni pezzo potesse combaciare perfettamente. Infatti conoscendo pregi e difetti di ognuno, gioie e dolori, il sacerdote era riuscito a creare un clima di pace e serenità e molto divertimento. Si divertimento. Quando si pensa alla vacanza comunitaria organizzata dai membri della parrocchia si pensa sempre che si stia sempre a pregare e invece no. Niente di più lontano.
Ci si rilassa, si riposa e si condivide la quotidianità che è fatta anche di lunghe passeggiate per i sentieri dove possono nascere le più grandi confessioni. Il 2017 è stato l’anno in cui abbiamo iniziato a trovare le tracce del progetto che Dio aveva pensato per il nostro matrimonio e le tracce erano incarnate nei bambini e giovani che erano in vacanza con noi. Siamo entrati in sintonia e in relazione con loro quasi subito, anche se alcuni di loro li abbiamo conosciuti per la prima volta proprio in quei giorni. Sono stati quei legami che, una volta finita la vacanza, abbiamo continuato a tessere nel tempo fino a quando per noi sposi non è arrivata la valanga.
Siamo al 2018 e abbiamo ripetuto l’ esperienza, ma con un altro sacerdote. Sarà che non eravamo molto predisposti, anzi direi molto traballanti nel nostro cuore perché piano piano si stavano manifestando le problematiche che impedivano a me e ad Andrea una gravidanza naturale. Quell’anno e quella vacanza in particolare, hanno rappresentato il mio allontanamento interiore dalla parrocchia prima, e poi anche da Dio. È stata una settimana in cui più passavano i giorni e più mi sentivo come nel film Divergent. Ero una divergente perché non avevo figli e non ero come gli altri che invece avevano figli, tanti dai tre in su. Ho passato alcuni momenti piangendo al telefono con il mio padre spirituale perché volevo tornare a Roma, mi sentivo persa e non ci stavo capendo più nulla. Avevo perso il segnale di Dio.
La provvidenza ha voluto che, mentre ero lì, mi arrivò un messaggio dove mi avvisavano che il sacerdote incaricato dal Papa di occuparsi della Misericordia era stato assegnato a due passi da casa nostra. Leggendo ciò mi sono detta che una volta rientrata a Roma sarei andata da don Giacomo Pavanello, sicura che lui avrebbe capito. E così è stato.
Quest’anno, dopo anni rivivremo l’esperienza di una vacanza comunitaria, nello stesso posto e nella stessa baita. Sarà emozionante. Io già piango di gioia. Quello che ci sentiamo di suggerire alle coppie è di vivere queste esperienze con animo sereno. Io, come vi ho raccontato, ero ferma nel mio dolore, ero posseduta dal mio dolore e quando si è fermi e impantanati si corre il rischio di uscire fuori sentiero e farsi molto male. Sapevo prima di partire che ovviamente non poteva esserci la stessa tipologia di vacanza perché i carismi sono diversi tra i sacerdoti. Ciò che conta è il nostro cuore che deve essere libero e predisposto a passare la porta stretta. Quando sei fermo nel dolore è vero che soffri anche nel sentire il semplice pianto di un neonato, provi una particolare invidia al cuore nel vedere passeggini da montagna che tu avevi già messo nella lista preferenze su Amazon, ti dà dispiacere vedere famiglie sui pedalò, ma è un dolore che va superato. E credetemi si supera.
Spesso ci scrivete per sapere quali sono i corsi che abbiamo frequentato per arrivare ad essere come siamo. La risposta che spesso vi diamo, e magari vi deludiamo, è semplicemente nessuno. Il corso è stata la vita stessa, la nostra e di chi ci sta accanto. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare un amorevole prete di quartiere divenuto il nostro padre spirituale che è cresciuto insieme a noi, soffrendo e gioendo, che ha visto come un ecografo in festa possa tramutarsi in un sepolcro, che ha vissuto insieme a noi il nostro passaggio da coppia fertile a feconda e che ora ci vede pronti a passare la palla a voi coppie che siete famiglie da accompagnare per scoprire la vostra vocazione matrimoniale.
Hanno avuto un ruolo importante anche gli amici fidati che ci hanno concesso il tempo di far cicatrizzare la ferita perché io non volevo frequentare amici con bambini. Ho un lavoro che ruota intorno al mondo dei bambini ed è comprensibile che in alcuni momenti ho bisogno di tuffarmi nelle serate di chiacchiere con i nostri ragazzi adolescenti e universitari . La necessità di staccare e anche creare una barriera con le emozioni, ma sempre senza congelare il cuore. Mi ha aiutato in questo il servizio in Croce Rossa e poi perché ovviamente mi ero anche decisa a prestare servizio in una Casa Famiglia dove devi accogliere il dolore sotto ogni forma fisica e mentale. Li di domande da porre a Dio ce ne sono state diverse, basta pensare agli ultimi fatti di cronaca . Quella degli amici è stata una vicinanza rispettosa, perché chi ti vuole veramente bene ti capisce e ti rispetta, anche perché sa che tornerai quella di un tempo.
Una figura che nel tempo è diventata un riferimento a cui volgere lo sguardo è stata indubbiamente Maria, chi meglio di lei non ha abitato il dolore? Lei c’è stata e ha attraversato la porta stretta. Ha vissuto per Cristo, con Cristo e in Cristo. A presto. Nel prossimo vi racconteremo la seconda parte ossia come abbiamo vissuto la Baita da coppia pienamente rinata e felice di essere una famiglia non di serie B ma una piccola famiglia ampliata . Vi aspettiamo se volete nel nostro canale Telegram e sulla nostra pagina Facebook Abramo e Sara.
Simona e Andrea