Cari sposi,
che bello pensare se San Paolo avesse indirizzato l’odierna Epistola proprio a voi al posto del suo figlio spirituale Timoteo! Se mai fosse stato così, allora il celebre passaggio diventerebbe: “Figli miei, ricordatevi di ravvivare il dono di Dio che è in voi mediante la benedizione delle mie mani”. Ravvivare la grazia del dono del sacramento nuziale non si esaurisce solo nel ricordarsi ogni anno la data del matrimonio, o baciarsi gli anelli a vicenda tutte le sere, o tenersi teneramente per mano quando si cammina per strada… tutte cose belle ed encomiabili, che sicuramente vi aiutano. Vorrei mettere in luce un altro aspetto sotteso a tutte le letture di oggi e che vi appartiene, sicuro che vi può donare un nuovo slancio.
Dice Papa Francesco giustamente che il dono del sacramento, la grazia nuziale, “non è una «cosa» o una «forza», perché in realtà Cristo stesso «viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio” (Amoris Laetitia 73). Quando pensiamo a un dono subito la mente va a un bel pacco regalo, con nastri e fiocchi dorati. Ma il dono nuziale consiste piuttosto, come appena visto, in una relazione speciale, un legame distinto e “superiore” con Cristo, un nuovo rapporto a tu per tu con una Persona Vivente. Tale rapporto con Gesù per voi sposi è definito dal Magistero come distinto e “superiore” al Battesimo perché non siete già solo figli amati ma ora, oltre a ciò, siete rivestiti anche di un’ulteriore capacità di amare e di amarvi. Non più un solo dono personale, quale il Battesimo, la Cresima, l’Ordine, ma un bene condiviso che vi lancia verso una particolare capacità di donarvi.
Perché è così? Perché la grazia del matrimonio è una specificazione del Battesimo – “il sacramento del matrimonio riprende e specifica la grazia santificante del battesimo” (Familiaris Consortio 56), cioè è un continuare a crescere e progredire nel dono di essere diventati figli nel Figlio. Gli apostoli nel Vangelo di oggi sentono il forte bisogno di venire fortificati e accresciuti nella loro fede vedendo l’esempio di Gesù e la missione che Lui stava deponendo nelle loro povere e fragili mani. Ugualmente voi, quando un giorno vi siete innamorati e avete capito che nella vostra storia vi era un Disegno più grande di voi stessi, avete appunto bisogno di crescere continuamente nella fede che il matrimonio vi colloca nel cuore del Progetto di Dio di rendere manifesto il Suo Amore nel mondo, ben oltre l’avere figli e stare assieme.
Detto questo, bisogna ricordare che ciò vale da parte di Dio, è quello che Lui fa per voi, è la dimensione discendente da Lui a voi. Ciò nonostante, il dono non schiaccia nessuno di voi, non obbliga ad alcun comportamento, non priva minimamente la vostra libertà. Piuttosto vi mette nelle condizioni ottimali di corrispondere e tocca a voi riappropriarvi del dono, vivendo in stretto contatto con Gesù Sposo. È qui ci aiuta il finale della prima lettura del profeta Gioele: “il giusto vivrà della fede”. Per voi sposi si declina proprio come lo stare in relazione profonda con Cristo e per ravvivare così ogni giorno il dono ricevuto. Cari sposi, per la grazia ricevuta, siete in una tale relazione esperienziale con Cristo che, se lo volete e Glielo permettete, potete davvero vivere con lo Sposo ogni giorno, ravvivando e maturando il dono di un amore che Lui vi ha fatto.
ANTONIO E LUISA
Noi vorremmo soffermarci invece sulle parole servi inutili. Inutile, senza utile, gratuito. Tutto ciò che facciamo deve essere gesto d’amore gratuito senza pretendere nulla in cambio. Solo così quel servizio sarà donato e appagante per noi. Fare per dovere o per forza costa molta più fatica, perchè non ci riempie il cuore e non è vissuto come dono, ma come obbligo. Il dono nutre il rapporto d’amore e la relazione con l’altro o con i figli. L’obbligo, invece, distrugge il rapporto. Il dono è bello di per sé, l’obbligo, invece, alimenta pretese e confronti. Solo se ci riconosciamo servi inutili, saremo capaci di essere dono e servizio per la nostra famiglia.