San Giuseppe: un papà amato, tenero e obbediente.

Tra pochi giorni si festeggia San Giuseppe e attraverso di lui tutti i papà del mondo. Per questo ho deciso di scrivere di lui e del suo ruolo di padre. Prenderò spunto da Papa Francesco che ci ha donato la bellissima Lettera Apostolica Patris Corde dove ha identificato alcune caratteristiche di Giuseppe che possono aiutare noi sposi e padri a comprendere qualcosa di più su come vivere questa nostra missione. Una missione che è un vero ministero, rientra infatti nella nostra dimensione regale battesimale. E’ dono e responsabilità del battesimo. Essere re al modo di Gesù. In questo articolo prenderò in esame le prime tre qualità di Giuseppe padre. In totale il Papa ne indica sette. Un numero non credo casuale. Il sette indica la totalità. Quindi in quelle sette caratteristiche c’è tutto ciò che serve per essere padre. Vi invito a leggere tutto il documento. Ne vale sicuramente la pena. Ora iniziamo.

Padre amato. Il Papa ci ricorda che San Giuseppe è molto amato dai fedeli perchè ha scelto di stare accanto a Maria sua sposa e a Gesù. Scrive il Papa: la paternità di Giuseppe si è manifestata nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé. Giuseppe è amato perchè ha sacrificato sè stesso per, scrive sempre il Papa, porsi al servizio dell’intero disegno salvifico. Porsi al servizio della sua missione di padre e di sposo. La scelta di Giuseppe non è stata per nulla semplice. E’ dovuto morire a sè stesso, ai suoi progetti, al suo orgoglio, alle sue radici (è dovuto scappare in Egitto), per farsi dono. Giuseppe ci insegna che un padre sa mettere da parte sè stesso per donarsi. Noi ci siamo impegnati a comprendere come Dio ci chiede di spendere la nostra vita, a comprendere quale è la nostra vocazione? Siamo capaci di rivedere le nostre convinzioni e le nostre idee accogliendo il progetto di Dio su di noi? Proviamo a sacrificarci per la nostra famiglia?

Padre nella tenerezza. Questa caratteristica evidenziata dal Santo Padre è meravigliosa. Soprattutto è tanto confortante e liberante per noi comuni mortali. Essere padre è il compito più difficile per un uomo. Il Papa ci dà due dritte importantissime e lo fa con due pensieri che vi riporto. Gesù ha visto la tenerezza di Dio in Giuseppe. [..]Anche attraverso l’angustia di Giuseppe passa la volontà di Dio, la sua storia, il suo progetto. Giuseppe ci insegna così che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande. San Giuseppe ha un importante ruolo educativo. Una parte di esso è condivisa con Maria, Giuseppe e Maria mostrano al figlio Gesù la tenerezza di Dio. L’altra parte si lega alla prima ma è più specifica del padre, dell’uomo. Giuseppe mostra attraverso la sua relazione con suo figlio Gesù chi è il Padre. Questo vale per tutti noi papà verso i nostri figli. Più impareremo ad amarli teneramente e più i nostri figli si faranno l’idea di un Dio Padre che gli vuole bene sempre. Più condizioneremo il nostro amore al loro comportamento e più i nostri figli si faranno l’idea di un Dio giudice, di un Dio del quale avere paura. La cosa bella di questa descrizione del Papa è che saremo capaci di amare in questo modo disinteressato i nostri figli solo se sapremo riconoscerci noi stessi fragili ed imperfetti. I nostri figli non hanno bisogno di genitori perfetti che non sbagliano mai, ma di genitori capaci di chiedere scusa quando sbagliano e capaci di alzare lo sguardo a Dio quando si sentono inadeguati alla situazione contingente e al compito a loro affidato. Un genitore perfetto, se mai esistesse, farebbe solo danni. Perchè i figli si sentirebbero sempre non adeguati, non abbastanza, mentre il genitore farebbe fatica a provare empatia verso le loro fragilità.

Padre nell’obbedienza. Giuseppe ha accolto la volontà di Dio nella sua vita e nel suo matrimonio. San Giuseppe è presentato principalmente nel Vangelo di Matteo. Matteo racconta i primi capitoli del suo Vangelo dalla parte di Giuseppe. A differenza del Vangelo di Luca dove tutto il racconto della nascita e dell’infanzia di Gesù è visto con gli occhi di Maria. È in Luca che c’è il racconto dell’annunciazione. In Matteo non c’è. In Matteo troviamo scritto semplicemente Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. (Matteo 1, 18). Mentre in Luca leggiamo in modo dettagliato come l’angelo abbia comunicato a Maria il concepimento di Gesù per opera dello Spirito Santo in Matteo non c’è nulla di tutto questo. Matteo ci proietta nello smarrimento di un uomo che si ritrova a confrontarsi con una realtà alla quale non era preparato. Giuseppe si ritrova a dover comprendere ed accogliere l’intervento di Dio nella sua storia e in quella della sua famiglia. E lo fa. Il papa lo scrive chiaramente. In ogni circostanza della sua vita, Giuseppe seppe pronunciare il suo “fiat”, come Maria nell’Annunciazione e Gesù nel Getsemani. Giuseppe ha portato in salvo la sua famiglia proprio attraverso l’obbedienza. L’obbedienza ad accogliere Maria incinta, l’obbedienza a scappare in Egitto, l’obbedienza a tornare dall’Egitto. Non credo che Giuseppe abbia sempre compreso tutto ma si è fidato come un figlio si fida del papà. Questa riflessione del Papa ci dice che non possiamo avere la pretesa di programmare tutto e di avere tutto sotto controllo. Non sarà mai così. Un padre sa però accogliere la vita e ciò che accade in famiglia con uno sguardo aperto a Dio, cercando di comprendere quale sia la scelta migliore per i figli che Dio ha affidato a lui e alla madre. I sogni di Giuseppe esprimono benissimo il dialogo con Dio che Giuseppe intesse durante la sua vita. Ed è bellissimo! Giuseppe ha portato in salvo la sua famiglia non perchè fosse forte e potente come Erode, ma perchè consapevole della propria debolezza si è sempre affidato e fidato.

Che esempio meraviglioso San Giuseppe!

Antonio e Luisa

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