I nostri sabati

Non è mai facile scrivere un articolo nel giorno solenne del Sabato Santo poiché su questo giorno hanno scritto fiumi di parole grandi santi e predicatori quali i Dottori e i Padri della Chiesa, e traiamo proprio da uno di loro la riflessione di oggi; è un testo molto ricco e profondo, ne riportiamo solo alcune frasi che ci aiutano come sposi.

Da un’antica «Omelia sul Sabato santo» (PG 43, 439. 451. 462-463) La discesa agli inferi del Signore.  Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. ​Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. ​Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. […] ​Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi, mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura. […]

In questo giorno la Chiesa vuole far risaltare il grande silenzio descritto all’inizio di quest’antica omelia attraverso il silenzio delle campane, ci vuole aiutare a vivere questo giorno con mestizia, vuole spronarci a riflettere sul nostro rapporto col Salvatore, ci aiuta a fare un serio esame di coscienza; se vogliamo trarre maggior profitto da questo Triduo bisogna che impariamo a seguire i consigli e le direttive che la saggezza bimillenaria della Chiesa ci mette a disposizione.

Le parole di questo testo sono eloquenti e non hanno bisogno di commenti per essere comprese, ci permettiamo solo di farvi notare come a volte anche gli sposi siano come Adamo ed Eva, anche noi abbiamo disobbedito ai comandi del Signore, ai comandi dell’Onnipotente, a volte abbiamo ceduto alle lusinghe dell’antico serpente, abbiamo permesso che il tentatore infilasse nei nostri pensieri il dubbio che Dio non ci ami perché le sue leggi sarebbero castranti per la nostra vita.

Se leggiamo con attenzione le parole che quest’omileta pone sulle labbra del Salvatore ci accorgiamo che non sono parole di vendetta o di rancore (questo il link per la lettura integrale), esse assomigliano alle poche parole che Gesù rivolge alla adultera che ha rischiato la lapidazione: non nega il peccato di lei, ma nello stesso tempo vede nel cuore di questa donna le condizioni necessarie per ricevere il perdono e la congeda invitandola con ferma tenerezza a non peccare più. Similmente, in questa discesa agli inferi, il Salvatore usa parole che non negano il peccato di Adamo ed Eva, ma nello stesso tempo li esorta, li invita, li incoraggia ad uscire da quella prigione, a risorgere.

Per capire cosa vuole dirci il Signore, vi invitiamo a rileggere lentamente il testo integrale sostituendo i nomi di Adamo ed Eva con i nostri, e sostituendo ai loro peccati i nostri, sicuramente molte coppie troveranno giovamento per il proprio cammino. Non importa il mero e freddo elenco dei peccati del passato, o quelli del presente, non ha troppa importanza neanche la quantità e la loro gravità SE non ci pentiamo di essi. Le condizioni “sine qua non” per ricevere il perdono del Signore sono quelle che la Chiesa ci insegna da sempre: 1) l’esame di coscienza 2) il dolore dei peccati 3) il proponimento di non commetterne più 4) la confessione 5) la soddisfazione o penitenza.

E questi atteggiamenti non possono essere vissuti a compartimenti stagni, perché noi siamo un’unità inscindibile di anima e corpo, dobbiamo fare in modo di predisporre la nostra anima a chiedere e ricevere il perdono di Dio e dobbiamo esternarlo nel corpo. Quando il Signore scorge questi moti del cuore, non resiste ed apre i boccaporti del Suo Sacratissimo Cuore dal Quale sgorgano infiniti fiumi di misericordia. Probabilmente ci sono tante coppie che si trovano nella condizione di Adamo ed Eva descritta nel testo citato, ed è proprio su questo punto che vogliamo cogliere la riflessione odierna: non serve a niente piangersi addosso, l’autocommiserazione non fa bene al cuore, contemporaneamente non ha nemmeno senso lo sminuire i nostri peccati e/o scusarli sempre e comunque.

Il Signore scende nelle nostre prigioni di sposi per tirarci fuori da lì e la chiave per uscirne è sulla sua Croce. Egli ci comanda di uscire, badate bene che è un comando, non è un suggerimento della fatina delle fiabe. Ma perché ha il potere di comandare? Perché Lui è IL SIGNORE, e questa signoria però la esercita con lo stile della Croce, su quella croce infatti è vittorioso.

Cari sposi, accogliamo il comando misericordioso di Gesù: sposo e sposa, ordina a voi di uscire dalla prigione del peccato. Comanda a noi sposi di risorgere dalla morte del peccato e di vivere nella Sua luce e ci definisce “opera delle mie mani” e “mia effige”. Come possiamo essere Sua effige se restiamo prigionieri? Coraggio sposi, questo Sabato Santo evadiamo dalle nostre prigioni, non c’entrano niente i sentimenti, quando Gesù comanda si obbedisce senza se e senza ma.

Coraggio e … Buona Santa Pasqua.

Giorgio e Valentina.

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