Cosa ci ha lasciato la Pasqua?

Il lunedì dopo Pasqua è un giorno strano. É passata la botta emotiva della Veglia del Sabato Santo. É passata la domenica di Pasqua fatta di momenti in famiglia e di festa insieme. É come se la vita ordinaria fosse ricominciata. Sì è ancora un giorno di vacanza e si può fare la classica gita fuori porta, ma siamo tornati in un certo senso sulla terra dopo aver contemplato l’eternità di Dio e nutrito la nostra parte spirituale, quella più profonda. Cosa ci ha lasciato la Pasqua? Siamo come prima? Ricominciamo a vivere le nostre difficoltà, le nostre sofferenze, le nostre fatiche allo stesso modo di prima? Guerra, denatalità, crisi energetica ed economica torneranno a farci vedere tutto nero, senza speranza per il futuro? Nulla è quindi cambiato? Gesù è morto e risorto per niente allora?

Sono domande che faccio a me stesso. Questo blog è prima di tutto un modo per condividere pensieri ad alta voce con tutti voi. É una domanda decisiva. Perché, se davvero credo che Gesù è morto per me, se credo davvero che Gesù mi ama così tanto da dare la sua vita per me, se davvero credo che Gesù è risorto e ha sconfitto la morte, allora nulla può più essere come prima. La Pasqua credo serva soprattutto a questo. Per tanti serve a fare memoria di quanto avvenuto in quei giorni di circa 2000 anni fa. Solo per pochi però diventa molto più di una semplice celebrazione e di una memoria. Per alcuni diventa esperienza d’amore, diventa abbraccio di Gesù, diventa relazione concreta. Solo a questi ultimi la Pasqua cambia davvero la vita.

Per vivere davvero la Pasqua non basta essere religiosi, dirsi cattolici, sentirsi parte di un gruppo di persone che condividono con noi valori e riti. Serve diventare cristiani. Serve iniziare e perfezionare una relazione d’amore con Gesù da costruire ogni giorno. Come ogni altra relazione d’amore. Più di ogni altra relazione d’amore perché questo Amore diventa sorgente per ogni altro amore.

Quando riusciamo a fare questo salto di qualità nella nostra vita spirituale allora avviene una vera conversione. Conversione che non significa altro che cambiare direzione. Ecco è proprio questo. Sappiamo di avere una vera relazione con Gesù quando la nostra vita non è più la stessa. Quando siamo capaci di fare scelte che per altri sono folli. Quando il nostro amore diventa radicale. Quando nel nostro matrimonio siamo capaci di donarci l’uno all’altro davvero in modo incondizionato e gratuito. Quando vogliamo riempire l’altro del nostro amore e non pretendiamo che lui/lei riempia la nostra povertà come avviene per la maggior parte delle coppie. Il nostro matrimonio è la nostra cartina al tornasole anche di come sta la nostra fede. Quando siamo lì, a pesare ogni volta quanto l’altro ci sta dando e quanto stiamo dando noi, a pensare a quanto ci convenga stare con lui/lei, a valutare quanto ci fa stare bene significa che anche in Gesù cerchiamo la stessa cosa. Gesù diventa un mezzo per riempire le nostre paure, il nostro bisogno di non sentirci soli in questo mondo difficile, ma non lo stiamo amando. Lo stiamo usando esattamente come stiamo usando il nostro coniuge.

Coraggio Antonio datti da fare perché la strada è ancora lunga. Il matrimonio con Luisa mi ha permesso di intraprendere un cammino, Pasqua dopo Pasqua mi sento sempre più vicino a Gesù, ma ancora non sono un cristiano vero. Non riesco ancora a fidarmi fino in fondo. C’è una parte di me che ancora fa resistenza, c’è ancora tanto egoismo in me, però so che la strada è quella giusta e non voglio smettere di percorrerla.

La Pasqua è passata ma la nostra relazione con Gesù ricomincia ogni giorno. Tutta la nostra vita passa da una domanda che Gesù rivolge ad ognuno di noi: Chi dite che io sia? (Marco 8, 29) domanda che ribalto sul nostro matrimonio: Cosa è il nostro matrimonio? Un modo per riempire dei bisogni affettivi e sessuali o la nostra strada per essere santi e per imparare ad amare e a lasciarci amare?

Antonio e Luisa

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Un pensiero su &Idquo;Cosa ci ha lasciato la Pasqua?

  1. Cosa ci ha lasciato la Pasqua?

    La luce che si fa strada tra le tenebre di questa mia Pasqua 2023, è l’invito ad andare la, dove sta la mia Galilea. Ma dove sta questa Galilea?

    Mio marito ed io ci siamo conosciuti il 10 ottobre 1979. Ci siamo fidanzati ufficialmente il 12 luglio 1970. Ci siamo sposati il 4 luglio 1971. Ci siamo ufficialmente separati il 27 gennaio 2004. Abbiamo ufficialmente divorziato il 14 febbraio 2019.
    Da quel giorno il papà dei nostri 4 figli rifiuta di vedermi. Il nonno dei nostri 3 nipoti si giustifica dicendo che “non si sente pronto”.

    Che cosa significa per me andare alla mia Galilea?

    In questi giorni mi sto chiedendo da che parte sta pendendo la mia bilancia. Dalla parte di tutto il male ricevuto o dalla parte del bene che solamente lui ha saputo donarmi?
    Un giorno tra i tanti, dove non capivo le sue incomprensibili contraddizioni, mi disse: “Ricordati che se mi arrabbio è perché mi interessi”.

    Un silenzio totale… che dura dal 14 febbraio 2019… significa forse che a mio marito (lui preferisce dire ex-marito), interessa ancora la nostra storia?
    Oppure il suo è puramente un egoistico e meschino interesse?

    Allora, quale strada devo intraprendere per raggiungere la mia Galilea, dove risplenderà per noi la luce dell’Essenziale? Dove Gesù ci aspetta e conserva la grazia più grande, per la festa del Suo sogno su di noi?

    Quando mio marito ha chiesto il divorzio, con grande sofferenza intima gliel’ho concesso. Pur nel dolore più oscuro e combattuto, ho desiderato che si sentisse veramente libero, per poter valutare i suoi sentimenti e capirsi, in profondità, sul senso della nostra storia. La separazione, l’oblio degli anni di profondo silenzio e vuoto tra noi, non aveva portato a nessun germoglio nuovo. Tutto lavoro inutile. Quale la ragione? Forse perché la valutazione dei sentimenti, era vincolata dal peso di una costrizione, un dovere di marito? Un vincolo indissolubile? Una fede non matura?

    Nella mia vita ho imparato a rischiare e “procedere al buio”, come dice don Luigi Verdi.
    Ho saputo d’essere “serva inutile”.
    Ho conosciuto l’affidamento spontaneo allo stupore della Volontà misteriosa del Signore.

    Per questo ho imparato a lasciarmi guidare da flebili luci che esistono, anche se dietro
    grossi e minacciosi nuvoloni, creati e spazzati via dal vento delle tempestose emozioni di mio marito.
    E’ tanto bello il ricordo di queste luci, ha il sapore della gioia e della vita.
    Sono luci che dimorano nella voglia di una vacanza insieme, nella semplicità di attimi nostri, nel desiderio di giocare insieme come bambini.

    Purtroppo però, al ritorno alla normalità, trovavamo e troviamo ancora nebbie e cose in sospeso, non chiarite, non risolte. Le nostre responsabilità personali e di coppia verso noi e gli altri, erano sempre lì, seppellite sotto strati di dura corteggia. Il Vero profondo tutt’ora soffre immensamente e ha bisogno d’essere visto, riconosciuto, partorito, curato.
    Ma è ancora negato, rifiutato. Brucia e fa troppo male. Un insopportabile male.

    Allora, in questa situazione, se per me un divorzio civile ha solamente valore civile.
    Un divorzio affettivo è per me solamente una “potatura di viticci inutili” (S. GiovanniXIII), per nuovi vigorosi germogli.
    Se so che un divorzio spirituale tra noi non sarà mai, dal momento che siamo sempre stati e saremo nel meraviglioso Sogno di nostro Signore….e allora? Allora pazienza, zaino in spalla e avanti, verso la mia Galilea.

    Ma oggi, quale flebile luce mi guida posandosi sul nostro Matrimonio cristiano e dentro di noi?

    Non ci vediamo e sentiamo da più di 4 anni!
    Mi sento come una vedova strana, che vive a pochi chilometri dal marito che l’ha abbandonata e la costringe a resistere e lottare…contro la solitudine, le rabbie, gli enormi disagi pratici, ma soprattutto la costringere a presentarsi sola ed innamorata sempre, davanti a se stessa, ai figli, ai nipoti, ai famigliari, al mondo intero, al Signore…
    Perché questo scandalo, fallimento, vergogna?
    Perché questo oblio che tiene in sospeso tutto?

    In questi giorni di Pasqua 2023, quale luce mi sta guidando verso la mia Galilea? Quale piatto della bilancia, in me pesa di più?

    Solamente piccoli raggi di luci, che se guardo con più verità, durante le notti più buie, sembrano brillare per me come stelle vere, che illuminano il mio faticoso e solitario cammino. Ma soprattutto mi fanno sentire in compagnia di una dolce Presenza.

    Chi mi ha fatto sentire bella e amata? Dopo il Signore viene lui, mio marito.
    Chi mi stima per la cura alla nostra famiglia, ai figli, nipoti, prossimo? Solamente Lui.
    Chi da me non si sente amato ed è arrabbiato e geloso? Lui.
    Chi mi è stato accanto nei momenti tragici della mia vita? Lui solo.
    Chi ha avuto così tanta paura di perdermi quando sono stata ad un passo dalla morte? Lui.
    Chi ha chiesto di avere accanto la moglie separata, quando era in terapia intensiva? Lui.
    Perché, dopo 4 anni di soffertissimo silenzio, questo Giovedì Santo 2023, Lui mi ha cercato per avvisarmi che il suo più amato fratello è improvvisamente mancato?
    Perché “permette” la mia presenza al funerale del fratello? E affronta la fatica di vedermi?

    Quante essenziali stelline mi guidano la, dove mi attende ancora Gesù, con la sua splendente grazia!

    Carissimi sposi, in questo giorno dell’Angelo, vi sento in questo periodo come un Angelo vicino, per questo mi sono sentita di condividere la mia sofferta esperienza matrimoniale, purtroppo ancora agonizzante, ma che aspira alla gioia senza fine. Per questa speranza che non sa morire, spero possa essere utile a coloro che forse come me sono in viaggio, consapevolmente o no, insieme o no, lungo quella propria “Via Lattea di stelline”, che guidano a Gesù Risorto, dove sta la vera gioia.

    Grazie per la pazienza e l’ascolto.
    Felice Pasquetta a tutti!

    Rita Pizzato

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