Pietrina di scarto o no?

Dagli Atti degli Apostoli (At 4,1-12) Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

In questa ottava di Pasqua la Chiesa ci fa leggere vari incontri del Risorto descritti nei Vangeli e contemporaneamente diversi brani dagli Atti degli Apostoli, che è un libro che assomiglia ad un diario di bordo, una sorta di raccolta ordinata dei fatti accaduti dopo la Risurrezione e la Pentecoste. In particolare oggi ci soffermiamo sulle due frasi finali di S. Pietro di questo brano perché ci toccano nel profondo come sposi.

Innanzitutto è curioso che Simone usi la metafora della pietra, la stessa usata dal Maestro quando cambiò il suo nome in Pietro, per dirci qualcosa circa la natura del Risorto, infatti la metafora si impreziosisce di un particolare, e cioè del fatto che Gesù non è solo una grande pietra di una costruzione, ma la pietra d’angolo. Per capire questa metafora è bene sapere che la pietra angolare (o testata d’angolo) di una costruzione è la prima pietra posata, sulla quale si è soliti incidere un’iscrizione che riporta date e nomi a memoria dei posteri, è anche la pietra sulla quale idealmente poggia tutta la struttura muraria.

Il matrimonio deve essere come quella struttura che si poggia sulla pietra angolare, che è il Cristo, ed i costruttori del matrimonio devono posare un mattone dopo l’altro, giorno dopo giorno, a partire da quella pietra che regge il peso di tutta la casa, è la pietra che non si sposta mai, la pietra che resterà sempre al proprio posto; ogni mattone fa da base a quello sopra, ma a sua volta si appoggia su quella pietra. E qual è l’iscrizione incisa sulla pietra angolare del nostro matrimonio?

Sicuramente ci sono i due nomi degli sposi e quello di Cristo. Ma anche se uno dei due dovesse decidere di andarsene a costruire un’altra casa con un’altra persona, quella pietra resterà fissa lì, la nuova casa (tranne nel caso di nuovo matrimonio dopo una vedovanza) non avrà una pietra angolare, i mattoni non avranno una base solida ed indistruttibile sulla quale poter contare sempre, anche in caso di terremoto o di uragano; sarà una casa senza una pietra angolare che regge tutto il peso, senza una pietra sulla quale restano incisi i nomi degli sposi.

In questo brano Pietro lo dice in modo esplicito, casomai qualcuno avesse dei dubbi: “In nessun altro c’è salvezza” come a dire che noi possiamo costruire tutte le strutture che vogliamo e con chi vogliamo, ma solo quella che ha Cristo come pietra angolare sarà salva dalle intemperie. Spesso ci capita di incontrare coppie che ci raccontano delle loro grandi difficoltà matrimoniali, relazioni ridotte all’osso, sposi che dialogano con più facilità coi colleghi piuttosto che con la moglie, spose che si confidano con le amiche (peggio se con la mamma) invece di aprire il proprio cuore al marito, sposi che si sentono in diritto di tutto ed in dovere di niente, spose che non si sentono comprese e si sentono trattate come oggetti dai propri mariti, ecc… quando poi si entra un po’ in dialogo si scopre che queste coppie non frequentano la Messa domenicale da tempo immemore, oppure sono coppie che frequentano l’oratorio solo per fare volontariato di vario tipo, oppure sono coppie che si sono macchiate del gravissimo peccato di aborto, coppie che non vivono una vita di fede, restano lontano dalla vita sacramentale: queste coppie potremmo paragonarle ad una casa che non è stata costruita dalle mani esperte di un muratore, case che non hanno seguito il progetto originale del geometra, case fai da te che non tengono conto dei calcoli dell’architetto, in Campania le definirebbero “case sgarrupate“.

Cari sposi, se vogliamo che la casa del nostro matrimonio sia sempre più bella, più robusta e più ordinata, bisogna che ci atteniamo ai disegni del progettista, dobbiamo seguire le regole di costruzione date dall’architetto del nostro matrimonio, seguire le regole di manutenzione ordinaria e straordinaria che ci vengono date. I matrimoni che trattano Cristo come una pietrina di scarto non avranno mai una casa secondo il progetto originale, per dirla alla moda di adesso non avranno mai una casa “veramente ecologica”.

Coraggio sposi, se ci accorgiamo di avere qualche muro storto e fuori asse, se ci accorgiamo di qualche colonna non a filo di piombo, possiamo sempre recuperare chiamando il progettista che ci mandi dei tecnici che ci aiutino a ripristinare la nostra casa secondo il progetto originale.

Giorgio e Valentina.

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