Quando qualcuno ci chiede il nostro segreto per restare fedeli e uniti in questi 50 anni di matrimonio, in sintesi generalmente rispondiamo: la capacità di solitudine e la reale e profonda accoglienza della diversità dell’altro. Questa profonda convinzione è nata dopo vari momenti di conflitto che abbiamo vissuto nonostante le nostre comuni visioni religiose, il nostro amore per l’umanità e i nostri impegni sociali. la nostra realizzazione non può dipendere solo dal coniuge ma è necessario coltivare anche un rapporto personale solido e profondo con la spiritualità di cui tutti abbiamo estremo bisogno, credenti e non credenti. Questo ci aiuterà ad accogliere la diversità dell’altro come un dono, a conservare lo stupore quotidiano per tutto il suo mondo interiore diverso dal nostro. Anche La condivisione di ideali comuni, la solidarietà della coppia verso i più deboli, sono carte vincenti per la vita di coppia ma l’attenzione alla nostra vita spirituale e il rispetto profondo dell’altro sono i motori di ogni rinascita.
Si parla oggi sempre più spesso di matrimoni “misti” per sottolineare la diversità di credo religioso ma in realtà tutti i matrimoni in qualche modo possono essere considerati “misti”, in quanto avvengono sempre tra due persone molto diverse tra loro, indipendentemente dal credo religioso. Ogni matrimonio è l’incontro di due diverse storie, chiamate a dare origine ad una nuova storia. E questo non è mai facile. Non basta essere entrambi credenti per riuscire ad armonizzare queste diverse storie, che generano differenze di vedute in tanti campi della vita. Certamente se accanto alle diversità caratteriali, culturali, genetiche si aggiungono anche le diversità di credo religioso, il rischio di crisi è maggiore.
I cosiddetti “matrimoni misti,” oggi sempre più in aumento per il fenomeno della globalizzazione e dell’immigrazione, rappresentano una realtà complessa, non facilmente decifrabile perché non possono essere raggruppati in maniera omogenea, perché ogni coppia ha delle caratteristiche specifiche ma non meno difficile è la vita familiare vissuta tra un credente e un non credente. Ecco l’esperienza di Diana Pezza Borrelli di Napoli in cui si intravedono strategie importanti per superare gli inevitabili ostacoli:
Un giorno eravamo a tavola con uno dei nostri due figli (aveva circa 5 anni) quando improvvisamente ci domandò: “Perché papà non viene mai a Messa con noi?”. I bambini venivano spesso a messa con me. Ci guardammo mio marito ed io e iniziammo a rispondere al figlio, ma anche l‘uno all’altro, ad una domanda che non ci eravamo mai fatto (avevo sempre detto con grande libertà al fidanzato e, poi, al marito, la mia scelta di andare a Messa ogni giorno; In viaggio di nozze, mi alzavo alle 5 del mattino, per andare a messa in un paesino vicino). Iniziammo a mettere in luce quanto ci univa: l’amore per gli ultimi, l’ansia di giustizia, la tutela del creato, i diritti delle donne, l’impegno per la pace…; tutti impegni legati al grande amore per l’umanità. Io per vivere così, cercavo aiuto in Gesù nell’Eucarestia e il papà attingeva forza dalla sua coscienza…… Il bambino ci guardò sorridendo e disse : “Ho capito. Siete come il pane nero ed il pane bianco, ma sempre pane siete.” Quando i ragazzi sono un po’ cresciuti, uno di loro ci comunicò che nel fine settimana sarebbe andato nella nostra casa di vacanza. Eravamo contenti che prendesse dei giorni di tregua dallo studio….ma, soggiunse: “Vado con una ragazza”. Io restai in silenzio; fu mio marito a reagire :”Non permetto assolutamente che la nostra casa venga usata in questo modo. Esigo rispetto….” Finito il pranzo, mio marito andò a riposare ed il ragazzo mi disse: “Mamma, mi aspettavo da te una reazione così, perché tu sei generalmente meno aperta alle novità non da papà che è un progressista…..”. In quel momento gli potei spiegare che certi valori prescindono dal credo religioso e appartengono alla comune visione per raggiungere un’umanità realizzata…..”
Scrive p. Francesco nell’Amoris laetitia: “Sfide peculiari affrontano le coppie e le famiglie nelle quali un partner è cattolico e l’altro non credente. In tali casi è necessario testimoniare la capacità del Vangelo di calarsi in queste situazioni così da rendere possibile l’educazione alla fede cristiana dei figli” (248)
Come hanno fatto i nostri due amici a trovare un accordo? Diana continua: “La ricchezza della nostra famiglia è stata la moltitudine di rapporti con amici che condividevano la nostra visione di umanità realizzata: persone del Movimento (Focolari), sacerdoti, compagni di partito, parenti, ecc, per i quali il rapporto interpersonale è sempre stato più importante di qualsiasi diversità. Ancora oggi che mio marito è in Paradiso, tanti mi dicono che è difficile pensare a me senza pensare anche a lui. I nostri figli non hanno una pratica religiosa, ma ambedue si spendono e lavorano a favore dei più deboli e degli ultimi…..”
Pensiamo ora ai matrimoni tra cristiani cattolici e cristiani di altre denominazioni. In realtà in questi matrimoni ci sono tante cose in comune, a partire dallo stesso battesimo, dalla stessa fede in Gesù e nella sua parola, ecc, anche se talvolta la diversità di tradizioni può creare delle distanze incolmabili. Tuttavia, poiché l’amore tende naturalmente alla indissolubilità, alla fedeltà, al per sempre, se i due riescono a cogliere il vero significato dell’amore e coltivano un rapporto personale con Dio a seconda delle loro specifiche tradizioni religiose, è facile avere un progetto comune sulla loro vita. Spesso non è facile decidere come educare religiosamente i figli. Tante coppie, di comune accordo, cercano di trasmettere con la testimonianza sincera più che con le parole, i valori delle rispettive chiese, sottolineando soprattutto valori e tradizioni comuni. Questi matrimoni, dice p. Francesco, possono essere di grande ricchezza perché “presentano, pur nella loro particolare fisionomia, numerosi elementi che è bene valorizzare e sviluppare, sia per il loro intrinseco valore, sia per l’apporto che possono dare al movimento ecumenico” (A.L.247)
Un discorso a parte meritano i matrimoni tra persone di religioni diverse, perché apparentemente sembrano inconciliabili; tuttavia con un impegno serio e costante, se i due si amano davvero, possono riuscire a confrontarsi, a cercare gli inevitabili grandi valori comuni, per trovare una propria armonia. Certamente non è sempre facile. Alcune culture, per esempio, sono aperte alla poligamia o hanno una visione ancora negativa della donna. Anche l’educazione religiosa dei figli può creare dei problemi, perché ognuno vorrebbe educarli secondo la propria tradizione. Se la coppia, però, riesce a fare un’esperienza di vera comunione nel rispetto delle specifiche diversità, questo diventa per i figli l’occasione per cogliere i lati più belli delle due religioni. In questo senso ci sono delle esperienze che fanno pensare. Nur El Din Nassar della Val d’Ossola in Piemonte è figlio di una coppia mista, lei cattolica, lui musulmano fervente. Fin da piccolo ha respirato a pieni polmoni la profonda fede dei genitori, di cui parla il suo stesso nome, che in arabo significa: “Luce della religione”. Dalla frequenza dell’oratorio e dall’amicizia con un sacerdote, decide di ricevere il battesimo fino a diventare sacerdote e missionario nel Ciad.
Maria e Raimondo Scotto
Grazie.
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