Chi veglia ama (e viceversa)

Cari sposi, oggi iniziamo solennemente il tempo di preparazione al Natale, l’Avvento. Come ben sapete dall’esperienza personale, sebbene siamo abituati a questo periodo, tuttavia ogni volta non è mai esattamente la stessa cosa.

Il tempo cristiano procede non in modo strettamente lineare bensì a spirale perché questo è un moto che coniuga la diversità con la linearità. Cristo è lo stesso, ieri oggi e sempre ma il Suo modo di camminare con noi è pieno di sorprese e novità. Così, anche in questo Avvento 2023 prepariamoci ad essere toccati dalla Sua Grazia, senza pregiudizi, senza chiusure, senza freni.

La parola che attraversa le varie letture è “vegliare”. La parola viene dal latino “vigilare” che è l’azione del “vigil” ossia la sentinella. Colui che piantonava e controllava mura, ingressi, strade o anche persone o cose importanti. Il tempo più pericoloso per questo tipo di incarichi, va da sé, che fosse la notte. Per cui la sentinella, oltre a non vedere l’ora di finire il suo turno, attendeva con impazienza l’alba. E già qui si potrebbe fare un bellissimo aggancio all’attesa del “sole che sorge” (Lc 1, 78), cioè Cristo.

Ma al di là di questo, il vegliare contiene un senso affettivo importante. Chi veglia è in fondo colui che si prende cura, che ha a cuore qualcuno e per lui è disposto anche a perder sonno, a stare accanto tutta la notte. Quante volte voi genitori avete vegliato sui vostri figli o da piccoli o in attesa del loro ritorno serale!

Ecco allora che questa veglia di cui parla tutta la liturgia odierna è anche un profondo anelito di incontrarsi con Cristo. Ripensate a quando eravate fidanzati, a quante volte, pur facendo le solte cose ordinarie, il vostro pensiero andava a lui, a lei, e non si vedeva l’ora di incontrarsi, di uscire assieme…

Questo dovrebbe essere l’atteggiamento con cui prepararsi al Natale! Questo è il senso dell’Avvento cristiano, la riscoperta che l’evento più importante della nostra vita, assieme alla Risurrezione, ossia l’Incarnazione di Gesù non è un fatto cerebrale, non consiste in una fredda memoria storica. Gesù è l’Amato, lo Sposo che si attarda ma che certamente verrà e la Chiesa Sposa, di cui voi siete una chiara rappresentanza, è tutta impaziente di abbracciarLo.

In tale senso la miglior interpretazione dell’Avvento ce la dà il Cantico dei Cantici, dove tutto è un corrersi dietro, tutto è attendersi e bramare l’abbraccio finale.

Cari sposi, Gesù è già nel vostro amore e in mezzo a voi due ma come Innamorato non si accontenta di quello che è già stato. Vorrebbe tanto in questo Avvento che voi Gli ridiciate quanto Lo amate, quanto vi manca, quanto Lo vorreste rendere partecipe e presente della vostra esistenza.

ANTONIO E LUISA

Che bello l’aggancio che padre Luca ha fatto con il tempo del fidanzamento. Quanto è vero che i nostri pensieri erano sempre l’uno per l’altra, che eravamo impazienti di vederci, di parlarci, di stare vicino. La presenza dell’altro era per noi già motivo di gioia e di benessere. L’Avvento come la Quaresima sono dei periodi di corteggiamento. Ci vengono chieste rinunce, digiuni, piccole mortificazioni non per un sadico piacere della Chiesa. Perchè attraverso quelle rinunce possiamo fare spazio. Concentrarci più su Dio, sull’amante e sull’amato, che su di noi. Ecco che questo tempo di Avvento sia anche per noi occasione di fare spazio. Fare spazio a Gesù e fare spazio al nostro sposo o alla nostra sposa. Per recuperare quel desiderio che forse, in queste nostre giornate piene di cose da fare, abbiamo un po’ perso.

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