Una sessualità redenta

Nella teologia del corpo di Giovanni Paolo II emerge un’importante prospettiva sul matrimonio come sacramento del corpo e della sua redenzione. Questa prospettiva non è solo di natura sacramentale, ma ha anche profonde implicazioni etiche e sostanziali che permeano le sue riflessioni. L’idea che il matrimonio sia non solo un sacramento del corpo, ma anche della redenzione del corpo stesso, sottolinea l’importanza e la santità dell’unione matrimoniale. Questa visione incarna il significato profondo dell’amore coniugale e della responsabilità reciproca tra i coniugi, offrendo una nuova luce sulla dimensione sacramentale della vita coniugale e della sessualità.

San Giovanni Paolo II ci insegna che non possiamo fare esperienza di Dio se il nostro cuore è chiuso. Se il nostro cuore è indurito dall’egoismo, dal peccato, dalla lussuria e da tutti quegli atteggiamenti che fanno dell’altro una persona da usare e sottomettere a noi, e non una persona da incontrare in una relazione d’amore.

Il sesso è spesso un terreno in cui emergono l’egoismo e il desiderio di possedere e usare l’altro a proprio piacimento. Chi è chiuso in se stesso non riesce a donarsi e a entrare in comunione veramente con l’altro. A volte si maschera di tenerezza e romanticismo, ma è solo un’apparenza falsa. Molte volte non è neanche consapevole della falsità dei propri sentimenti.

Giovanni Paolo ci insegna che il matrimonio può essere un sacramento di redenzione, anche in questo contesto. L’eros, canalizzato in una relazione oblativa (donativa), come è quella nuziale, diventa un vero desiderio di incontro. La vita di tutti i giorni, fatta di servizio, di cura reciproca e di gesti carichi di tenerezza e di riguardo, dovrebbe diventare educativa. Con il tempo e con la Grazia di Dio, noi sposi dovremmo riuscire ad eliminare l’egoismo che attanaglia il nostro cuore. Piano piano, il nostro sguardo dovrebbe spostarsi dall’io al tu. Dovremmo essere sempre più capaci di “guardare” l’altro e desiderare il suo bene prima del nostro. Uso il condizionale perché spesso non viviamo il nostro matrimonio dando tutto. Una relazione sponsale vissuta davvero fino in fondo non può che cambiarci in meglio e rendere noi sempre più capaci di donarci.

Tutto questo lo portiamo anche nell’incontro intimo. Saremo sempre più capaci di liberarci dall’egoismo e dalla lussuria e l’amplesso sarà sempre più un vero incontro tra noi sposi, e ci permetterà sempre più di fare esperienza di Dio. Per questo gli sposi che vivono l’amore sponsale in pienezza non si stancano di fare l’amore. Sarà ogni volta più bello perchè loro saranno sempre più capaci di amarsi.

Così, la vita di tutti i giorni fatta di tanti piccoli gesti nutre il desiderio erotico e l’eros vissuto come incontro profondo nutre il desiderio di amare il nostro coniuge nella vita di tutti i giorni. Un circolo che ci permette di perfezionare sempre più il nostro amore e ci avvicina sempre più a Gesù.

Antonio e Luisa

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