I quattro cavalieri dell’apocalisse

I quattro cavalieri dell’apocalisse (cit. in Gottman-Gottman, dieci principi per una terapia di coppia efficace) nella relazione di coppia rappresentano quattro atteggiamenti, che se continui e costanti nel tempo, possono far finire il tuo matrimonio in 5-6 anni.

Ricerche scientifiche e studi su tantissime coppie mostrano come il fallimento del rapporto sia dietro l’angolo se CRITICHEDISPREZZO, EVITAMENTO e OSTRUZIONISMO fanno da padroni alle tue interazioni di coppia.

Ma lasciamoci illuminare dalla Parola. Dalla lettera ai Romani di San Paolo 7, 14-25:

 Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.

In questo brano San Paolo esprime tutto il conflitto del cristiano che sa benissimo quale sia il bene, però continua a fare il male. Il senso di fallimento è dietro l’angolo quando hai ben presente quali sono le coordinate che potrebbero far andare bene le cose, e invece come un citrullo ti ritrovi a fare sempre gli stessi errori. Siamo destinati perciò a soccombere dietro la nostra natura?! Sai qual è il bersaglio, ma continui a mancarlo.

Partiamo dal presupposto che nella comunicazione con l’altro, tutti ogni tanto facciamo entrare qualche “cavaliere”, per cui è impossibile essere perfetti! Anzi diciamo che non è affatto necessario essere perfetti per far si che una relazione di coppia sia felice… Ma descriviamo da vicino questi atteggiamenti: 

CRITICHE: quante volte ti capita di usare la critica per lamentarti di ciò che non ti va. E giù accuse e attacchi all’altro che non fa le cose come vuoi tu, che non soddisfa le tue aspettative. 

DISPREZZO: è l’atteggiamento denigratorio, sarcastico, cinico e a volte sadico con cui colpisci l’altro al fine di mantenere una tua posizione di superiorità e abbassare l’altro disdegnandolo. Serve a mantenere la supremazia del potere, per cui sminuendo l’altro, ti imponi con le tue ragioni. Il problema è che il disprezzo ferisce e colpisce come nessun altro, e a lungo andare intossica l’intimità, fa perdere fiducia e mina il senso di sicurezza e appartenenza reciproco. 

RITIRO ed EVITAMENTO: sono le reazioni tipiche all’attacco dell’altro, per cui devi per forza ribattere e restituire pan per focaccia del tipo: “si però anche tu…”. Oppure mostri indifferenza e silenzio come arma per colpire. 

OSTRUZIONISMO: è il muro di gomma che poni alla soluzione dei problemi. È l’atteggiamento tipico di chi deve mettere i bastoni tra le ruote e ostacola il dialogo o il confronto perché ormai è tardi.

La differenza fra una coppia felice e una infelice non sta nel fatto di non avere mai questi atteggiamenti (perché sarebbe impossibile), ma nella capacità di dialogare e rimediare quando si è fatta la frittata. Una coppia che sta bene, sa parlare apertamente delle cose brutte che succedono e anzi usa quei momenti per crescere nella confidenza e nell’intimità. Mentre la coppia danneggiata mette sotto al tappeto i problemi, e frequenza e intensità dei “cavalieri” sono troppo frequenti, tanto da superare i momenti di sintonia, complicità e gioia.

Cosa ci dice la Parola di Dio attraverso San Paolo? Che non dobbiamo essere perfetti per essere buoni cristiani o buoni mariti, buone mogli; il punto non è sforzarsi di fare sempre la cosa giusta e mazzolarti quando non lo fai. Piuttosto dobbiamo avere il coraggio di trasformare le nostre debolezze nel vuoto umile che Cristo può riempire con la Grazia del suo amore. Quando sei fragile e fai cavolate puoi scoprire la tua creaturalità di figlio e Dio come Padre. Questo non vuol dire che tu sia esente dalla responsabilità di fare la tua parte. Così attingi forza dalla preghiera, dai sacramenti e cresci umanamente se noti delle ferite irrisolte.

Non esitare a chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta se ti accorgi che hai bisogno e che da solo non ce la fai. Come è scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica la Grazia presuppone la natura, e quando la natura è ferita da esperienze passate non risolte e non elaborate, questo può ostacolare l’azione della Grazia. L’Amore di Dio non si può misurare né inquadrare in alcun concetto, né si fa fermare dalla nostra natura. Chiediamo sempre a Lui la forza e il coraggio di crescere in quello che può far fiorire le nostre relazioni.

Roberto e Claudia

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