Gesù è venuto a perfezionare la Legge, a portarla compimento. Non è venuto a cancellare il Decalogo, che resta completamente valido, ma a renderlo concretamente vivo nel cuore dell’uomo. E’ venuto a trasformare semplici norme da rispettare, in apertura e conversione del cuore. Non ha senso seguire i comandamenti, se non come volontà di amare di più e più perfettamente Dio e i fratelli. Come sappiamo i primi tre comandamenti descrivono il rapporto verticale, con Dio. Dal quarto al decimo si spostano su un piano orizzontale, sul rapporto tra uomini, con il prossimo. I comandamenti sono tutti importanti e non rispettarne uno indica un’ipocrisia di fondo, una incapacità di amare in pienezza.
Il catechismo cita:
2067 I dieci comandamenti enunciano le esigenze dell’amore di Dio e del prossimo. I primi tre si riferiscono principalmente all’amore di Dio e gli altri sette all’amore del prossimo.
« Come sono due i comandamenti dell’amore, nei quali si compendia tutta la Legge e i Profeti – lo diceva il Signore […] –, così gli stessi dieci comandamenti furono dati in due tavole. Si dice infatti che tre fossero scritti su una tavola e sette su un’altra ».
2068 Il Concilio di Trento insegna che i dieci comandamenti obbligano i cristiani e che l’uomo giustificato è ancora tenuto ad osservarli. Il Concilio Vaticano II afferma: « I Vescovi, quali successori degli Apostoli, ricevono dal Signore […] la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinché tutti gli uomini, per mezzo della fede, del Battesimo e dell’osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza ».
L’unità del Decalogo
2069 Il Decalogo costituisce un tutto indissociabile. Ogni « parola » rimanda a ciascuna delle altre e a tutte; esse si condizionano reciprocamente. Le due tavole si illuminano a vicenda; formano una unità organica. Trasgredire un comandamento è infrangere tutti gli altri. Non si possono onorare gli altri uomini senza benedire Dio loro Creatore. Non si potrebbe adorare Dio senza amare tutti gli uomini sue creature. Il Decalogo unifica la vita teologale e la vita sociale dell’uomo.
Il Decalogo e la legge naturale
2070 I dieci comandamenti appartengono alla rivelazione di Dio. Al tempo stesso ci insegnano la vera umanità dell’uomo. Mettono in luce i doveri essenziali e, quindi, indirettamente, i diritti fondamentali inerenti alla natura della persona umana. Il Decalogo contiene un’espressione privilegiata della « legge naturale »:
« Fin dalle origini, Dio aveva radicato nel cuore degli uomini i precetti della legge naturale. Poi si limitò a richiamarli alla loro mente. Fu il Decalogo ».
Perché ho voluto scrivere e ricordare queste verità della nostra fede? Perché sto notando nel sentire comune di tanti amici e anche di sacerdoti, che stimo e rispetto come persone e ministri di Dio, che non c’è questa consapevolezza. Il sesto comandamento è spesso sottovalutato e ritenuto meno importante di altri. Come se la sessualità disordinata non fosse un peccato grave, non fosse una mancanza grave di rispetto verso l’altro e verso noi stessi. Sento tanti sacerdoti, tutti direi, condannare l’omicidio, le guerre, i furti, la truffa, le estorsioni e tutte queste manifestazioni del male. Giustissimo, ma non vedo altrettanta veemenza contro l’adulterio, i rapporti prematrimoniali, la masturbazione, la contraccezione e i rapporti omosessuali. Il sesto comandamento è cancellato, di fatto. Non se ne parla quasi. Anche in confessionale tanti sacerdoti tendono a sminuire e considerare meno importanti questi peccati, quasi fossero la normalità e nulla di veramente grave. Un sacerdote a cui voglio bene ebbe a dire un giorno quando sollevai il discorso: “Se questi fossero peccati gravi l’inferno sarebbe pieno, sei troppo rigido” oppure un’altra volta sui rapporti prematrimoniali: “i fidanzati che si vogliono bene si fanno le coccole”.
Non la penso così. Penso al contrario che questo decadimento sul sesto comandamento abbia ripercussioni negative su tutti gli altri. Il sesto comandamento non a caso è posto tra il quinto e il settimo. Chi commette atti impuri uccide qualcosa dell’altro o ruba qualcosa che non gli appartiene, per egoismo e per interesse personale, non certo per amore. L’adultero non uccide forse il coniuge? Non dà una coltellata nella schiena a chi ha dedicato all’adultero parte della vita? Non uccide forse la persona che l’adultero aveva invece promesso di curare, di rispettare e alla quale avrebbe dovuto donarsi tutti i giorni della vita? Ne conosco tante che sono morte e che ora stanno faticosamente cercando di rinascere grazie a Cristo, ma il loro dolore e la loro sofferenza è ancora un grido che si alza al cielo.
Nei rapporti prematrimoniali non si ruba qualcosa di cui ancora non si ha diritto? Si prende il dono totale del corpo dell’amato/a senza donarsi totalmente nel matrimonio. Si usa l’altro/a. Si ruba qualcosa che non era per noi, ma per il marito o la moglie che ancora deve venire. E lo si fa solo per il piacere personale trattando l’altro/a come oggetto.
Nella masturbazione non si ruba forse un piacere destinato a far parte di un piacere ancora più grande e profondo scaturente dall’unione dei corpi degli sposi, dove il piacere sessuale si fonde con un piacere che coinvolge anche spirito e psiche? Il piacere sessuale è un dono di Dio riservato all’unione intima degli sposi. Rubarlo in un gesto carico di egoismo e di ripiegamento non fa che renderci ancora più egoisti e chiusi, incapaci di un vero incontro con l’altro/a.
Ultimo, ma non per importanza. Se la Chiesa abbassa le richieste su rapporti prematrimoniali, adulterio e masturbazione lancia un messaggio chiaro: la sessualità quando è vissuta in un contesto di “amore” e “gioia” va sempre bene. Ora, spiegatemi come si fa a dire di no a una coppia omosessuale che si desidera e crede di amarsi? Non si può, si deve cedere anche con loro. Ed è quello che sta accadendo, purtroppo. Il caso del capo scout friulano ne è la prova lampante. Un vescovo che non è stato capace di dire una parola definitiva, ma che ha mostrato tutto il suo disagio e la sua impreparazione.
Se crolla il sesto comandamento crolla tutto. Bisogna recuperare la capacità di rendere giustizia alla verità e saper testimoniare che la sessualità è qualcosa di meraviglioso, ma che va vissuto in un contesto di amore autentico, nel dono totale del matrimonio tra un uomo e una donna. Al di fuori della sponsalità è un gesto falso che esprime la nostra incapacità di amare e il nostro egoismo che usa per interesse. Non è dono, ma violenza, sempre, anche quando si tinge di un sentimento d’amore che non può però essere autentico. Questa è una mentalità che poi si manifesterà in ogni ambito relazionale: lavorativo, affettivo, familiare etc. Rispettare il sesto comandamento significa educarsi al rispetto e alla valorizzazione dell’altro/a. Significa essere responsabile delle proprie promesse e delle proprie azioni. Non è figlio di un dio minore, ma vera esigenza che Dio ci chiede per amare veramente come Lui ama e come Gesù ci ha mostrato nella Sua vita terrena.
Antonio e Luisa.
grazie per questo pensiero molto bello e profondo che condivido.
solo un dettaglio:
“..a chi a dedicato..” dovrebbe essere corretto in “.. a chi ha dedicato…”
(poi le chiederei gentilmente di cancellare questo mi commento se possibile – grazie)
"Mi piace""Mi piace"
grazie!
"Mi piace""Mi piace"