Chi semina vento…

Dal libro del profeta Osèa (Os 8,4-7.11-13) Così dice il Signore : «Hanno creato dei re che io non ho designati ; hanno scelto capi a mia insaputa. Con il loro argento e il loro oro si sono fatti idoli, ma per loro rovina. Ripudio il tuo vitello, o Samarìa! La mia ira divampa contro di loro; fino a quando non si potranno purificare ? Viene da Israele il vitello di Samarìa, è opera di artigiano, non è un dio : sarà ridotto in frantumi. E poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta. Il loro grano sarà senza spiga, se germoglia non darà farina e, se ne produce, la divoreranno gli stranieri. Èfraim ha moltiplicato gli altari, ma gli altari sono diventati per lui un’occasione di peccato. Ho scritto numerose leggi per lui, ma esse sono considerate come qualcosa di estraneo. Offrono sacrifici e ne mangiano le carni, ma il Signore non li gradisce ; ora ricorda la loro iniquità, chiede conto dei loro peccati : dovranno tornare in Egitto».

Questa è la prima lettura della Liturgia di oggi, ed è perfettamente in linea con lo stile delle letture di questo periodo, nel quale la Chiesa ci ammonisce da varie parti, sotto diversi aspetti, non ci vuole rammolliti dopo le recenti festività/solennità, ma ci rimette subito in riga ricordandoci la nostra condizione di poveri peccatori.

E’ un atteggiamento educativo che caratterizza lo stile della Liturgia, specialmente quella non riformata, questo caldo estivo e le belle giornate assolate potrebbero portarci sulla strada della rilassatezza spirituale, nel senso che sentiamo il bisogno di affrancarci dai rigori invernali, sia quelli climatici che quelli dei nostri doveri scolastici e/o lavorativi, per cui non dovrebbe stupire se un genitore mettesse in guardia i propri figli dal non prendere con troppa leggerezza una data situazione, praticamente la Chiesa ci sta invitando a non abbassare la guardia, a non considerarci arrivati.

Ed il profeta Osea è un altro di quei profeti che sa come rimettere in riga il popolo a lui affidato, sono parole dure, inequivocabili, soprattutto per noi che le leggiamo fuori da quel contesto storico e sociale suonano troppo severe, ma dobbiamo ricordare che il Signore ha rinnovato numerose volte la Sua Alleanza con Israele, ha compiuto numerosi prodigi per salvarlo dalle più disparate situazioni, ha mandato anche diversi aiuti umani come Sansone che lo liberò dai Filistei, ma questo popolo “è un popolo dalla dura cervice” , così lo apostrofava Mosè già parecchio tempo prima di Osea.

Come si può facilmente intuire questo popolo si dimostra ingrato e proprio uno “zuccone”, così infatti denominiamo i nostri figli quando “fanno finta” di aver capito e puntualmente agiscono al contrario di come dicono di aver capito… chissà quante volte ci sarà capitato di dire ai nostri figli : “Sei proprio uno zuccone! Allora non vuoi proprio capire.

Osea usa queste parole severe ispirato dallo Spirito di Dio, perché si trova davanti all’ennesimo tradimento da parte del popolo rispetto all’ennesima alleanza del Signore. Se ci pensiamo bene il Signore non chiede chissaché, in fondo sta chiedendo principalmente che non si facciano idoli e che rispettino le sue leggi, il peccato che procura i danni maggiori al popolo di Israele è proprio l’idolatrìa… che tradotto per noi sono i peccati contro il primo (e più grande) Comandamento… è il primo anche nell’importanza, infatti se disubbidiamo al primo Comandamento “Non avrai altro dio all’infuori di me” succede che a cascata disubbidiamo a tutti gli altri perché se Lui non è il nostro dio perde senso rispettare le Sue leggi.

Vi siete mai chiesti da dove arrivi il detto popolare “chi semina vento raccoglierà tempesta“? Ora avete la risposta, ma non ci deve bastare per vivere meglio come sposi. Dobbiamo domandarci come sposi quali sono gli idoli che continuamente ci costruiamo da soli, nonostante le ripetute avance da parte di Dio e del Suo Figliolo Gesù.

Incontriamo molte coppie che hanno idoli quali: il successo nel lavoro, la carriera, la salute fisica, la giovinezza e la prestanza del corpo, il benessere economico, il tempo libero, le amicizie extra coniugali, il sesso libero da regole, il giudizio positivo degli altri, la maternità e/o la paternità a comando… ma tutti questi idoli hanno i loro altari sui quali si sacrificano: tempo per la preghiera, tempo per la coppia, educazione dei figli, spazio, risorse, energie, mente, pensieri, affetti, desideri, concentrazione, intelligenza e vita spirituale.

E noi sposi come rimaniamo? SVUOTATI dal di dentro. Cos’è che ci svuota? Abbiamo seminato vento e quindi raccogliamo tempesta… ed è proprio questa tempesta a distruggere tutto senza pietà, così come capita in qualche sfortunato giorno estivo di cui abbiamo memoria anche recente, quando essa arriva devasta tutto il raccolto e si rimane senza niente per non parlare dei danni alle case o altro… tutto questo succede nel nostro cuore, nella nostra anima, nella nostra vita.

Questi idoli devastano il raccolto dell’amore matrimoniale: devastano la tenerezza, la dolcezza, i sentimenti, gli affetti, l’unione sempre più intima degli sposi… devastano anche lo sguardo, le parole belle, il tempo che dedichiamo alla coppia. Con questi idoli il nostro matrimonio “produce grano senza spiga, e se germoglia non darà farina“, cioè non darà da mangiare, non darà sostentamento all’amore, non sarà amore fecondo, non sarà vita sia l’uno per l’altra sia all’infuori della coppia.

Coraggio sposi, dobbiamo riprendere in mano il nostro amore matrimoniale ad immagine dell’amore oblativo di Gesù, distruggiamo i nostri idoli con i loro altari e riprendiamo con fiducia a seguire le leggi di Colui che ci promette non solo mari e monti, ma la felicità già su questa terra ed il Paradiso senza fine.

Giorgio e Valentina.

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