Cari sposi,
quali sono stati i pranzi che più ricordate nella vostra vita? Occasioni speciali in cui, oltre a mangiare bene, avete vissuto momenti particolari a tavola: un incontro tanto desiderato con qualcuno, una bella notizia condivisa in un contesto peculiare, un ritrovo dopo una lunga attesa…
Oggi celebriamo nella liturgia qualcosa del genere, un convivio passato alla storia. Sì, perché Zaccheo non se l’è più scordato quanto accaduto mentre sgranocchiavano un succulento agnello arrostito annaffiato da un rosso del Golan o forse degustando un buon charoset… Quanto ci piacerebbe essere stati pure noi loro commensali – non solo per il cibo – e aver colto con quanto amore Gesù ha trattato quell’uomo, meritatamente ritenuto, la feccia di Gerico! Sono stati i gesti, gli sguardi, le parole di Cristo ad aver rivoltato con un calzino un vero e proprio ladro di professione, uno attaccato ai soldi, incurante ormai delle mille maledizioni di cui è stato subissato nelle sue ordinarie truffe ai danni dei suoi compaesani. Gesù ha riportato in vita un cuore indurito e una coscienza annebbiata dalla cupidigia.
Cristo compie tutto ciò mentre sta passando da Gerico, per chi vi è andato in pellegrinaggio sa che siamo all’inizio della lunga salita che porta a Gerusalemme, difatti questo brano chiude la seconda parte del Vangelo di Luca e subito dopo inizia la terza e ultima, perché Gesù poi entrerà a Gerusalemme per portare a culmine la sua missione. Come vedete, c’è un parallelo con il tempo che viviamo, anche noi infatti siamo nei pressi del “capodanno” liturgico. Manca poco a Cristo Re, fine dell’anno C e con l’Avvento si volta pagina. Novembre non è proprio un mese che ci ispiri un senso di fine eppure la liturgia sì, tutto quanto ci sta ispirando da settimane grazie al Vangelo di Luca è appunto il richiamo ad affrettare la nostra conversione perché il Re, il Maestro, il Signore della Storia è alle porte che ci chiama per nome.
Come invita Gesù alla conversione? Non usa metodi polizieschi, non lampade puntate in faccia o dure reprimende in pubblico. La prima lettura è di una delicatezza estrema: “tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano” e ancora “chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento”. Tutto questo di fatto Gesù lo ha mostrato a Zaccheo e questi ha accolto la chiamata di Gesù a cambiare vita. Come esiste una conversione personale, vi è parimenti una conversione di coppia, cioè un accogliere Cristo in casa, nella propria relazione, in ciò che di più intimo abbiamo. Facile è vivere la fede in parrocchia la domenica o ritrovandosi con i nostri “simili” nella fede. Se Cristo entra nella vostra casa, coppia e famiglia, allora è realmente un modo autentico di vivere la fede.
Gesù ha cercato Zaccheo ed egli è sceso dal sicomoro, il che mi fa domandare: “ma quante volte Lui mi ha cercato, mi ha chiamato e sono sceso dal mio sicomoro e l’ho fatto veramente entrare nella mia intimità? Oppure siamo rimasti a chiacchierare in maniera innocua sull’uscio di casa?” Fate entrare Cristo in mezzo a voi, fateLo sedere con voi a tavola, permetteteGli di entrare nella vostra camera da letto, che sia presente nei vostri rapporti in famiglia, con i parenti e Gesù ancora oggi farà nel vostro cuore quanto ha compiuto in Zaccheo: una trasformazione, una risurrezione. Care coppie, anche oggi Cristo passa dalla vostra Gerico, anche oggi si ferma sotto casa vostra e vi chiama con quegli accenti così delicati che ci ha tratteggiato la prima lettura. Sta a voi fare lo sforzo di scendere, di lasciarLo entrare nella vostra coppia e consentirGli di arricchire il vostro amore con il Suo per la Chiesa.
ANTONIO E LUISA
Ha ragione padre Luca. Non è successo anche a noi come a Zaccheo? Nella nostra vita accade qualcosa di meraviglioso che cambia tutto. Gesù, attraverso gli occhi di una persona, ti guarda e ti dice: sbrigati! Devo venire a casa tua. La casa, segno dell’intimità e della quotidianità. Quella persona è il tuo sposo, la tua sposa. Tu, profondamente indegno, accogli nella tua casa, nella tua vita, questa persona, e accogliendo lei accogli Cristo, che attraverso il sacramento del matrimonio viene ad abitare la tua unione d’amore. Lo sguardo d’amore di quella persona ti cambia dentro e accade qualcosa di incredibile. Tu, così debole e fragile, ti alzi in piedi (risorgi) e converti la tua vita. La salvezza entra nella tua vita grazie a Gesù e a quella persona, perchè nel matrimonio Gesù preferisce non manifestarsi direttamente a te, ma lo fa attraverso la persona che ti ha messo accanto.