Cari sposi,
di recente conversando a cena con una coppia giovane, ho fatto una domanda provocatoria: “quando è stata la volta che lui ti ha deluso?” Al che si sono guardati intensamente ma non riuscivano a proferir parola. Ecco a voi una coppia ancora nel bel mezzo della favola dei primordi. Gli apostoli stanno decantando al Maestro gli splendori del Tempio di Gerusalemme (come se non ne conoscesse fino all’ultimo ogni granello di polvere…). Ed in effetti un po’ di ragione per essere orgogliosi del loro centro spirituale gli apostoli ce l’avevano. Il Tempio di cui parla il Vangelo era il cuore della vita religiosa e politica degli Ebrei. Non esiste per noi cristiani nulla che ci faccia accostare tale edificio a qualcosa di nostro, non regge nemmeno il paragone con San Pietro perché da come leggiamo nel libro dell’Esodo (cfr. Es 35, 34-35) il Signore abita la parte più interna, “poggia i suoi piedi” sul coperchio dell’Arca dell’Alleanza. Forse, per farcene un’idea, immaginate con quale fede e sacralità visiteremmo l’unica chiesa al mondo contenente l’Eucarestia! Questo per far capire la fierezza e considerazione di ogni un pio israelita al pensare al suo grande e maestoso luogo di culto. Ebbene, quel tempio costruito già dopo il ritorno dall’esilio di Babilonia e sontuosamente ampliato dal re Erode nel 64 a.C., fu totalmente distrutto per volere dell’imperatore romano Tito nel 70 d.C. e da allora non rimase che solo un muro di contenimento, ad oggi comunemente chiamato “muro del pianto”.
Un bel paragone della vita di coppia! Si inizia con tanto fervore e gioia per poi scivolare nella crisi o in un grigiore apatico. Oppure fino alla distruzione di tutto. Ma che è successo a quel tempio di cui si parla nel Vangelo? È stato demolito per sempre per mano delle Legioni romane? Sì ma solo in apparenza, perché il tempio non era fatto solo di pietre, per quanto ben squadrate, intagliate e sapientemente assemblate tra loro, ma poggiava in realtà su Cristo. Il cuore del Tempio, sia quello ebraico, come le nostre chiese, hanno al loro centro la Presenza di Dio. Possono venire rase al suolo ma Cristo rimane e rimarrà sempre la pietra d’angolo, il pilastro inamovibile che nessuna mano d’uomo potrà scalfire. Dice in modo solenne il Concilio Vaticano II che voi sposi “partecipate e significate il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre tra Cristo e la Chiesa” (Lumen Gentium 11). Essere parte e contenere il significato di un Amore così grande è senza dubbio la roccia incrollabile che tiene in piedi il vostro edificio spirituale che è appunto il matrimonio.
Ecco allora che voi coppie siete chiamate a costruire il vostro edificio su questo caposaldo. Lunedì con Antonio e Livia si è tenuta la consueta serata di Matrimonio Cristiano, stavolta in compagnia di Alessandra Lucca. Tra le tante cose dette, una cade proprio a fagiolo. Alessandra ha testimoniato come nella sua vita di coppia ci sono stati tanti crolli ma sotto lei e Francesco c’erano solide fondamenta – Cristo appunto – di modo che un crollo, dicasi delusione, amarezza, insoddisfazione, tribolazione, prova… non possono mettere la parola fine a una coppia, a una famiglia. Cari sposi, Gesù nel Vangelo in definitiva vuole darvi tanta speranza e sicurezza che avendo Lui al centro della relazione potete affrontare tutte le situazioni negative elencate ma restare saldi.
ANTONIO E LUISA
In questo caso non posso che raccontare come io abbia visto tutto quello raccontato da padre Luca concretizzato nella mia vita. Come ho già testimoniato tante volte, i primi anni di matrimonio non sono stati per noi facili. Luisa non ha dovito solo occuparsi di due bambini piccoli (all’epoca ne avevamo due) ma anche della mia negatività. Ha dovuto sopportare anche il mio malessere. Mi sentivo stretto in quella vita carica di responsabilità, di stress e di impegni, e riversavo su di lei tutta la mia frustrazione. Quando nei vari incontri tiriamo fuori questa storia le viene immancabilmente chiesto perchè non ha messo in discussione la nostra relazione. Lei risponde con un’affermazione tanto semplice quanto disarmante: sapevo che la mia vita me la giocavo nel matrimonio. Non ho mai messo in discussione Antonio e lui non ha mai messo in discussione me. Avevamo entrambi la consapevolezza che la soluzione andava cercata nella coppia perchè lì c’era Gesù e non fuori da essa. L’abbandono ci avrebbe reso solo più deboli e fragili.
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“…esserci, quando l’amore e la dignità si risveglieranno…” (Don Luigi verdi)
Pensiero, desiderio, preghiera…sono le pietre per il “tempio” del cuore.
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