La pesantezza dell’ordinario

E’ finito il tempo del Natale. Ci avete fatto caso? Nella messa di ieri il sacerdote indossava la casula verde, quella del tempo ordinario. Anche la Chiesa è caratterizzata da tempi diversi durante l’anno liturgico. Ci sono i momenti forti. C’è la Pasqua e c’è il Natale. E poi c’è il tempo ordinario. Non so voi, per quanto mi riguarda trovo molto più bello e coinvolgente partecipare alla messa di Natale o di Pasqua piuttosto che a quella di una domenica di metà luglio. Credo sia normale. Nei tempi forti è tutto amplificato. La liturgia è più solenne, c’è il coro, ci sono le chiese piene. C’è un’atmosfera che si sente e che fa mi fa provare delle emozioni. E’ bello andare a messa. Invece che tristezza certe messe estive! Gente annoiata, magari che entra in chiesa con pantaloncini ed infradito. Certe volte non avverto sensazioni positive ma quasi desolazione.

Il tempo ordinario può essere così. Può essere difficile scorgere la bellezza di certe liturgie. Eppure anche in quelle celebrazioni c’è la presenza di Cristo, esattamente come a Natale. Così è la nostra vita personale e di coppia. Anche noi abbiamo gran parte della nostra vita caratterizzata dalla casula verde. Tante volte si fatica a riconoscere che la nostra storia è abitata da Dio. Il tempo ordinario è un tempo che spesso ci pesa. Un tempo che spesso viviamo come triste e pesante. Non troviamo il senso e la motivazione per viverlo. Tutto uguale, tutto si ripete in una routine che ci distrugge. Un tempo che non ci piace. Un tempo che diventa di attesa, dove non viviamo assaporando il presente, ma sopravviviamo in attesa che arrivi la vita, perché quella non è vita. Nel tempo ordinario siamo come morti, non viviamo, ma tiriamo avanti con fatica in attesa di quella botta di vita che ci riempia il vuoto o che almeno ci permetta di distrarci dalla miseria. 

Questo stato emotivo ha un nome: accidia. L’accidia è uno dei vizi capitali perché impedisce di vivere in pienezza. Perché è come una palla di cemento che ci impedisce di donarci e di nutrire gioia e speranza. C’è una canzone che esprime benissimo questa sensazione. Si chiama weekend degli 883. Una canzone vecchia, degli anni novanta, quando la ascoltavo da ragazzo e mi ci riconoscevo molto. E’ una vita da disperati, da gente che non vive se non in pochi attimi in cui si illude di bastarsi e di avere tutto. Così anche la vita familiare diventa una serie di impegni: la scuola, il lavoro, le faccende di casa. Tutta una serie di impegni che ci distruggono nell’attesa che accada qualcosa o che arrivi quella vacanza o quel viaggio dove potremo finalmente evadere da una vita che ci sta stretta e che non ci piace, è quasi una prigione.

Chi ci salva dall’ordinarietà? Naturalmente Gesù. Gesù ci apre al suo mistero. Gesù ci mostra che proprio nel quotidiano possiamo trovarlo e trovare il senso. Ed è così che l’ordinario diventa occasione per amare, tempo che riempie e dove fare esperienza di Dio e incontro dell’altro. Gesù ci chiama ad essere suoi apostoli proprio nel matrimonio, nel sacramento che maggiormente si vive nell’ordinario. Il matrimonio non ci chiede di fare cose straordinarie, ma di vivere con sempre più amore l’ordinario in modo che l’ordinario sia riempito della presenza di Dio. Così non avremo bisogno di evadere, di cercare emozioni e sensazioni nello straordinario, magari in qualche relazione extraconiugale, ma avremo tutto nella nostra vita ordinaria, perché Dio ci ha chiamato a realizzarci nell’ordinario, perché lo straordinario può regalare emozioni, ma queste sono destinate ad esaurirsi e lasciare spazio alla disperazione se non abbiamo dato un senso e un valore alla nostra vita di ogni giorno. Un ultimo consiglio. Anche la vita ordinaria può nascondere dei momenti di bellezza straordinaria. Prendetevi del tempo per contemplarvi, per nutrirvi l’uno dell’altro. Basta davvero poco. A volte basta anche uscire e fare una colazione al bar guardandosi negli occhi. Basta poco ma tante volte non facciamo neanche quel poco e poi tutto è più pesante e difficile.

Antonio e Luisa

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Un pensiero su &Idquo;La pesantezza dell’ordinario

  1. Grazie per questa riflessione. È vero. È tutto vero. Ci dimentichiamo che ogni giornata ogni azione è importante (anche nel mio caso per esempio le faccende domestiche che per motivi diversi in certe giornate mi costano più fatica ) e ogni momento della mia giornata se vissuto con amore e per amore ha un valore immenso. Vivere in modo straordinario le cose ordinarie. Non è facile. Ma si può ricominciare sempre. Sono da poco in pensione e devo riscoprire questo tempo della vita … tempo ordinario di servizio nelle piccole cose di ogni giorno per poi aprirmi all’esterno della tamiglia in modo diverso da come era prima nel mio impegno lavorativo. Può essere l’assistenza ai nipotini o un servizio di volontariato … per ciascuno sarà un ambito diverso ma tutto deve partire da quell’ordinario vissuto con fedeltà e amore, direi con solennità. Lo comprendo ma in questo periodo mi è difficile vivere concretamente così. Ricomincio affidandomi a Gesù.

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