Abbiamo visto quanto il momento cosiddetto della Comunione sia vitale per la vita del cristiano, ma c’è un aspetto che spesso viene sottaciuto, e cioè il fatto che quando c’è una comunione significa che i soggetti interessati da essa mettono in comune qualcosa del proprio.
Se pensiamo ad esempio alla comunione dei beni coniugale, sappiamo come ogni bene acquistato dopo il matrimonio sia di proprietà di entrambi i coniugi anche se il suo uso o la sua necessità riguardi solo uno dei due. Ma anche quando due coniugi scelgono la separazione dei beni per motivi fiscali e burocratici legati alle leggi dello Stato in cui vivono, in realtà vivono una comunione dei beni “de facto”. Inoltre, sappiamo bene come la comunione dei beni non si limiti alle cose materiali, ma vada ben oltre interessando la sfera sentimentale, affettiva, sociale, religiosa, psicologica, sessuale, gli interessi e gli hobby, le famiglie d’origine, il proprio passato e il proprio vissuto, le virtù ed i vizi, i pregi quanto i difetti, le luci e le ombre di ognuno… insomma quando si sposa una persona la si sposa “full optional”, con l’opzione “tutto compreso”, altrimenti non è matrimonio vero ma semplice convivenza.
Similmente fare comunione col Signore significa sicuramente ricevere/accogliere Lui stesso con tutto ciò che abbiamo visto finora (e infinitamente di più delle nostre povere parole), ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte.
Quando due società diventano associate e la più grande diventa proprietaria al 90%, non significa che la società minoritaria non debba portare il proprio contributo, anche se in misura del 10% essa deve comunque fare la propria parte, altrimenti la società non funziona. Similmente nella Comunione Eucaristica la parte principale è naturalmente quella di Gesù (potremmo dire ben oltre il 90% dell’esempio), ma Lui non può fare niente senza il nostro consenso, senza la nostra disponibilità, senza la nostra apertura del cuore alla Sua azione.
Che cosa possiamo mettere di nostro in comunione con Gesù ?
Lui ci dona tutto Se stesso nell’Eucarestia, e noi che cosa possiamo donarGli?
Innanzitutto possiamo donarGli la nostra preghiera di adorazione e di ringraziamento per un tale onore immeritato, dobbiamo imparare e recuperare il senso del sacro attraverso il rigoroso silenzio e la compostezza del corpo, dobbiamo tornare a contemplare ciò che sta avvenendo… avete presente quel senso di stupore che si prova dinanzi ad un bel tramonto o ad un panorama mozzafiato? Si usa apposta l’aggettivo “mozzafiato” perché è una realtà che lascia senza parole ma toglie anche il respiro, tale deve essere l’attenzione che essa richiede da non essere distratti nemmeno dal respiro (che è invece una funzione vitale). E nella società odierna abbiamo tanto bisogno di recuperare questa contemplazione mozzafiato dell’Eucarestia dentro noi.
Questa preghiera deve essere silenziosa e contemplativa, e nasce spontanea quando si capisce/intuisce che Colui che nemmeno i cieli dei cieli possono contenere è ora dentro di me; Egli si fa tanto umile e tanto piccolo da fidarsi di me (infatti potrei anche sputarlo per terra) tanto da lasciarsi mangiare, tale è la Sua misura di voler essere uno con me. Dopo questo primo atteggiamento contemplativo, sorge un atto di umiltà, momento delicatissimo in cui si prende coscienza della assoluta indegnità di tale onore, perché la sincerità che esige questo momento ci fa capire quanto il nostro cuore/la nostra vita abbia ancora tanto bisogno di conversione. Ed è grazie a quest’atto di umiltà che capiamo cosa “mettere sul piatto” della comunione (vedi gli esempi di cui sopra), sarà questa presa di coscienza che costringerà ad offrire alla “società” appena costituita la nostra volontà di cambiare, il nostro fermo desiderio di combattere un vizio e/o un difetto del carattere, la fermezza di non ricadere più in questo o quel peccato, la decisione di dare il “bel servito” all’uomo vecchio e lasciare spazio all’uomo nuovo… in questo momento noi abbiamo la possibilità di offrire al Signore tutto noi stessi affinché tutto si santifichi.
Possiamo offrire al Signore :
- i nostri pensieri affinché siano i Suoi pensieri e spariscano i nostri pensieri impuri e maligni
- la nostra intelligenza affinché la ragione sia sempre sorretta dalla fede in Lui e non sia venduta al mondo
- la nostra memoria affinché venga ripulita dalle sozzure e dai rancori
- la nostra forza di volontà affinché diventi la Sua forza di volontà
- i nostri occhi affinché sia Lui a guardare attraverso i nostri occhi con il Suo sguardo
- il nostro tatto affinché sia Lui a toccare/abbracciare attraverso le nostre mani /braccia
- il nostro udito affinché sia ripulito dall’immondizia del mondo e ci lasci ascoltare la voce del Padre attraverso i nostri orecchi e possiamo sentire i Suoi richiami alla nostra coscienza
- la nostra bocca affinché essa parli di Lui e come Lui, le nostre parole siano le Sue parole
- i nostri affetti e sentimenti affinché siano ad imitazione dei Suoi
- la nostra sessualità umana (maschile o femminile) affinché sia sempre più pura come la Sua, i maschi possono pensare più concretamente a Lui e le femmine alla Sua Vergine Madre
Cari sposi e care famiglie, come vedete la Comunione Eucaristica richiede anche un apporto attivo e non solo passivo, se vogliamo crescere nella santità non possiamo pretendere che faccia tutto il Signore senza il nostro sforzo, senza la nostra fatica della conversione quotidiana. Così come una casa ordinata e pulita ha bisogno dell’apporto di ciascun membro della famiglia, seppur piccolo, così anche la casa del nostro cuore deve essere ordinata e pulita per essere abitata dal Signore, ma senza il nostro contributo nulla può.
Sant’Agostino di Ippona ha ben riassunto questo concetto nella famosa frase :
Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te [Sant’Agostino, Sermo CLXIX, 13]
Giorgio e Valentina.