Domenica è terminata la settimana di vacanza a Soraga in Val di Fassa, in cui, insieme con altri quattro papà separati fedeli (Daniele, Ermes, Max, Sergio, che ho conosciuto nella Fraternità Sposi per Sempre) e figli (Carolina, Diletta, Elisa (Big e Junior), Emanuele e Matilde), oltre a una coppia che fa servizio alla Domus Familiae (Natalino e Maddalena), abbiamo fatto animazione a 36 bambini (in età compresa tra 1 e 13 anni). I bambini stavano con noi durante la mattina, mentre i genitori (giovani coppie con meno di dieci anni di matrimonio) si dedicavano alla formazione con don Renzo Bonetti, Padre Stefano Panizzolo, Annalisa e l’equipe di Mistero Grande. Per il pranzo i genitori venivano a riprendere i rispettivi figli e dopo avevamo la giornata libera per le escursioni o altre attività.
È il terzo anno consecutivo che facciamo questa esperienza e anzi per la prima volta anche la settimana precedente (in totale erano due settimane per permettere a più coppie di partecipare) è stata animata in prevalenza da separati fedeli. La prima cosa che mi viene da scrivere è che quei bambini mi mancano, anche quelli che hanno richiesto più attenzioni e quindi più fatica e quelli che hanno pianto per diverso tempo ed erano a volte inconsolabili. Mi piace stare in mezzo a loro, farli sorridere e divertire, forse perché mi sento anch’io un po’ bambino, forse perché mi ricordo di quanto ho giocato con le mie figlie, forse perché in loro vedo un futuro pieno di speranza e di amore: i piccoli sanno ricompensarti con uno sguardo, un abbraccio inaspettato, oppure allargando le mani per farti capire di prenderli in collo.
Credo di parlare a nome di tutti: non è stato un “lavoro”, un compito che ci è stato affidato e basta, ma un mettersi al servizio, trattando i bambini come se fossero i nostri figli (per noi papà) e sorelle/fratelli per gli animatori più giovani. Per esperienza anche con ragazzi disabili, so che loro si accorgono bene se quello che fai è un obbligo o un gesto d’amore, così come credo se ne accorgano le persone anziane quando vengono accudite dai familiari o dalle badanti.
È chiaro che se non viene percepito l’amore, allora il servizio si svolge ugualmente, ma non lascia traccia e noi speriamo invece che ogni pannolino cambiato, ogni balletto fatto, ogni gioco, ogni bolla di sapone scoppiata, abbia lasciato qualcosa di bello in queste piccoli. Sono sempre molto interessato e commosso quando leggo i brani del vangelo in cui Gesù si contorna di bambini e invita a diventare come loro, non tanto bravi e diligenti, ma pieni di fiducia, di fede in un Padre che sa prendersi cura di loro, anche se non capiscono tante cose.
Come dicevamo tra di noi, in particolare Sergio, un’altra motivazione che ci ha invogliato a impegnarci, è stata quella di “regalare” un tempo alle coppie per crescere e formarsi, senza avere la preoccupazione della gestione dei figli. C’erano sposi anche con tre e quattro figli e credo che non sia facile durante l’anno, tra i lavori e le incombenze quotidiane, trovare un tempo di qualità per stare da soli, confrontarsi, ascoltarsi in pace. Infatti, alcune coppie, alla fine della vacanza, ci hanno confidato che era la prima volta che riuscivano a trovare un tempo solo per loro; per fortuna la maggior parte degli sposi ha compreso la preziosità e l’importanza di sfruttare bene questo momento, vincendo anche la difficoltà inziale di lasciare i figli a estranei e nonostante il pianto inziale dei bambini che volevano rimanere con loro.
Quindi se abbiamo collaborato a far “ricaricare” le pile a un po’ di coppie che hanno fatto questa vacanza formativa, la nostra missione è stata certamente raggiunta. Devo ringraziare tutti gli animatori, in primis i papà che sono dei veri fratelli e che davvero sento parte della mia famiglia, ma anche i nostri figli che quest’anno per la prima volta erano al nostro pari (animatori ufficiali) e che, senza dover dare loro ordini, non si sono risparmiati, hanno intuito cosa fare al momento giusto in perfetta sintonia, hanno tranquillizzato e fatto giocare tutti i bambini, dimostrando maturità e sensibilità!
Ettore Leandri