Gli sposi missionari a casa loro

Ieri la Chiesa ha celebrato la Giornata mondiale missionaria. Ma chi sono i missionari? Sono solo quei sacerdoti o laici che preparano le valigie e partono per qualche luogo lontano? Sono solo quelle persone che vanno ad annunciare il Vangelo a chi ancora non ha incontrato Cristo? Forse un tempo era davvero così. Oggi non lo è più. Tutti i credenti sono chiamati ad essere missionari. Anche noi, anche voi. Essere missionari può accadere ovunque: in famiglia, sul posto di lavoro, tra gli amici, nella comunità locale. Portare il messaggio di Cristo non richiede solo grandi gesti, ma può essere realizzato attraverso piccoli atti di gentilezza, di amore e di compassione. Persino le parole gentili, l’ascolto, il supporto e il perdono possono essere strumenti potentissimi per diffondere la parola di Dio.

Essere missionari significa testimoniare la nostra fede e vivere in modo coerente con i principi evangelici. Ogni credente ha la responsabilità di essere un riflesso dell’amore di Cristo e di essere un faro di speranza nella società. La missione non è riservata a una categoria ristretta di persone, ma è un invito aperto a tutti. Noi sposi siamo chiamati ad essere missionari in un modo del tutto particolare. Ci viene chiesto di far intravedere Cristo attraverso il nostro amore di coppia e familiare. Attraverso la vita di tutti i giorni fatta di lavoro, di figli, di impegni e di tutto quello che è ordinario e comune. Non è il gesto ma l’amore che mettiamo nel gesto che dovrebbe incuriosire le persone che ci stanno accanto.

Noi dovremmo essere portatori di una modalità d’amore che attrae il cuore dell’uomo e della donna dei nostri tempi. Viviamo in un mondo post-cristiano dove l’ateismo è ormai la prima religione e dove le relazioni umane sono caratterizzate dalla precarietà, dalla confusione e dall’individualismo. Nonostante le sfide che ci troviamo ad affrontare, è cruciale che noi, come individui e come coppia, cerchiamo di incarnare un amore fedele e gratuito. In un’epoca in cui l’ottimismo sembra svanire e in cui le persone sono sempre più disilluse riguardo alla possibilità di relazioni che durano nel tempo, dobbiamo trasmettere un messaggio di speranza. Dobbiamo dimostrare che l’amore sincero e appassionato esiste ancora e che può superare le difficoltà che incontriamo lungo il cammino.

E per chi come noi cerca di raccontare l’amore attraverso dei seminari dal vivo, i libri e il blog? Per essere davvero capaci di essere testimoni non basta saper parlare bene, non basta conoscere perfettamente la teologia, il catechismo e la morale cattolica. Non basta! L’ingrediente che non può mancare per essere credibili è vivere l’amore che si vuole raccontare e testimoniare. Luisa ed io non abbiamo una preparazione teologica specifica. Mi succede spesso di chiedere consiglio e dritte a padre Luca quando ho dubbi ed incertezze su alcune tematiche. Io non parlo neanche così bene. Balbetto anche un po’ quando sono agitato. Però quello che passa credo sia la nostra coerenza. La bellezza che raccontiamo non è un’idea astratta ma ne abbiamo fatto esperienza concretamente nel nostro matrimonio.

Insomma si può sintetizzare che per essere missionari e testimoni, in questo nostro mondo dove le relazioni sono sempre più fragili e dove c’è tanta sofferenza, dobbiamo prima di tutto essere degli sposi realizzati, sposi capaci di fare l’amore, di donarsi ed accogliersi, capaci di perdonarsi e di ricominciare con più forza di prima. Degli sposi consapevoli dei propri limiti ma anche della forza dello Spirito Santo.

Antonio e Luisa

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3 Pensieri su &Idquo;Gli sposi missionari a casa loro

  1. Ciao mi chiamo Noam.
    Io sono sposato con mia moglie Rachele. Condivo pienamente che noi sposi siamo missionari a casa .
    Io e mia moglie crediamo fortemente che la nostra missione di famiglia incomincia dal letto nunziale.
    Cascasse il mondo ( salvo malattie) il Sabato sera dopo la messa viviamo i nostri atti coniugali. Lo facciamo anche in altri giorni, ma il Sabato per noi è continuare l’ Eucarestia e vivere il mandato che viene dato di “glorificare Dio con la propria vita ed andare in pace”.

    Dal diventare uno tra noi troviamo la forza di evangelizzare in ambito familiare, lavorativo ed educativo.

    Dico sempre a mia moglie che nel fare l’amore con lei, il Signore mi rinnova il suo patto d’amore con me. Tramite mia moglie, Dio ha indirizzato definitivamente la mia vita in certe strade che lui ha pensato buone per me.
    Il volto di mia moglie e il suo affetto durante i nostri atti coniugali, mi scaldano il cuore suscitando gratitudine e desidero di servire la missione che Dio ha affidato a me e mia mogli

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