Non sto perdendo niente di me stesso ma sto diventando me stesso

Oggi vorrei partire per la mia riflessione da una frase detta da don Luigi Epicoco. Ha detto una verità assoluta. Anche quando decido di sacrificare me stesso per l’altro non sto perdendo niente di me stesso ma sto diventando me stesso.

Questa frase è una bomba. Dovremmo appenderla in casa e leggerla ogni mattina. Noi sposi dobbiamo farla diventare stile di vita. Cosa significa?

Don Epicoco lo spiega nella stessa catechesi. Il Vangelo presenta tre amori. L’amore per Dio, l’amore per il prossimo ma poi ne aggiunge un terzo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. I primi due amori – quello per Dio e quello per il prossimo – sono autentici solo quando amiamo noi stessi.

Se non ci amiamo non saremo capaci di percepire l’amore del Padre e non saremo capaci di donarci a un tu! Certamente tutto parte da Dio e dal Suo amore ma se poi noi non riusciamo a sentirci belli non sapremo accogliere davvero l’amore di Dio e lo vedremo sempre come un padrone più che un Padre. Un po’ come il fratello del figliol prodigo. Uno che non pensava di essere amato per quello che era ma per come riusciva a compiacere il Padre. Per questo restò scioccato dall’atteggiamento del Padre verso quel fratello dissipatore.

Questo cambia tutto. Arriviamo ora al rapporto di coppia. Perchè chi non si ama solitamente troverà mogli o mariti che lo confermano che non merita di essere amato. Chi non si ama sarà attratto da relazioni che confermano che deve meritarsi quell’amore e che non sarà mai abbastanza. Relazioni di dipendenza e non di amore. Chi non si ama cerca in tutti i modo di tenersi l’altro legato in quella relazione scendendo a compromessi, accettando comportamenti e scelte che non vorrebbe accettare ma che non ha la forza di respingere. Capite che chi vive il matrimonio così sta perdendo la sua identità e sta diventando sempre meno quell’uomo o quella donna che potrebbe essere in potenza?

Chi si ama invece è capace di sacrificarsi! Di rendere sacro. Rendere di Dio la propria vita. Questo può voler dire essere capace di amare una persona che non restituisce tutto l’amore che riceve. Che magari non si comporta sempre bene. Ma una persona che si ama è capace di morire a se stessa per fare il centro dell’amore l’altro. Chi si ama muore a sè stesso per diventare ciò che Dio ha seminato il lui o in lei. Chi si ama può amare gratuitamente l’altro senza aspettarsi nulla in cambio perchè è libero e perchè si sente prezioso senza dover mendicare nulla da nessuno. Chi si ama proprio perché si riconosce prezioso è capaci di abbassarsi per aiutare l’altro a rialzarsi.

L’ndipendenza vera è questa. Quelle donne che combattono il patriarcato forse hanno una parte di verità ma è parziale, non sanno andare fino in fondo alla questione. Noi – e mi riferisco a uomini e donne – dobbiamo sì liberarci dalla dipendenza l’uno dell’altro, ma non per restare soli perchè non abbiamo bisogno di nessuno. Dobbiamo farlo per essere capaci di donarci all’altro gratuitamente senza aver bisogno di prendere per poter dare. Questo è l’amore che dovremmo cercare di vivere nel matrimonio.

Così quando io sono girato, sono nervoso, sono arrabbiato e magari mi comporto male trovo una moglie a casa che mi ama nonostante questa mia mancanza di amabilità. E viceversa. E’ così che un matrimonio funziona. E’ così che una mancanza di amore diventa occasione per amare di più e un male diventa bene.

Antonio e Luisa

Una palestra per essere liberi

Il matrimonio mi ha cambiato, ha cambiato la mia relazione d’amore, ha cambiato lo sguardo sulla mia sposa e sulla mia vita. Il matrimonio è una palestra dove il coniuge e i figli sono diventati personal trainer esigenti, mi hanno chiesto esercizi continui per uscire da quello stato imprigionante in cui mi trovavo da sempre. Ho avuto la fortuna e la Grazia di avere un grande personal trainer. Mia moglie non ha mai forzato i carichi, ha sempre aspettato i miei tempi e non mi ha mai chiesto più di quello che comprendeva avrei potuto dare in quel momento. Anche e soprattutto nell’amore sponsale vale la regola di Chiara Corbella, quella dei piccoli passi possibili. A volte mi sentivo forte e ho provato a forzare i carichi, ad andare oltre ciò che potevo sopportar,e e nel giro di breve tempo sono caduto. Non bisogna aver fretta, il matrimonio è un percorso lungo, che dura tutta una vita (di solito!) e con piccoli passi, giorno dopo giorno, si possono raggiungere obiettivi impensabili all’inizio. Questi esercizi continui a cosa servono? Qual’è l’obiettivo che il dirigente della palestra (DIO) ha affidato al suo miglior personal trainer per me (la mia sposa)? L’obiettivo è liberarmi dai miei sentimenti. Don Luigi Epicoco in un intervento che ha fatto in una scuola disse qualcosa che mi colpì molto. Disse che i ragazzi spesso non hanno dei sentimenti ma sono quei sentimenti. Questo è profondamente vero. Anche il parlare comune è condizionato da questo modo di pensare. Sono arrabbiato, sono deluso, sono attratto, sono affamato, sono innamorato.

Cosa significa questo? Significa che le sensazioni, le emozioni e i sentimenti che proviamo in un determinato momento sono così forti da fagocitarci, da identificarci completamente in ciò che sentiamo. Invece il matrimonio ti aiuta ad uscire da questa logica. Il matrimonio ti dice che puoi amare sempre. Puoi provare rabbia, delusione, frustrazione, aridità, ma con la Grazia del sacramento e la tua palestra quotidiana, sarai capace di sopportarne il peso, di non farti schiacciare e di fare sempre la scelta giusta. Riuscirai con sempre meno fatica (piccoli passi possibili) a mantenere sempre fede a quella promessa, perchè noi non siamo i nostri sentimenti, noi siamo uomini e donne capaci di amare come Dio anche se siamo fragili e abbiamo sentimenti che a volte vorrebbero  condurci da tutt’altra parte.

Infine voglio rinraziare il mio grande personal trainer che con tanto amore e fiducia mi sta allenando ormai da quindici anni e se sono migliorato tanto molto del merito è suo.

Antonio e Luisa