Le spine del matrimonio

Quando si arriva (purtroppo) a una separazione, sarebbe necessario fermarsi almeno per un po’ di mesi a riflettere su quello che è successo e sulle cause che hanno portato a un epilogo così triste. Non serve a nulla pensare cose del tipo: “Se mia moglie avesse avuto un atteggiamento diverso, anch’io mi sarei comportato diversamente”, perché è solo un tentativo di diminuire il senso di colpa. E’ un’analisi che in alcuni casi dovrebbe coinvolgere altre persone esperte in materia, come consulenti familiari, psicologi e assistenti spirituali, perché non sempre da soli si riescono a comprendere i problemi che non abbiamo mai risolto e le ferite spesso provenienti dalla nostra famiglia di origine. Infatti a volte si creano delle dinamiche che si ripetono continuamente e tendiamo a fare sempre gli stessi errori: poco tempo fa mi sono ritrovato a parlare con una ragazza di 40 anni al terzo divorzio, continuare su questa linea credo sia davvero triste e distruttivo per se’ stessi e per le persone che ci stanno intorno, in particolare per i figli.

Spesso la gente non si prende questo importante tempo di riflessione dopo la separazione, ma comincia a uscire e a frequentare altre persone, rischiando così di fare ulteriori danni. La responsabilità di una separazione quasi mai è al 50%, in genere è sbilanciata da una parte e comunque nessuno dei coniugi può considerarsi esente da colpe (avremmo potuto sicuramente fare meglio, diversamente o con più cura e attenzione). Inoltre la decisione di separarsi viene proposta e portata avanti raramente di comune accordo, ma è uno dei due a prendere l’iniziativa.

A suo tempo, ma continuo a farlo anche oggi, ho riflettuto molto sulla mia storia d’amore e sulle cause che l’hanno portata al fallimento (ricordo che il fallimento è solo umano, con Dio non può fallire!). Sono arrivato alla conclusione che non basta amare, è necessario anche essere amabili, perché ho tanto amato mia moglie, ma non è stato sufficiente. Faccio un esempio: se prendo in mano un fiore, con dei bellissimi colori e profumato, mi viene da pensare: “Ma che bello questo fiore!”. Immaginiamo invece che questo fiore sia pieno di spine e che, appena lo prendo in mano, mi punga: in questo caso mi viene da pensare: ”Accidenti a questo fiore, che brutto!”. Ecco, può succedere, anche involontariamente, che siamo noi il fiore che suscita negli altri una certa reazione.

Così, quante volte non ho ascoltato mia moglie! Quante volte ho svalutato le sue idee, il suo lavoro e il suo modo di pensare! Quante volte sono stato scontroso e addirittura l’ho presa in giro, non immedesimandomi nel suo malessere, nei suoi problemi, nei suoi dubbi, nelle sue difficoltà e nelle sue paure! Potrei continuare a fare altri esempi, ma credo sia chiaro questo: è fondamentale non solo amare il coniuge, ma lavorare su noi stessi, sui nostri difetti e sul nostro carattere in modo da essere amabili, accoglienti e poter così costruire una relazione davvero autentica, sincera e reciproca! 

Ettore Leandri (Fraternità Sposi per Sempre)

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