Qui è importante tornare ad uno dei concetti più importanti per padre Raimondo. Il concetto base da cui partire. Il concetto di IO PERSONALE. Lui definiva ogni persona come un IO PERSONALE. L’Io personale è la nostra identità, la coscienza e la percezione che abbiamo di noi, che ci permette di rapportarci a un tu, ad una alterità. Siamo creati ad immagine di Dio, Dio che è amore. Dio che è relazione in sé nelle tre Persone della Santissima Trinità. Quindi a fondamento dell’essere umano c’è la vocazione, il desiderio di amare e di essere amato. Accogliere l’amore di Dio, sentirci figli amati, e restituire quell’amore nei fratelli e nelle sorelle. l’Io personale, la persona, è la capacità di amore, è la spinta ad amare. L’amore è inscritto nell’essere uomo, nell’essere donna. La mia identità profonda, quella che mi accomuna a tutti gli altri, anche se siamo tutti diversi ed unici, è la mia capacità di amare, di essere amore, di accogliere l’amore. Questo aspetto è costitutivo di ogni persona, nessuno può cancellarlo, anche l’uomo più rovinato e cattivo della terra ha questa capacità in potenza dentro di lui. Questa realtà profonda è quella su cui operava Cristo, faceva riemergere questa verità scritta dentro ognuno. L’ha fatta riemergere in Zaccheo, nell’adultera, nella Maddalena, in Matteo e in tanti altri che lo hanno incontrato. Questa capacità di amore si concretizza nella specificità di ogni persona, nella diversità, negli aspetti esteriori (le doti del corpo) e negli aspetti interiori (le doti dello spirito). Questo è ciò che Cristo può operare in noi nel matrimonio!
L’IO PERSONALE è quindi costituito da una parte nascosta, il nostro mondo emotivo, psicologico e spirituale (il cuore). È il cuore dove risiede anche la nostra volontà. Poi abbiamo la parte visibile di noi, tangibile, abbiamo un corpo. Noi abbiamo un corpo che ci permette di manifestare tutta la nostra parte più profonda, parte profonda dove risiede anche la nostra anima e quindi vi si trova la sorgente dell’amore che è Gesù, all’esterno nelle relazioni Noi non abbiamo un corpo, noi siamo il nostro corpo. Il nostro corpo è parte di quell’IO PERSONALE. Tant’è che se Luisa mi dà una carezza sento che ha accarezzato me, non solo il mio corpo. Quindi prima evidenza importante: Ciò CHE AVVIENE NEL NOSTRO CORPO HA UNA RICADUTA SU TUTTA LA PERSONA! Non possiamo illuderci che vivere la sessualità (perché in particolare ci riferiamo a quell’ambito) in modo disordinato e senza una aderenza tra cuore e corpo, tra parte profonda/spirituale e corpo, non condizioni la nostra qualità di vita, non condizioni la nostra relazione con l’altro e con il Signore, non condizioni il nostro cammino di crescita umana e di santità. Non condizioni la nostra pace e la nostra gioia. Per questo noi parliamo sempre di ecologia. Perché il peccato, prima che essere un contravvenire ad una legge morale, è far del male a noi stessi, ci rende meno capaci di vivere in pienezza ciò che siamo.
Influisce non solo sulla nostra umanità e dimensione naturale ma anche sulla fede e sulla Grazia. Padre Bardelli è molto chiaro nel libro. Si riferisce ai fidanzati, ma sappiamo bene che vale anche per noi, in modo diverso e più pieno ma noi ci siamo dentro completamente. Scrive padre Bardelli: la dimensione naturale della persona è il fondamento su cui poggiano e si sviluppano tutti i doni soprannaturali di Dio elargiti dallo Spirito Santo, aventi come scopo il suo perfezionamento.
Questo cosa significa in sintesi? Che noi sposi possiamo costruire un matrimonio santo solo se costruiamo una base naturale forte, solo se ci impegniamo a mantenere un’armonia appunto tra l’amore che scaturisce nel cuore e la manifestazione di quell’amore che avviene attraverso il corpo. Solo se c’è una base naturale fondata sul dono reciproco e non sull’egoismo, sul possesso e sull’uso dell’altro, allora il sacramento riempirà i nostri cuori di Spirito Santo elevando il nostro amore, piano piano, con i nostri errori e cadute, a un piano superiore, ci rende davvero capaci di amarci come Dio ama, con la Sua modalità. Padre Bardelli ci sta dicendo che è inutile fare voli pindarici nelle esperienze mistiche e spirituali. Spesso sono solo una fuga dalla realtà. Se il matrimonio non decolla forse è bene partire dal modo in cui lo viviamo. Da come ci relazioniamo con l’altro, dalla capacità di donarci nella verità. Altrimenti non cambierà nulla anche se passiamo i giorni a dire il rosario perpetuo. O meglio il rosario può servire se ci spinge a convertirci concretamente poi nel matrimonio. Dobbiamo imparare ad amarci concretamente nella quotidianità, nella carne, nella tenerezza, nella cura, nel fare bene l’amore. E solo poi imparando ad amare chi abbiamo accanto saremo capaci di amare anche Dio.
Padre Bardelli ci invita a dare valore al corpo! Ci invita lo dice proprio letteralmente a farci missionari del corpo. Dice che il mondo ha bisogno di questo e lo dimostrano i week end che organizziamo, il blog e tutte le richieste che riceviamo in tanti modi. C’è bisogno di riscoprire la bellezza del corpo, della cura del corpo. Ma inteso in modo ecologico. Ci viene chiesto di essere prima di tutto missionari l’uno per l’altro. Educarci a vicenda, noi coppia, ad essere teneri, a dare un volto all’amore, a dare calore e presenza ma non basta. Ci viene chiesto di educarci nella nostra relazione prima da fidanzati ma ancor di più ora da sposi ad essere sempre più amore l’uno per l’altra. Educarci a vivere la sessualità nel dono reciproco, nella castità. Educarci alla purezza affinché non finiamo per perdere quello sguardo sulla persona tutta e non solo sul corpo dell’altro. Solo così, resi ricchi da una relazione autentica, una sessualità profonda e che permette una vera comunione, solo così potremo essere missionari per tutti. Portare cioè nel mondo la bellezza che noi per primi sperimentiamo.
Questa armonia è espressa molto bene anche nel Cantico dei Cantici. Ad un certo punto troviamo scritto: Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; Questi versetti ci riguardano tantissimo! Esprimono proprio questa armonia tra cuore e corpo, tra parte invisibile e carne, tra cuore che custodisce e braccio che opera. Come a dire che l’amore che scaturisce e viene custodito nel cuore diventa visibile ed efficace solo attraverso il braccio. Servono entrambi. Il sigillo è un’immagine molto forte. Nel mondo agricolo antico “sfraghis” (sigillo in greco) era il segno che il padrone faceva sugli animali, per cui quel segno indicava che quegli animali appartenevano ad un proprietario, erano proprietà di un padrone. Il termine è stato poi ripreso in ambito militare. Nel mondo militare antico “sfraghis” era il segno di riconoscimento (divisa, bandiera, stelletta.) intorno al quale si riconoscevano i soldati come appartenenti ad uno stesso esercito. Era il segno di riconoscimento in base a cui i soldati si sentivano uniti nella lotta comune per difendere valori comuni per il bene comune. Dunque era un segno di riconoscimento che comportava unità e solidarietà. Mettimi come sigillo sul cuore significa ti appartengo. Sono tua e tu sei mio. Non possiamo essere di nessun altro. Desidero essere carne della tua carne. Ricordate San Paolo quando afferma Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me? Qui è la stessa cosa, ma letta in chiave sponsale. Non sono più io che vivo, ma tu amato mio sposo che vivi in me e io vivo in te. Questa è la nostra vocazione. Siamo chiamati a farci così: prossimi all’altro/a e capaci di decentrare le nostre attenzioni tanto da vivere per la gioia e per il bene dell’altro/a. Sigillo sul tuo cuore e sul tuo braccio. Tutta la persona è partecipe di questa appartenenza. Nel corpo e nella sua parte più profonda ed interiore. Nei sentimenti, nella volontà, nel desiderio sessuale ed affettivo, nella tenerezza. In tutto ciò che mi caratterizza come persona c’è il tuo sigillo. Metti il mio dentro tutto ciò che tu sei. Questo è l’amore sponsale autentico. Un amore che desidera tutto dell’altro/a e dà tutto all’altro/a. Un amore fedele, indissolubile, fecondo, unico perché solo così può essere meraviglioso e pieno. Un amore esigente, ma proprio per questo vero. Solo così potremo evangelizzare il mondo.
Antonio e Luisa
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