Mi trovo ogni tanto a intervenire su discussioni inerenti alla differenza tra separazione e divorzio (ad esempio su domande del tipo: “È vero che un separato può fare la comunione, mentre un divorziato no?”) e vorrei chiarire un po’ come stanno le cose, per noi cristiani e non da un punto di vista legale, poiché non ho competenze in merito.
La separazione è una situazione permessa anche dalla Chiesa per situazioni gravi, in cui ad esempio è a rischio la vita e dovrebbe essere limitata al tempo necessario per risolvere i problemi (magari con l’aiuto di esperti) e tornare così a vivere insieme.
È in pratica un matrimonio che viene messo in pausa per un certo periodo, nel quale i coniugi sono chiamati a vivere in castità. Quando si decide, oltre alla separazione, di proseguire con il divorzio, le motivazioni sono essenzialmente due: contrarre un nuovo matrimonio civile o far cessare gli effetti ereditari. Infatti con il divorzio vengono sciolti gli effetti civili del matrimonio concordatario (nel diritto civile italiano, il matrimonio concordatario è un matrimonio che si celebra innanzi a un sacerdote, al quale lo Stato riconosce, a certe condizioni, effetti civili).
Per un cristiano l’accesso ai Sacramenti, in particolare la comunione, può avvenire solo se è in grazia di Dio, cioè se non ha commesso peccati gravi e questo non cambia se è solo separato o anche divorziato, perché davanti a Dio l’aver firmato un foglio, non vale assolutamente niente, è carta straccia.
Quindi una persona che sceglie di rimanere fedele a Dio (e conseguentemente alla promessa fatta e al coniuge), anche se divorziato può (anzi deve, perché è la sua sorgente di Forza e Grazia) accedere ai Sacramenti.
Se invece una persona chiede il divorzio per risposarsi civilmente, commette una colpa, come viene ben spiegato nel catechismo della chiesa cattolica (CCC), n° 1650: “Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo («Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio »: Mc 10,11-12), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la Legge di Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione”.
Aggiungo che se uno sposo, magari separato da diversi anni, chiede il divorzio non per sposarsi nuovamente, ma per tutelare il patrimonio e quindi i figli, non commette peccato (infatti, come ho spiegato sopra, con la sola separazione non cessa l’asse ereditario e pertanto ad esempio, in caso di morte, una parte di eredità andrebbe comunque al coniuge). In alcuni casi è addirittura consigliabile procedere con il divorzio, se c’è la possibilità che ai figli venga sottratta una parte dei soldi destinati, in particolare, allo studio e alla loro crescita/formazione.
Questo non lo dico io, ma sempre la Chiesa nei seguenti due articoli, CCC 2383: ”…Se il divorzio civile rimane l’unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale”.
CCC 2386: “Può avvenire che uno dei coniugi sia vittima innocente del divorzio pronunciato dalla legge civile; questi allora non contravviene alla norma morale. C’è infatti una differenza notevole tra il coniuge che si è sinceramente sforzato di rimanere fedele al sacramento del Matrimonio e si vede ingiustamente abbandonato, e colui che, per sua grave colpa, distrugge un Matrimonio canonicamente valido”.
Quindi, ricapitolando, quello che conta nel nostro cammino di fede non è l’aver firmato la separazione o il divorzio, ma è il nostro rapporto con Gesù (e quindi con il nostro coniuge): Lui si fonde con gli sposi in maniera indissolubile, cioè non è solubile, non si può sciogliere e guarda il nostro cuore.
Il matrimonio, infatti, civilmente è soggetto a delle leggi umane, ma la cosa più importante è che è stato scritto in maniera indelebile in cielo, nel cuore di Dio e nessuna sentenza lo può modificare nella sostanza (se è valido, naturalmente).
Come Dio non ha mai abbandonato la Chiesa e come Cristo non ha mai abbandonato l’umanità, così gli sposi sono segno di questa Alleanza di salvezza: è qui che si gioca tutto, nel credere in quest’Amore così grande!
Per me non fa nessuna differenza separazione o divorzio, continuo e continuerò a portare la fede al dito, segno e testimonianza di quello che è avvenuto e che nessuna legge umana potrà mai modificare.
Ettore Leandri (Presidente Fraternità Sposi per Sempre)
Grazie, perché mi avete tolto tanti dubbi.
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C’è un grave errore. C’è il caso di chi chiede il divorzio per risentimento e rabbia verso l’altro coniuge, di cui si vuole sbarazzare, pur senza voler contrarre nuove nozze. Chi dà il divorzio colpevolmente, o anche la separazione intendendola già come un pre divorzio da perfezionarsi poi a tempo e luogo, commette peccato grave e per poter confessarsi e comunicarsi deve recedere dalle sue intenzioni. Lo dice anche il Documento per la Pastorale Famigliare di Giovanni Paolo Secondo:
https://famiglia.diocesidicomo.it/wp-content/uploads/sites/10/2018/05/SeparazioneDivorzioNuovaunione_donLuigiSavoldelli.pdf
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